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Piloti come gladiatori, così MotoGP e F1 rischiano di perdere valore

Dopo la denuncia di alcuni piloti di moto, anche il Circus a quattro ruote critica la scelta degli organizzatori di dare vita a campionati sempre più lunghi e complicati dalle Sprint Race. Proverbiale lo sfogo di Verstappen dal Bahrain: "Superato ogni limite"

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Magari  la misura non è ancora colma, ma potremmo esserci vicini. Un po’ come nel calcio, in cui le partite non si contano più tra campionati nazionali e Coppe, così il mondo dei motori ha intrapreso una strada fatta di calendari infiniti e intasati che, alla lunga, anziché portare i benefici sperati in termini di introiti tra biglietti venduti e diritti tv, potrebbero rivelarsi deleteri. 

A subire per prime questa rincorsa alla saturazione di ogni possibile tempo morto, le due categorie più in vista delle due e delle quattro ruote, la MotoGP e la F1 e come di solito capita in questi casi, i rispettivi organizzatori hanno agito in autonomia, senza interessarsi del parere di coloro che in pista rischiano e fanno sì che lo spettacolo sia allettante abbastanza da permettere alle casse dello sport di rimpinguarsi.

Va detto che a differenza di quanto accade normalmente per decisioni prese dall’alto risultate impopolari, qui sono in molti i piloti che, trasversalmente hanno denunciato una situazione insostenibile su due fronti: per la  vita nomade e senza possibilità di rifiatare, estesa anche a chi lavora lontano dai riflettori del paddock ma è ugualmente una componente fondamentale del puzzle, e per la sicurezza dei corridori stessi che stanchi dei continui e serrati impegni in sella tra gare e test rischiano crolli improvvisi dell’attenzione e di conseguenza di farsi male.

In quest’ottica si era espresso in maniera chiara e netta al termine del campionato 2023 della top class del motomondiale Fabio Quartararo, criticando senza mezzi termini la scelta della Dorna di affiancare alle 22 corse domenicali altrettanti GP al sabato, seppur con meno giri da compiere.

Non penso sia  necessario fare le Sprint Race ogni fine settimana aveva sostenuto con forza Hanno portato diversi infortuni e questo è un grosso problema. Credo che la nostra disciplina  sia già abbastanza pericolosa. Da corridore posso assicurarvi che a volte ci si affatica molto di più nelle gare corte, che in quelle lunghe. Inoltre fisicamente le moto stanno diventando sempre più impegnative”.

Allora come oggi, il parere esplicito dell’iridato 2021 aveva trovato appoggio nella maggior parte del gruppo ed è interessante notare come l’eco di questa protesta non abbia tardato ad arrivare al Circus automobilistico, dove alla vigilia di una stagione 2024 che durerà fino a dicembre ad esporsi è stato il campione in carica Max Verstappen il quale, pur a fronte di soli sei mini appuntamenti extra si è fatto portavoce di un disappunto generale.

Nel corso della conferenza pre-GP del Bahrain l’olandese ha lanciato un’accusa nemmeno troppo velata a chi li sta gettando come gladiatori nell’arena senza cura alcuna del loro benessere psicofisico e dei pericoli annessi. “Personalmente ritengo che si sia già superato il limite per numero di eventi da disputare. La ritengo una situazione non più sostenibile”.

A dare ulteriore forza allo sfogo del 26enne anche gli altri driver presenti in sala a partire dal ferrarista Carlos Sainz. “Siamo ormai prossimi alla soglia oltre cui non si può andare se si vuole avere una vita personale fuori dai circuiti – ha affermato – Spero vivamente che non si superino i 24 gran premi.  Il rischio è che la serie stessa perda appeal essendo una costante. La Champions League nel calcio è seguitissima perché non è qualcosa di continuo. Secondo me la F1 dovrebbe restare qualcosa di esclusivo”.

Per Lewis Hamilton oltre allo stress complessivo dato da una presenza in pista così massiccia, anche la componente ambientale gioca un ruolo chiave. “Bisognerebbe concentrarsi sulla qualità anziché sulla quantità, senza dimenticare l’impatto che hanno sul mondo i nostri spostamenti. La sostenibilità dovrebbe essere posta al centro del dibattito”.

Fernando Alonso ha invece ricordato come al suo debutto i round fossero solo 16. “Con l’ingresso di Liberty Media sembrava che non si dovessero eccedere i 20, e ora ne abbiamo quattro in più. Se il campione del mondo ritiene siano troppi, figuratevi per noi che in fin dei conti non lottiamo per alcun risultato. Mi auguro che qualcuno capisca che tutto ciò potrebbe portare un danno”.

Sebbene dati alla mano lo sforzo richiesto ai motociclisti sia maggiore, appare evidente che nessuno, in entrambi gli ambiti, sia più disposto a sostenere certi ritmi. Il punto interrogativo però rimane. I vertici delle due categorie sportive cercheranno di andare incontro alle esigenze degli atleti, assecondandoli, oppure faranno finta di niente, sposando la logica del profitto e facendo leva sul desiderio degli emergenti di mettersi in mostra in barba alle condizioni da sopportare, accelerando così il processo di un costante ricambio generazionale?
 

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