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SBK, Andrea Iannone e Go Eleven: una “vittoria” formato famiglia!

Quello tra la famiglia Ramello e Andrea era una sorta di poker al buio: il podio di Phillip Island ha restituito a The Maniac quanto perso in quattro anni, la libertà di sentirsi nuovamente pilota in sella alla sua moto. Andrea, un uomo da Superbike

SBK: Andrea Iannone e Go Eleven: una “vittoria” formato famiglia!

Più che un team, Go Eleven è una sorta di famiglia allargata nel paddock della Superbike. Gianni Ramello, commercialista piemontese, amante delle moto, nonché stravagante, eccentrico, dal cuore grande e appartenente alla vecchia scuola, è senza dubbio l’anima della squadra.

Assieme a lui la moglie Luciana, donna insostituibile, un vero e proprio concentrato di energia all’interno del team. Con loro il figlio Elia, cresciuto a pane e moto, affiancato da Denis Sacchetti, “adottato” nel tempo e diventato team manager della squadra. Dallo scorso anno pure opinionista nei nostri consueti TGPOne.

Sono loro che la scorsa estate hanno deciso di puntare su Andrea Iannone in una sorta di poker al buio per questo 2024. E pensare che non mancava la fila di pretendenti davanti al loro box per raccogliere il testimone lasciato da Oettl. The Maniac rappresentava però una sfida che intrigava e troppo ghiotta per farsela sfuggire.

Ovviamente i dubbi non mancavano ed erano gli stessi che accompagnavano Andrea, che dopo quattro anni di stop si riaffacciava nuovamente nel mondo delle competizioni. Nei test di Jerez dello scorso ottobre squadra e pilota hanno iniziato a a muovere i primi passi assieme, conoscendosi e tracciando la strada da seguire.

Davanti a loro un inverno lungo tra test, prove, sacrifici e tanta attesa, rappresentata dalla tappa di Phillip Island. Com’è andata in Australia lo sappiamo bene: Andrea ha conquistato un sorprendente secondo posto in qualifica per poi chiudere alla grande sul podio la sua prima gara al ritorno nelle competizioni dopo quattro anni d’attesa.

Probabilmente non sarà una vittoria come lui stesso sognava, ma il valore umano di questo risultato è praticamente lo stesso.

Sta di fatto che questo sabato brucia forse in un solo colpo quattro anni di attesa, restituendo ad Andrea ciò che più desiderava, ovvero sentirsi di nuovo libero in sella alla sua moto. Tradotto: essere semplicemente un pilota, ovvero ciò a cui non ha mai voluto rinunciare.

Sarà anche vero che per The Maniac il mondo della Superbike non è quello della MotoGP, perché c'è ancora tanto da scoprire e l’avventura è solo all’inizio, ma di sicuro in questo paddock uno come lui ben ci sta! Andrea: meticoloso nel suo lavoro, esplosivo, sanguigno, coraggioso, uno che non lascia mai nulla di intentato e non teme di gettarsi oltre l’ostacolo.

Tutti questi ingredienti messi assieme rendono merito al suo talento: vero, puro e cristallino, quello che nel tempo ha sempre conservato. Come ci disse in occasione della sua prima conferenza stampa a Milano: “Forse, sono stato benedetto da Dio”.

Che dire: bentornato Andrea!      

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