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Harley-Davidson LiveWire - TEST

Siamo volati a Portland per provare la prima elettrica di Harley-Davidson, la naked della "rivoluzione americana".

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Il 2019 porta fuori dagli stabilimenti di Milwaukee la Harley-Davidson LiveWire, prima moto elettrica del marchio americano, simbolo della rivoluzione annunciata con il piano “More Roads to Harley-Davidson” e della scommessa che la casa americana ha compiuto sfidando la propria storia, la tradizione e il successo dei suoi bicilindrici a V.

Come è fatta

La gestazione della LiveWire parte da lontano. Iniziata nel 2014 e conclusa dopo 5 anni con l’idea di dare nuova linfa al marchio a stelle e strisce, pronto a stravolgesi per puntare ad una mobilità nuova.

Madre delle nuove leve marchiate con il logo Bar&Shield è la Livewire: una naked muscolosa, che taglia i ponti con il passato e sembra prendere più spunti dai purosangue americani della Buell che dai cruiser di casa propria.

Harley-Davidson Livewire: i dettagli

Linee compatte, sovrastrutture essenziali che lasciano in bella vista il propulsore elettrico H-D Revelation, un motore capace di scaricare sulla ruota posteriore una potenza di 105 CV e una coppia di 116 Nm, disponibili già ai primi gradi di rotazione dell’acceleratore, come per tutte le elettriche. Cifre che la portano a scattare da 0-100 km/h in 3 secondi, e di passare dai 100 ai 130 in appena 1,9.

Ad alimentare il propulsore c’è una batteria ad alta tensione da 15,5 KWh RESS (sistema ricaricabile di accumulo dell’energia), formata da celle agli ioni di litio e posizionata al centro della moto.
L’unità è custodita da un involucro alettato in lega d’alluminio, che funge anche da dissipatore di calore grazie ai lati dell’alloggiamento, alettati ed esposti all’aria. Ad aiutare il raffreddamento a liquido del radiatore posto longitudinalmente nel telaio ci sono delle prese d’aria sull’intelaiatura che conducono il flusso verso la batteria.

Inoltre Harley-Davidson LiveWire è inoltre dotata di una batteria accessoria agli ioni di litio da 12 volt, che fornisce alimentazione per l'avvio e per il riconoscimento del telecomando.

L’autonomia dichiarata è di 235 km nel ciclo urbano o di 152 km nel ciclo combinato con stop-and-go.

Due le opzioni di ricarica a disposizione dei futuri proprietari: il caricatore standard di livello 1, che si collega alla rete domestica da 120/240 volt e assicura un’autonomia di 21 km per ora di ricarica o la possibilità di ricaricare nelle colonnine con DC Fast Charge, che in un’ora rigenera completamente la batteria, e arriva all’80% dell’autonomia in 40 minuti.

I buoni propositi del propulsore H-D Revelation vengono ribaditi dalla ciclistica: sul telaio in alluminio troviamo infatti una forcella a steli rovesciati da 43 Showa SFF, con uno stelo dedicato alla molla e uno all’idraulica e dietro un mono sempre firmato dalla casa giapponese, entrambi completamente regolabili.

Sui due cerchi da 17” gommati con una coppia di Michelin Scorcher Sport agiscono all’anteriore due dischi da 300 mm con pinze a 4 pistoncini ed attacco radiale, mentre dietro una pinza a due pistoncini morde il disco singolo da 260 mm.

Il pacchetto elettronico è ricco di ausili alla guida e di tecnologia: la LiveWire infatti fonda la sua tecnologia di guida sul controllo elettronico del telaio, che impiega una piattaforma inerziale a 6 assi per controllare il Cornening ABS e il sistema di controllo della trazione in curva CTCS, ma anche il controllo dello slittamento della ruota posteriore in rilascio, DSCS.

Ausili che combinati danno vita all’innovativo Reflex Defensive Rider System per contenere pressione della frenata e erogazione della coppia dando così a chi guida più sicurezza possibile in condizioni stradali avverse o di emergenza.

Il TFT da 4,3” e l’app H-D Connect permettono di avere il pieno controllo della moto: Il display, che diventa touchscreen a moto ferma e si gestisce invece con un joystick presente sui blocchetti in marcia permette di visualizzare velocità, stato della batteria e autonomia residua, e può essere personalizzato per avere ulteriori informazioni come musica, navigazione e avvisi di sicurezza.

Da qui si interviene anche sulla scelta dei 7 riding mode a disposizione: i classici Rain e Road, il parsimonioso Range che ottimizza l’autonomia residua della batteria, il ben più dinamico Sport e 3 Custom Mode, personalizzabili da chi guida.

Come va

Saliti sulla LiveWire la prima sensazione nuova è data dal “heartbeat”, un vero e proprio battito che il propulsore H-D Revelation emana per far capire che la moto è accesa e pronta a partire.

I semafori del centro cittadino di Portland spezzano il viaggio e tengono il gruppo unito, ma sono utili a capire come la distribuzione delle masse sia stata azzeccata dagli ingegneri di Milwaukee: i 249 kg non si avvertono praticamente mai e “a mano” il peso intuito è paragonabile a quello di una naked vicina o pari al litro di cilindrata.

L’erogazione è morbida, e anche quando inevitabilmente si apre “la manetta” per mettere alla prova la coppia immediata la risposta non è mai brusca. Ben presto arrivano le curve che ci allontanano dalla metropoli: il banco di prova che aspettavamo.

La triangolazione è azzeccata, con il manubrio che permette di distendere gli avambracci, le pedane arretrate quanto basta e la sella, a 780 mm da terra, che permette di scivolare in piega senza alcun problema. Una formula che, con l’aggiunta del propulsore prontissimo ad assecondare le voglie di chi la guida, restituisce tanto divertimento.

Non c’è bisogno di essere piloti esperti per inforcare tornanti con la LiveWire, e a parte le rare volte in cui erroneamente si cerca la frizione e la leva al pedale sinistro per entrare affilati in curva, si ha sempre la sensazione di pieno controllo.

Il setting delle sospensioni, con il mono posteriore sostenuto e la forcella da 43 mm pronta a copiare ottimamente le rare imperfezioni dell’asfalto, aiutano ad entrare in piega facilmente e ad avere, anche a centro curva, il giusto feedback dall’avantreno.

Se l’adrenalina in ingresso curva è troppa si può avvertire un leggero effetto sottosterzante, dato dalla generosità di coppia mista al peso della naked elettrica. Niente che il controllo di trazione dinamico non riesca a spegnere nel giro di pochi decimi, senza mai risultare invasivo.

Da segnalare anche il buon lavoro della triade di dischi morsi da pinze Brembo: la frenata è modulabile ed efficace quando serve, e solo il posteriore si fa risentire in rare occasione se chiamato in causa con troppa veemenza.

Frenare però non è così frequente con la LiveWire: quando si chiude l’acceleratore infatti la moto risponde immediatamente, e nel misto veloce si possono disegnare curve rotonde, ma tutt’altro che lente, solo con la manopola destra.

Una sensazione che si avverte meno con il riding mode Road, il più versatile dei 4 pre-configurati, ma che torna a farsi sentire sia nel Range, che abbina un’erogazione particolarmente morbida a un’alta rigenerazione dell’energia, che nella mappa Sport, dove il rilascio regala una risposta molto simile al caro, vecchio, freno motore.

Degno di nota anche il pacchetto di ausili elettronici diretti dalla piattaforma IMU a 6 assi: non se ne avverte mai l’intervento, anche quando effettivamente vengono chiamati in causa.

Alla fine della giornata i km segnati sullo schermo TFT, sempre leggibile e ben organizzato, sono poco più di 102, e l’autonomia residua ci lascia ancora 43 km di divertimento a disposizione.

Calcolando che il passo non è stato proprio da ciclo WMTC, possiamo dire che Harley-Davidson ha mantenuto la sua promessa.

Quanto costa

La LiveWire arriverà in autunno in Europa, in tre varianti colore Yellow Fuse e Orange Fuse, con la particolare verniciatura ad effetto anodizzato, e nel più classico Vivid Black ad un prezzo di partenza di 34.200 euro.

 

Abbigliamento
Casco Bell Eliminator Chrome
Giacca Alpinestars Ray Canvas v2
Pantaloni Alpinestars Motorchino Pants
Guanti Alpinestars Crazy Eight Gloves
Scarpe Alpinestars J-6 Waterproof Shoe

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