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BMW R nineT Scrambler, pro e contro

La heritage bavarese conferma tutta la bontà del boxerone da 1,2 litri e la unisce ad uno stile che richiama le vecchie R degli anni ’70.

Moto - Test: BMW R nineT Scrambler, pro e contro

Protagonista del segmento modern-classic, la BMW R nineT, in tutte le sue declinazioni, resiste da anni agli attacchi sempre più frequenti della concorrenza, in un momento storico in cui il “vintage” vende, e non poco. La R nineT Scrambler soffre la concorrenza interna della Urban G/S, ma ha le sue frecce da scagliare.

bmw rninet scrambler pro&contro

La ruota anteriore da 19” e l’ergonomia, con il manubrio che permette di tenere il busto eretto e le pedane centrali, donano a questa scrambler una dote non comune per una “maxi”: la sensazione perenne di controllo, anche nelle situazioni più difficili, quali lo zig-zag nel traffico cittadino o l’avventura in una strada di campagna.

La forcella anteriore con steli da 43 mm copia bene le asperità dell’asfalto e la distribuzione delle masse tiene la moto sempre a terra, anche nelle cavalcate più animate. L’altezza della sella, a 820 mm da terra, e l’efficiente impianto frenante fanno il resto.

Due cilindri opposti, una solida garanzia di divertimento. Il boxerone da 1.170 cc, ormai andato in pensione su molti modelli della gamma R in favore del successore da 1.254 cc con fasatura variabile, rimane attualissimo, soprattutto quando viene “sollevato” dal peso (nel senso letterale del termine) delle vaire GS o RT per trovare cifre sulla bilancia come quelle della R nineT Scrambler, che segna 220 kg in ordine di marcia.

Corposo, ricco di coppia sin dai bassi giri e pronto a salire alla minima sollecitazione della manopola destra. Un evergreen che con i suoi 110 CV a 7.750 giri e un picco di coppia di 116 Nm è il perfetto compagno di viaggio alla scoperta di angoli di strada sconosciuti, ma anche un fedele compagno di giochi sul passo tutto curve, da aggredire tornante dopo tornante.

Sicuramente non suona come una novità, ma uno degli aspetti migliori di una moto essenziale come la RnineT Scrambler è la possibilità di renderla una moto unica.

Il catalogo Option 719 infatti permette di customizzare la heritage “campagnola” con un terminale più sportivo, sempre firmato Akrapovic, con copriteste dei cilindri in filo dorato, parafanghi in carbonio e molto altro. Non poco per chi in una moto cerca l’esclusività.

Gli anni passano per tutti, e la Scrambler, nata nel 2016, li avverte soprattutto nel cluster circolare che compone la strumentazione. La visibilità dello schermo LCD non è sempre ottima, e mancano informazioni essenziali come contagiri e indicatore di marcia.

Il confronto poi, con le colleghe più recenti come la Triumph Scrambler 1200, su un dettaglio come questo la fa uscire sconfitta.

Più che un difetto, un interrogativo: perchè rendere così difficile la vita a un motociclista?

L’accesso al sottosella è regolato da una coppia di viti per niente facili da raggiungere. Non che ci si spazio per oggetti (come nella stragrande maggioranza delle “colleghe”), ma con questo sistema anche un semplice posto di controllo delle forze dell’ordine.

La RnineT Scrambler ha un comportamento dinamico ineccepibile, ma nasconde una debolezza che si mostra solo nella guida cittadina, o per i più coraggiosi, nel fuoristrada più soft.

Il setting del monoammortizzatore posteriore risulta sostenuto. Piacevole durante l’uscita domenicale con un ritmo sostenuto, meno durante il commuting cittadino di tutti i giorni. Un peccato veniale, naturalmente.

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