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SBK, Iannone a cuore aperto: "Io, la fede, la squalifica e la via della salvezza verso il ritorno”

ESCLUSIVA - “Già sapevo prima della sentenza che mi avrebbero squalificato quattro anni, ma prima metabolizzi e prima risali. Non penso di essere una persona facilissima, pretendo tanto da tutti, in primis da me. La MotoGP? Dico sempre never say never, ma ora sono qua e sono felice”

SBK: Iannone a cuore aperto:

Un’attesa lunga, per certi versi infinita, giunta finalmente al termine: quattro anni dopo l’ultima volta, Andrea Iannone è pronto a disputare la sua prima gara. Sembrava ieri di vederlo salire sulla Ducati a Jerez e sabato lo troveremo al via di Gara 1 a Phillip Island. Inutile girarsi attorno: per quanto visto durante l’inverno, l’attesa è grande nei suoi confronti.

D’altronde il personaggio ha bisogno di poche presentazioni, perché la sua carriera parla per lui e i numeri non mentono. Uno come Andrea puoi amarlo o meno, forse per quel suo essere a tratti un po’ bad boy, ma il suo talento è fuori discussione: vero, puro e cristallino.

Al tempo stesso la personalità non gli manca tanto che si potrebbe scomodare il grande Mick Jagger con una sua massima: “Finché la mia faccia è a pagina uno, non mi interessa cosa si dice di me a pagina diciassette”.

Alla vigilia della tappa di Phillip Island abbiamo condiviso una lunga chiacchierata con il nuovo portacolori del team Go Eleven. Molti i temi toccati, affrontati da Andrea con serenità e tranquillità senza troppi giri di parole. Ci piace così: senza filtri, diretto, spontaneo, a misura d’uomo.

Andrea, ci siamo: il momento è arrivato! Come vivi questa attesa verso la ripartenza?

“Sono tranquillo – ha esordito – non nascondo che la tensione c’è, perché ovviamente vuoi fare bene senza sbagliare nulla. Nel momento in cui avverti delle belle sensazioni con la moto, ci tieni a disputare un bel weekend di gara”.

Hai già immaginato come sarà la giornata di sabato quando uscirai dal box per andare in griglia a schierarti?
“Sono uno che vive il momento perché pensare troppo ti porta poi a immaginare cose che possono andare nel verso giusto e invece vanno nella maniera opposta. Magari pensi di vincere e poi arrivi ultimo (sorride). Col pensiero puoi andare ovunque, ma bisogna essere realisti e sono molto felice di ripartire con l’obiettivo di fare del nostro meglio. Non sarà facile questa sfida, perché ci aspetta ancora tanto lavoro da svolgere e non siamo nemmeno al 100%. Ci sono infatti tanti aspetti da conoscere in questa Superbike come le gomme, il nuovo asfalto e poi le dinamiche in gara. Spero di divertirmi e disputare una bella gara”.

In occasione della tua prima intervista dal ritorno alle corse, a Milano, ti hanno domandato: “Come ti spieghi il fatto di essere così veloce dopo quattro anni di assenza?” La tua risposta è stata: “Forse sono benedetto da Dio”. Ci credi?
“Sono credente a modo mio e non so se sia realmente una fede o meno. Sono un credente non praticante (sorride). Credo molto più in me stesso rispetto a quanto gli altri possano fare per me. Come si dice: aiutati che Dio ti aiuta”.

Quanto sono stati difficili da affrontare questi quattro lunghi anni?
“Non è facile spiegare i miei quattro anni. Di sicuro non mi sono annoiato perché ho avuto tante beghe. Nel momento in cui perdi ciò che hai sempre fatto, perdi di conseguenza i tuoi riferimenti e la comfort zone. Io però sono uno che se c’è una cosa da fare la faccio senza farmi mille pippe o timori. Forse questa è stata la mia salvezza e fa parte del mio modo di essere. Di sicuro è stato inevitabilmente difficile. Però voglio dire una cosa”.

Certo!  
“Prima accetti le sconfitte e metabolizzi, prima risali. Io avevo già metabolizzato prima della sentenza quello che sarebbe stato il mio verdetto. Già sapevo che avrei preso 4 anni e se fosse stato per me non sarei nemmeno andato avanti, perché non credevo in quel tipo di giustizia. A tal proposito voglio rispondere concretamente”

Vai.
“Molte volte è inutile stare lì a piangersi addosso e a rimuginare. Alla fine è andata così ed è vero che fa male, fa molto male, ma cosa puoi fare? Dimmi, cosa puoi fare? Io dico sempre che nella vita possono succedere cose ben peggiori e solo dopo tanto tempo molte cose le capiremo”.

Guardandoti da fuori, una delle cose che più impressionano è il tuo modo di stare nel box? Pretendi il massimo da ognuno, senza lasciare nulla di intentato.
“Consumo più le energie degli altri che la mie(sorride). Non penso di essere una persona facilissima, pretendo tanto e lo so, ma non sono una testa di cazzo. Qua in Go Eleven ho portato e speso tanto di me, soprattutto il sudore e i sacrifici accumulati in passato negli altri team. Quanto metto io in pista lo devono mettere tutti gli altri, dando il 150%, perché se no non siamo sulla stessa linea d’onda. Ora ho 34 anni e non sono qua perché non ho altro da fare, dato che sto mettendo in gioco la mia vita. Tutto ciò lo faccio perché ambisco a dei risultati che rendano felici me e tutti gli altri, consapevole che ci vorrà del tempo”.

Nel giorno del tuo ritorno alle corse, Carlo Pernat ha dichiarato: l’obiettivo di Iannone è tornare in MotoGP. è vero?
“A dir la verità non ci penso. Nella vita dico mai dire mai, never say never, ma non posso prevedere il futuro. Ora sono qua e sto bene perché corro”.

In Austria sei stato il primo a riportare la Ducati alla vittoria. Quanto è cambiato quell’Andrea da quello che ho di fronte oggi?
“Azzardai la morbida prima del via (ricorda). Che dire: sono lo stesso Andrea di sempre”. 

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