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Il CIV è ripartito con soli 15 piloti in SBK: è colpa di Pirro o della FMI?

Come mai la classe regina del campionato ha quasi un terzo dei partenti del CIV Supersport 600 NG nel 2024? Ne abbiamo parlato con alcuni Team Manager a Misano: ecco cosa ne pensano

SBK: Il CIV è ripartito con soli 15 piloti in SBK: è colpa di Pirro o della FMI?

Per il terzo anno consecutivo il tracciato di Misano ha fatto da cornice al Round di apertura del Campionato Italiano Velocità, che ha dato inizio alla stagione 2024 nel fine settimana del 05-07 aprile. Un appuntamento in cui non sono mancate le emozioni e le novità, come la nuova PreMoto3 in stile Talent Cup, con una griglia monomarca Honda NSF250R e l’arrivo di Dunlop come Title Sponsor e fornitore unico di pneumatici del campionato tricolore. 

In SBK quasi un terzo dei partenti della SS600 NG

In un susseguirsi di gare spettacolari ed avvincenti, non è passata inosservata una netta disparità nel numero dei partenti schierati sulla griglia della Supersport 600 Next Generation, rispetto a quello delle altre classi del campionato tricolore. A cominciare dalla Superbike, categoria regina del panorama nazionale.

Nonostante il passaggio dalle Pirelli alle Dunlop, la SS600 NG ha messo in campo ben 42 moto, ovvero sei in più rispetto alle 36 che hanno disputato il primo Round stagionale nel 2023. Quasi tre volte il numero degli iscritti alla SBK, dove hanno gareggiato solo 15 piloti. Due in meno della passata stagione. Una situazione che fa sorgere spontaneo un interrogativo: perché mentre la griglia della Supersport 600 NG si riempie, in Superbike continuano a esserci così pochi partenti? Abbiamo cercato di approfondire la questione durante il weekend di gare, parlando con alcuni dei team manager delle squadre che partecipano ad entrambe le classi del CIV. 

Il parere dei Team Manager

La prima cosa che emerge dal confronto con le squadre è che i punti di vista sono abbastanza variegati e non sempre concordi tra loro. Questo perché non esiste una risposta univoca e incontrovertibile, quanto piuttosto un insieme di fattori, che sembra contribuire a rendere poco appetibile una categoria come la Superbike nazionale.

Uno dei grossi scogli è rappresentato dal regolamento stesso della classe che, a differenza di quello della Supersport 600 NG, non si discosta da quello del Mondiale di categoria soltanto a livello di gomme. Ma anche in aspetti come la centralina unica MoTec, che oltre a far lievitare i costi, rispetto a categorie come la Supersport, rendono il CIV Superbike un campionato molto più complesso e slegato dal Mondiale di riferimento. Tutti aspetti che vanno a togliere appeal agli occhi di piloti e squadre, che puntano a usare la serie nazionale per mettersi in luce o per preparare lo sbarco nel Campionato nel Mondo.

Alessandro Michelozzi - Team Manager Scuderia Improve by Firenze Motor

“Secondo me si tratta semplicemente di un discorso di costi, non soltanto per la moto, ma perché gestire una SBK impone che ci sia più gente a lavorarci, quindi bisogna pensare ai costi del team; della moto; di gestione della moto e dello spostamento del personale. In Supersport i costi sono ridotti e sebbene le SBK siano Stock, il budget per la categoria è diverso”, afferma Alessandro Michelozzi, che schiera Luca Vitali ai nastri di partenza del CIV Superbike con una Honda CBR 1000RR-R e Leonardo Carnevali in Supersport 600 NG, su una CBR 600RR.

Il costo di una Supersport, già all’acquisto, è la metà di una Superbike. Poi a quest’ultima bisogna aggiungere tutte le componenti elettroniche, perché l’elettronica è diversa da quella della Supersport che è molto più semplice. Pur non avendo il sistema MoTec completo, la gestione di una SBK è molto più professionale e richiede un’altra tipologia di lavoro, per questo serve avere più personale e fare più test e nell’arco di un campionato il costo di gestione è quasi il doppio e in un momento dove le sponsorizzazioni sono sempre meno, mettere insieme il budget è difficile. È un grosso impegno - aggiunge il manager - Anche quando c’era la concorrenza con il National, quel campionato non costava meno, ma lì il regolamento era Open. Qui, avendo un regolamento limitato, serve più preparazione e attenzione per restare nei limiti e far andare forte la moto”.

Luca Conforti - Team Manager Broncos Racing Team

Il collegamento con il Mondiale Supersport, che è un campionato anche abbastanza abbordabile a livello economico, visto che si tratta di moto un costi di gestione e di approntamento abbastanza ‘umani’, dà sicuramente la voglia ai giovani di usare il CIV come trampolino di lancio e di mettersi alla prova, anche perché si tratta di campionati molto vicini anche a livello di velocità. Il CIV Superbike, invece, è un campionato a sé e ha come competitor la MotoE o l’Endurance, perché ha tendenzialmente un bacino di piloti che hanno già affrontato la prima fase della loro carriera. Quindi, con questa situazione, la classe non riesce a trovare una sua appetibilità per i piloti, magari anche per il fatto che il calendario è di sole sei gare. Sicuramente trovare un allineamento tra il Mondiale e il Campionato Italiano sarebbe d’aiuto e so che gli organizzatori ci stanno lavorando, perché è anche compito loro riuscire a incentivare la partecipazione”, spiega Luca Conforti, la cui squadra è impegnata nel CIV Superbike con una Ducati Panigale V4R affidata a Roberto Mercandelli, e nel CIV Superport con quattro Panigale V2, contando anche le due del Junior Team, pilotate da Andrea Giombini, Simone Saltarelli, Emanuele Tonassi e Mattia Capogreco.

Per il Team Manager di Broncos Racing non è tanto un problema di costi o di regolamento a tenere lontani i partecipanti, quanto una mancanza di interesse dei piloti a mettersi in gioco nella categoria.

Credo che quello dei costi sia un po’ un alibi, perché anche il National Trophy, per fare un paragone, non è un campionato più economico, si fanno solo un po’ di chilometri in meno. Anche la preparazione delle moto, una volta allestite, ha dei costi di gestione assimilabili e in più nel CIV hai anche la diretta televisiva. Io non ritengo ci sia un aspetto che non funziona in questo campionato, trovo che sia impostato bene a 360°: la centralina unica è equilibrata; se si guardano le gare non c’è una moto avvantaggiata rispetto alle altre; c’è il monogomma e le Dunlop stanno andando bene - commenta Conforti - Penso che ci sia più che altro una sorta di pregiudizio da parte dei piloti. Alcune delle squadre che stanno in 600 NG, penso che potrebbero tranquillamente partecipare anche alla SBK, ma bisognerebbe vedere se poi troverebbero dei piloti disposti a partecipare, perché non è un campionato facile. Chi ci entra fa fatica e rischia di prendersi distacchi importanti dai primi, quindi c’è chi preferisce ripiegare su campionati simili ma meno impegnativi”.

Alessandro Mazza - Team Manager Bike & Motor Racing Team

“Secondo me uno dei grossi motivi da considerare, per cui da una parte ci sono 40 iscritti e dall’altra 15, è perché nel CIV Superbike ci sono Michele Pirro e il team Barni Racing. Ci tengo a dire che non ho nulla assolutamente nulla contro di loro, ma i piloti hanno paura a confrontarsi con un pilota dell’esperienza di Michele, che è collaudatore Ducati. Non è un incentivo se si vuole venire per vincere osserva Alessandro Mazza, che schiera nel campionato Daniele Zinni con una BMW M 1000 RR e Armando Pontone in Supersport 600 NG, in sella a una Yamaha R6.

Non credo che i costi influiscano più di tanto, perché fare la Superbike non è molto diverso dal National Trophy, che negli anni scorsi aveva 40 iscritti. Qui i costi in più qui dipendono più che altro dall’iscrizione, dal box, nella maggiore durata dei turni e delle gare, che ti portano a consumare più gomme, ma è normale se si vuole competere nel Campionato Italiano. Il fatto che il regolamento sia diverso da quello del Mondiale, è un bene perché altrimenti ci vorrebbero 200.000 euro euro di moto, o forse anche di più con una moto come la nostra”, continua il Team Manager del Bike & Motor Racing Team. Per quanto riguarda la SSP, il costo non è molto inferiore, visto che il regolamento è lo stesso del Campionato del Mondo. Anche se, avendo gomme diverse da quest’anno, tanto varrebbe avere un regolamento Stock. Tuttavia, si tratta di una classe più frequentata proprio perché è quella che porta i giovani nel Mondiale di categoria e tutti vogliono provare ad arrivarci. Mentre la Superbike, purtroppo, diciamo che è un po’ il ‘cimitero dei piloti’, perché quando la fai vuol dire che sei arrivato”. 

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