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Guerra: Autostrada A4 contro Brebemi

Autostrade per l’Italia (gestisce l’A4) “attacca” la nuova Brebemi, che fa ricorso

Moto - News: Guerra: Autostrada A4 contro Brebemi

Sono trascorse appena due settimane dall’apertura della Brebemi, la Brescia-Bergamo-Milano, ed ecco che già è esploso il contrasto con il tratto parallelo: l’A4, gestita da Autostrade per l’Italia. La ragione è semplicissina: la Brebemi toglierà traffico alla “parallela” A4. E questa ha sferrato il primo attacco: un cartello nei pressi dell’uscita di Brescia Ovest, dove gli automobilisti che arrivano da Venezia potrebbero decidere di abbandonare l’A4 per raggiungere Milano servendosi della Brebemi. Autostrade per l’Italia ha scritto, più o meno: da Brescia Ovest a Milano Est, percorrendo l’A4 la distanza è di 77 km, via Brebemi invece i chilometri sono 92. La prima opzione costa 6,3 euro (15,3 ai Tir), mentre chi sceglie l’A35 spende 12,4 euro (33,6 con il Tir). Il doppio.


Brebemi inferocita


“Sono informazioni errate, fuorvianti e lesive: va rimosso immediatamente - attacca Duilio Allegrini, direttore generale di Brebemi, che ha presentato il ricorso -. Quella è una pubblicità e non un’informazione e quindi già per questo il cartello è illegale, visto che le norme del codice della strada lo impediscono. Poi c’è un’altra scorrettezza: nel cartello non ci considerano nemmeno un’autostrada, visto che il simbolo A35 non compare”.


“Una presa in giro”


Nella comparazione, spiega Allegrini, “hanno calcolato il tragitto che da Brescia arriva alla barriera di Milano, a Cinisello. Ma chi percorre la A35 sbuca a Linate e non ha bisogno di salire a Cinisello. Una scorrettezza. A noi non interessa il traffico che va a Nord di Milano, bensì quello diretto a Linate, in centro città e a Sud. Su queste tratte la strada più veloce è la nostra. Vorrei sapere come hanno calcolato i 12,4 euro, visto che l’intera tratta su Brebemi costa 10,5 euro”.


Come andrà a finire?


La palla passa ai giudici, e si annunciano tempi lunghissimi prima di arrivare al dunque, magari con colpi di scena nei tribunali di diverso grado. Va detto che, in Italia, la pubblicità comparativa è regolamentata e resa possibile dal Decreto legislativo 67/2000: un po’ come accade per le Compagnie telefoniche o per le varie acque minerali. Insomma, questa pubblicità è ok purché non ingannevole. E proprio qui sta il punto.

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