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La velocità della HRC, il cuore di Dovizioso

Andrea ha corso una delle sue più belle gare. E la Honda parte col piede giusto

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E spero sia solo l'inizio”.
Il GP del Qatar consegna alla storia una delle gare più belle corse da Andrea Dovizioso. Una delle migliori in assoluto, conteggiando anche quelle disputate nelle categorie minori, e persino comprendendo la vittoria dell'anno scorso a Donington Park. La prima nella categoria maggiore e, pertanto, si credeva, la più bella. Ed anche più importante, rispetto al podio di oggi.

Invece, no.

“Invece no, perché allora non si era trattato di un successo sincero. Ed infatti, non ha avuto seguito”. Al contrario, il terzo posto di oggi offre molti elementi sui quali poggiare fiducia e sviluppo della moto.

“Primo elemento positivo: terzo, ad appena un secondo ed otto decimi dal primo. L'anno scorso quinto, a 27 secondi”.

“Secondo elemento: la velocità favolosa della nostra moto in rettilineo. Il che ci garantisce margine per migliorare in quei settori – l'accelerazione, per esempio – dove sono necessari passi avanti”.

“Terzo elemento: abbiamo lavorato bene, durante l'inverno, sulla distribuzione dei pesi, ottenendo una stabilità migliore rispetto al passato. Posso frenare più forte”.

Però, se proprio dovesse scegliere, Andrea non nominerebbe un particolare tecnico per attribuirgli il merito della bella prova di oggi. Indicherebbe, invece, un muscolo. Quello cardiaco. Il suo.

“E' stata una gara di quelle. Corsa con il cuore. Con pensieri che nella testa cambiavano giro per giro. Il primo: oggi, il podio sarà affare molto duro. Il secondo: siamo fregati. Mi ha attraversato la mente constatando che, ancora una volta, avevo effettuato una partenza orribile. Perché succede? Non è ancora chiaro: forse, un problema di frizione che emerge proprio allo start. Dovremo lavorarci. Terzo pensiero: meno male. Meno male che il comando, nelle prime tornate, non lo ha preso Stoner. Non avrei mai più recuperato. Invece, così, sono riuscito a rifarmi sotto. Quarto pensiero: maledetta curva dieci. Se non ci fosse stata, se avessimo potuta eliminarla, con un colpo di spugna, dal tracciato, avrei potuto giocarmi la gara. Invece, ci perdevo una vita. Lorenzo mi ha superato lì”.

“Dobbiamo migliorare un po' in diversi settori: le moto d'oggi sono affari complicati. E devo migliorare anche io. Ne sono cosciente. Tenete però in considerazione che non è semplice riuscirci quando, contemporaneamente, ci sono ancora grossi passi da compiere con la moto”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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