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SBK, Gardner: “Coi miei trascorsi in Moto2, credevo di arrivare prima a questo livello”

“Capisco le difficoltà di Rea e ciò che sta attraversando, perché è stata dura anche per me: non è semplice riuscire a capire come estrarre il massimo dalla Yamaha” spiega Remy dopo il primo podio in Superbike

SBK: Gardner: “Coi miei trascorsi in Moto2, credevo di arrivare prima a questo livello”

Perso il podio all’ultimo in Superpole Race, Remy Gardner si è preso la sua rivincita nell’ultima gara della Superbike ad Assen, con una prestazione da assoluto protagonista. Dopo aver cercato di contendere la vittoria a Toprak Razgatlioglu e Alvaro Bautista, l’alfiere del team GRT è transitato sotto alla bandiera a scacchi in terza posizione assaporando così il suo primo podio nel Mondiale delle derivate di serie. 

Finalmente! ha sospirato Gardner parlando con i giornalisti, felice per essere riuscito a centrare un risultato che inseguiva dall’ultima gara dello scorso anno. “Prima di venire qua avevo detto alla mia ragazza che se avessi conquistato un podio sarebbe successo proprio qui. Ancor più dopo le gare di ieri e questa mattina - ha raccontato - Sono stato un idiota stamattina a lasciare la porta aperta ad Alex, mi sarei preso a calci. In ogni caso nel pomeriggio la moto andava bene, mi sono divertito in pista e l’anteriore funzionava bene in ingresso. Anche l’anno scorso qui avevamo un discreto passo e delle buone sensazioni, anche se non sono arrivati i risultati, quindi io e la squadra siamo riusciti a capire cosa aveva funzionato nella passata stagione e a far fruttare l’esperienza accumulata”.

Riuscire a inserirsi nella lotta al vertice non è stato semplice per il figlio d’arte, che si aspettava di raggiungere prima il livello di performance di Assen.

“Considerando da dove provenivo, sicuramente - ha ammesso - Avendo vinto delle gare e un Mondiale in Moto2, ti aspetteresti di essere davanti ovunque vai, ma non è così facile arrivare da un campionato differente, con un concept diverso e un altro tipo di moto ed essere veloce. Ciò che più di tutto è stato difficile per me è stato capire le gomme: quale mescola usare quando. Sinceramente, se non avessi avuto esperienza, oggi avrei probabilmente scelto la SC0 e magari non avrebbe funzionato.  Sono contento della scelta degli pneumatici di oggi, ora conosco i tracciati, so come guidare e come essere veloce con una Superbike e sto sfruttando tutto un po’ meglio, ma ci è sicuramente voluto un po’ più di quanto mi sarei aspettato”. 

Proprio alla luce del suo percorso di adattamento, forse nessuno quanto Remy può capire la difficile situazione in cui si trova Jonathan Rea.

È una sorpresa considerando ciò che ha fatto Johnny in carriera e il fatto che è un grandissimo pilota. Quello che non sorprende è la sua velocità di adattamento, dato che ha trascorso tanti anni in sella a una Kawasaki - ha osservato il 26enne - Io arrivavo da un altro campionato e da un diverso tipo di moto e anche per me è stata dura. La Yamaha va guidata in un determinato modo per essere veloce e ci vuole tempo per riuscire a capirlo. È successo anche a me, per questo posso capire Rea e quello che sta attraversando, perché non è semplice riuscire a comprendere come estrarre il massimo dal pacchetto. Ma lui è pur sempre un sei volte iridato: dategli tempo e sono sicuro che sarà veloce”.

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