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Marks: “Ho la responsabilità di riportare l’America in MotoGP con Trackhouse”

“Hayden è stato uno dei miei idoli e il nostro Santo Graal sarebbe avere un pilota americano sulla nostra moto a lottare per il titolo, ma ci vorrà tempo. Ci siamo ispirati alla stagione di Martin per costruire un’ottima squadra satellite, ma vogliamo anche aiutare la MotoGP a tornare popolare negli Stati Uniti”

MotoGP: Marks: “Ho la responsabilità di riportare l’America in MotoGP con Trackhouse”

Intervista di Tiziano Niero

L’America è pronta per ritornare sulla griglia di partenza della MotoGP con il team Trackhouse Racing, che ha svelato proprio quest’oggi la livrea a stelle e strisce che vestirà le sue Aprilia nella prossima stagione del campionato. Un progetto ambizioso per il marchio fondato dall’imprenditore ed ex pilota Nascar Justin Marks, pronto a sbarcare nella classe regina delle competizioni a due ruote, dopo aver rilevato il team RNF e i relativi slot per i prossimi tre anni. Una sfida difficile ma entusiasmante, come ha raccontato lo stesso 42enne a margine della presentazione, descrivendo i primi, frenetici, mesi che hanno reso realtà questa nuova avventura in MotoGP. 

“Sono stato al college circa 20 anni fa e non pensavo che ci sarei mai tornato, ma l’ho fatto negli ultimi due mesi (ride). È stato proprio un processo di apprendimento - ha affermato Justin - Credo nel campionato, nell’occasione che ha MotoGP e nella grande possibilità che ha la nostra azienda di farne parte, ma non abbiamo avuto molto tempo, quindi abbiamo dovuto compiere un'enorme quantità di lavoro, che non sarebbe stato possibile senza gli sforzi che stanno facendo tutti in Trackhouse e in Aprilia, a cominciare da Massimo (Rivola), per poi arrivare a Carlos (Ezpeleta), Dan (Rossomondo) e a tutta la MotoGP. Abbiamo capito quanto sarebbe stato difficile ma era una grande occasione per noi, quindi abbiamo fatto un gran lavoro, imparato tanto e compiuto progressi ogni giorno, e adesso che abbiamo raggiunto una buona posizione cominciamo a essere entusiasti di iniziare a correre”.

Con voi tornerà a esserci un team americano in MotoGP. Sentite di avere sulle vostre spalle la responsabilità di una nazione?
“Sono cresciuto correndo in auto e a fine 2000 la MotoGP andava forte in America e Nicky Hayden era uno dei miei idoli. È molto avvincente il fatto di sentire di poter fare la nostra parte nel riavviare la crescita della MotoGP in America. Siamo attivi nelle corse e nella Nascar, ma volevamo investire anche in altro, perché le corse sono il nostro mondo e crediamo in quanto siano belle. È importante per la MotoGP tornare a essere popolare in America e noi siamo nella posizione giusta per poterlo fare, quindi ne sento la responsabilità ma è anche ciò che mi entusiasma perché penso che possiamo essere davvero un buon partner per la MotoGP”.

L’America ha una grande necessità di tornare ad avere un Campione del Mondo americano, come era stato un tempo con Rainey, Kocinski e Schwantz. Avete un piano a lungo termine per riuscirci?
“Dico a tutti che il nostro Santo Graal sarebbe avere un giorno un pilota americano sulla nostra moto a lottare per il titolo, ma non ci sono molti piloti americani al momento. Quindi, una delle cose che può fare Trackhouse è investire nel talento americano e nel suo sviluppo. Adesso che c’è un team statunitense e ci sono degli americani che stanno investendo in MotoGP, spero che questo instilli nei giovani piloti statunitensi l’entusiasmo per entrare a far parte di questo sport. Noi, dal canto nostro, possiamo fare degli investimenti e magari riuscire a creare un programma che aiuti a coltivare questi talenti, per rivedere un giorno un americano sul podio della MotoGP”. 

Cosa vi renderebbe soddisfatti al termine di questa prima stagione in MotoGP?
“È difficile rispondere a questa domanda perché ci sono parecchie cose che non conosciamo e che dobbiamo imparare. La cosa più importante su cui dobbiamo concentrarci in questo momento è costruire una buona squadra, supportare Miguel e Raul, essere un buon partner per l’Aprilia e costruire delle fondamenta su cui possiamo crescere in futuro. Alla fine, qualsiasi impresa nel motorsport vuole vincere il titolo e questo è il nostro obiettivo finale. Correre contro i team ufficiali sarà difficile, ma stiamo lavorando sodo per costruire un'ottima squadra satellite indipendente e abbiamo tratto ispirazione dalla battaglia di quest’anno tra Martin e Bagnaia, che ha visto una squadra indipendente contro un team factory. Il posto in cui dovrebbe stare l’Aprilia è a lottare per il campionato ed è quello in cui vogliamo essere, ma ci vorrà del tempo. Prima di tutto dobbiamo essere un grande team, felice e fiducioso ed è su questo che ci concentreremo in questa stagione”.

Tu come vorresti essere visto? Come un ambasciatore del movimento americano?
“Credo che ciò che stiamo facendo con Trackhouse sia qualcosa di unico. Ci consideriamo degli intrattenitori e degli storyteller, ma siamo un’azienda attiva nel motorsport e la nostra passione e il nostro desiderio di compiere grandi cose come marchio non funzionerebbero se non vincessimo in pista. Le due cose devono andare a braccetto. Dobbiamo essere competitivi in circuito, perché non possiamo raccontare delle grandi storie se siamo 15esimi nella Nascar e 12esimi in MotoGP ogni fine settimana. Questa è un’opportunità  unica perché possiamo essere degli ottimi partner per la MotoGP, non soltanto schierando in griglia un team che sia competitivo, diverta i tifosi e metta in scena un bello spettacolo, ma anche aiutando il piano di sviluppo della MotoGP e la sua crescita nel Nord America”.

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