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SBK, Nicolò Bulega: un giovane diventato uomo a Phillip Island

Scaricato dal Motomondiale, il pilota di Montecchio Emilia è ripartito con umiltà e testa bassa dal paddock delle derivate. Serafino Foti e Alberto Martinelli gli artefici del suo successo con la regia di Stefano Cecconi

SBK: Nicolò Bulega: un giovane diventato uomo a Phillip Island

Nicolò Bulegà fa suonare l’inno tricolore a Phillip Island. Avete letto bene! Un impatto da urlo quello del portacolori Aruba nel Mondiale Superbike tanto da conquistare tutti i riflettori della scena con una vittoria che rimarrà scritta nella storia. La sua, di storia, la conosciamo, considerando l’impatto mediatico riscontrato ai tempi del suo approdo nel Motomondiale.

Un pilota giovanissimo, di soli 16 anni, diventato nell’arco di breve tempo fenomeno da copertina a tal punto da ritrovarsi pure l’etichetta di erede di Valentino Rossi, visto lo stretto rapporto che lo legava al Dottore. Il tutto come se ci fosse la necessità di un passaggio di consegne anticipato per aprire nuovi orizzonti a livello mediatico e non solo.

Peccato che quell’etichetta si sia rivelata una sorta di arma a doppio taglio: se da una parte Nicolò ha catturato da subito gran parte dei riflettori, dall’altra il tempo gli ha fatto capire quanto fosse difficile da sostenere il peso di un simile marchio, i cui muscoli non erano ancora allenati e formati.

Con il passaggio in Moto2, colui che era considerato come una sorta di predestinato, si è ritrovato infatti a vivere il momento più critico e buio della sua carriera, dentro e fuori dalla pista. I risultati che non arrivavano alimentavano polemiche e critiche che ancora oggi Bulega ricorda: “Andavo alle gare che ero triste e non vedevo l’ora di tornare a casa – ci ha detto in più occasioni la scorsa – l’ultimo anno nemmeno più avevo voglia di uscire a cena per una pizza”.

Quando tutto sembrava finito, ecco arrivare in suo soccorso Alberto Martinelli, manager noto nel mondo dello sport che tra i suoi assistiti vanta nomi come Sofia Goggia e Tony Cairoli. Alberto aveva capito che serviva cambiare aria e allora aveva pensato bene di contattare Serafino Foti per capire quali possibilità ci fossero nel trovare una sella in Superbike.

Purtroppo di selle libere non ce n’erano e allora perché non accettare la SuperSport con i colori Aruba? Nicolò ancora non lo sapeva che quella Panigale V2 sarebbe diventata il trampolino di lancio verso la sua rinascita. Prima il titolo SuperSport, poi il trionfo di Phillip Island al debutto in Superbike.

A Bulega va il merito di essersi presentato in questo paddock a testa bassa e in punta di piedi mostrando grande umiltà. Nel corso della passata stagione, più volte abbiamo incalzato Serafino in merito al dualismo tra Nicolò e Bassani per una sella ufficiale post Rinaldi. Sul tema il team manager Aruba è sempre stato molto schietto e sincero: “Io non ho nulla contro Axel, ma secondo me Nicolò ha più talento”.

Nel giorno della sua 39^ stagione in Superbike, come ci ha detto poco prima del via in pit lane per stemperare la tensione, avvertendo le farfalle nello stomaco, a Serafino non possiamo fare altro che applaudire a questa sua scommessa. Una scommessa vinta assieme ad Alberto Martinelli con la regia di Stefano Cecconi nel rilanciare un giovane la cui stella si era spenta troppo velocemente.    

 

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