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PROVA BMW S1000 RR WSBK: pronta a vincere

Per il terzo anno consecutivo siamo saliti in sella alle BMW che corrono nel mondiale, per scoprire che...

Moto - Test: PROVA BMW S1000 RR WSBK: pronta a vincere

Come spesso accade quando una grande Casa decide di fare un passo importante e avviare la partecipazione a un Campionato Mondiale, sui media se ne sentono di tutti i colori e così avvenne anche quando tre stagioni or sono la BMW Motorrad scese in pista nel Campionato del Mondo Superbike.
All’epoca ci fu chi disse che quella moto non avrebbe mai vinto, ma la maggior parte delle voci circolate sostenevano il medesimo concetto: "Se in BMW si mettono in testa di vincere, prima o poi raggiungeranno l’obiettivo", cosa che puntualmente è avvenuta.
Dopo tre stagioni di apprendistato, necessarie per rodare tutti i meccanismi e per acquisire la necessaria esperienza in pista, è finalmente arrivata per BMW la competitività necessaria a primeggiare e fin dall’inizio del 2012 la S 1000 RR è stabilmente nelle posizioni di vertice della Classifica.
La BMW Motorrad, per il terzo anno consecutivo, ha dato ai giornalisti più accreditati la possibilità di provare le moto da corsa a metà stagione, e OmniMoto.it ovviamente non ha mancato nessuno di questi appuntamenti.
La prima volta, nel 2010, fu la filiale Italiana a concederci i manubri della S 1000 RR Superstock con la quale Ayrton Badovini dominò la Coppa Fim Superstock, e il ritorno fu tale che l’anno seguente la Casa Madre decise di ampliare il test anche alle moto ufficiali. Nel frattempo la squadra italiana della BMW aveva debuttato nel Wsbk, di conseguenza la prova del 2011 divenne un’occasione irripetibile per provare tre moto da Mondiale.
Ed eccoci al 2012, con la S 1000 RR che finalmente ha conquistato le sue prime vittorie in un Campionato Superbike più avvincente che mai, e puntuale come ogni anno ecco l’invito a provare le quattro cilindri da corsa con l’elica sul serbatoio. Cambia la location, spostata a Misano Adriatico (per la felicità di chi scrive che proprio non digerisce la pista di Monza), ma il resto è tutto come da copione. Le moto da provare sono quattro: per scaldarsi qualche giro in sella alla S 1000 RR originale, poi si sale sulla Superstock di Sylvain Barrier e Lorenzo Baroni per poi passare alle Superbike. Tre giri in sella alla moto di Leon Haslam o Marco Melandri, e poi altri tre su quelle di Ayrton Badovini e Michel Fabrizio.
Prima di salire in sella, però, abbiamo voluto intervistare due personalità di spicco dei Team BMW, Andrea Buzzoni Direttore generale di BMW Motorrad Italia e Team Manager dell’attività sportiva, nonché Andrea Dosoli, Direttore Tecnico del Team ufficiale BMW Motorrad.

ANDREA BUZZONI:
Andrea, un bilancio di questi tre anni in pista per BMW Motorrad Italia. E’ soddisfatto di quanto fatto o, vi aspettavate di più?
"Il 2010 è andato benissimo, abbiamo fatto un campionato spettacolare con Ayrton in Superstock. Il 2011, considerando che il top rider si è infortunato subito e che abbiamo chiuso nella top ten con Badovini, è andato comunque bene. Quest’anno fino alla gara prima di Misano, onestamente non eravamo contenti dei risultati, perché punti e posizione in classifica non corrispondevano affatto al potenziale, alle risorse in campo, alla competenza e l’esperienza della nostra squadra. Però finalmente a Misano c’è stata una bella svolta con una prima fila di Ayrton, seguita da due gare degne del suo talento. Per la Superstock, invece, tutto sta andando a gonfie vele".

Oggi la vediamo in tuta di pelle con il "berretto" da Responsabile dell’Attività Sportiva, ma lei è un uomo di mercato. Allora vogliamo chiederle se le competizioni torneranno ad essere un traino importante per il mercato e soprattutto, questo mercato attuale, mostrerà segni di cambiamento o andremo avanti su questi volumi?

"Secondo me le competizioni delle derivate di serie hanno un impatto sulle vendite nella misura in cui impattano sull’immagine del brand e quindi portano con se un vantaggio a medio e lungo periodo. Io onestamente non ho mai creduto in un impatto diretto e tattico a breve periodo tra vendite e gare della Superbike. Cosa che invece trovo nella Superstock, che ha ovviamente una popolarità inferiore, ma dove il core target è fatto da persone che seguono il Campionato e quindi l’impatto sulle vendite immediate c’è.
L’aspetto importante della Superbike, specialmente per un brand che non ha una storia di corse come noi, è che fa ampliare il valore del marchio e ci fa raggiungere il target dei giovani che è quello più sensibile al modo diretto e genuino di fare comunicazione dello sport.
Venendo al mercato: onestamente non ci sono motivi che fanno pensare che il calo del 32% delle vendite, possa risolversi nel 2013. Secondo me è auspicabile che il mercato si stabilizzi su questi volumi, e penso che le moto superiori a 500 cc chiuderanno il 2012 con 46/48 mila unità. Valori un po’ deprimenti se pensiamo che nel 2006 erano oltre 136 mila le moto vendute.
Noi siamo fiduciosi perché per il 2013 avremo una gamma fortissima, visto che abbiamo delle novità che stanno arrivando che sono di grande impatto e quindi siamo sicuri che la nostra forza intrinseca crescerà ancora"
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Quando arrivano sul mercato i vostri maxiscooter?
"Gli scooter stanno arrivando a brevissimo e sono davvero straordinari per le loro prestazioni, sicurezza e stabilità. Certo sarebbe stato meglio non avere avuto quel problema che ha ritardato le consegne, ma penso che da parte di BMW, il rinunciare a un vantaggio immediato di vendite per arrivare sul mercato con un mezzo al top, sia stato un gesto di grande responsabilità, specie nei confronti del cliente".

ANDREA DOSOLI

Alla quarta stagione in Superbike, la BMW sembra aver imboccato la strada giusta. Da qualche parte si sente dire che questo sia in buona parte merito suo. Come risponde?
"Assolutamente no! (ride…) Come tutti i progetti giovani ci vuole un periodo di rodaggio, e oggi che siamo al quarto anno di gare si iniziano a raccogliere i risultati di quanto seminato. E’ normale che l’arrivo di nuovi piloti come Marco e di ingegneri competenti con idee nuove, abbiano portato lo sviluppo nella direzione corretta. Però il merito è dell’azienda che ha continuato a investire, che ha sviluppato una moto negli anni permettendoci ora di beneficiare di questo lavoro".

Parlando proprio del suo metodo di lavoro, cosa pensa di aver portato alla squadra che mancava, se qualcosa in effetti mancava?
"Secondo me il risultato in gara è la conseguenza della capacità di mettere insieme diversi fattori in modo da rendere vincente il pacchetto. Non è solo la moto, non è solo il pilota, e non è solo il Team a vincere. Quello che stiamo cercando di fare è di mettere i piloti nelle condizioni di esprimere il proprio talento, con le persone giuste che siano in grado capire quali siano le esigenze del pilota. E’ fondamentale che il gruppo di lavoro attorno al pilota sia giusto e oggi siamo riusciti a creare attorno a entrambe il giusto ambiente di lavoro, che gli permetta di esprimersi.
Parallelamente abbiamo sviluppato la moto, dando le indicazioni corrette al reparto corse, con un lavoro step by step con dei target a breve e lungo termine chiari e raggiungibili. Questo penso che sia il segreto dei risultati che stiamo ottenendo: quindi avere le idee chiare su quello serve a breve e lungo termine per migliorare, e la fortuna che con Marco e Leon siamo risuciti ad avere due piloti di grande talento, forti e motivati che sono stati in grado di darci le indicazioni su quello che effettivamente serve per poter migliorare"
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Se dovesse giudicare in percentuale il valore del vostro "pacchetto" tecnico, che voto darebbe?
"Siamo in continua evoluzione, non siamo ancora al 100% e lo vediamo su alcune piste dove fatichiamo, ma direi che in questo momento se riusciamo a risolvere qualche problemino soprattutto in ingresso curva, direi che siamo all’80%".

S 1000 RR WSTK – SYLVAIN BARRIER: FACILE
E finalmente veniamo alle tre moto da competizione che abbiamo provato. Si inizia con la S 1000 RR Superstock di Sylvain Barrier che attualmente è in testa alla Classifica del Mondiale.
Mi è sufficiente fare un giro di pista a Misano per capire come mai Barrier sia in testa alla classifica… Se ricordate il mio articolo di un anno addietro, sapete anche che scrissi apertamente che la moto di Barrier del 2011 non mi piacque per niente, poiché l’avevo trovata decisamente in deficit di assetto e difficile da portare al limite.
La BMW #20 di questa stagione, invece, mi appare subito più facile, correttamente bilanciata e con sospensioni più scorrevoli. Anche l’assetto statico della moto mi appare più basso rispetto allo scorso anno e la posizione di guida ne beneficia in tutti i frangenti e soprattutto in staccata.
Il motore della S 1000 RR Superstock ha beneficiato delle migliorie introdotte quest’anno sul modello di serie, che si sono ripercosse anche su quello da corsa. L’erogazione agli alti regimi non è cambiata molto, (la potenza in alto non è mai mancata al quattro cilindri di Monaco) ma dove si avverte un netto cambiamento è nell’erogazione della coppia in basso. La moto adesso non accusa più quel vuoto di potenza ai bassi che la versione 2011 aveva nei confronti della moto originale, e quindi anche per chi non è un pilota professionista è più facile andar forte con la S 1000 RR Superstock.
Sceso di sella posso sostenere che, in tutta sincerità l’aver guidato la moto di Sylvain Barrier di quest’anno, mi ha fatto subito ricordare a livello ciclistico quella con cui Ayrton Badovini ha stravinto la Stock nel 2010. E questo è un punto a favore del pilota italiano nel mettere a punto l’assetto…

S 1000 RR WSBK – LEON HASLAM: DIFFICILE
Lo scorso anno a Monza scesi dalla moto Superstock per passare alla Superbike del Team italiano e solo alla fine mi era toccata la moto ufficiale di Leon Haslam. Stavolta, complice un problema tecnico a una delle moto di Badovini, mi sono stati affidati subito i manubri di quella di Haslam.
Poco male, mi sono detto, così posso fare subito un confronto con quella dello stesso pilota che provai a Monza nel 2011. Il mio turno in sella alla moto di Leon, però, si trasforma in una lotta muscolare con una bestia da domare… e capisco solo ora il perché Haslam sia così palestrato…
La posizione di guida è drammatica: Leon usa manubri bassi, stretti e spioventi e le pedane sono altissime e sono costretto a cambiare modo di guidare nel giro di pochi chilometri. Con leve così corte sono costretto a buttarmi fuori dalla moto nelle curve lente per farla voltare, e la S 1000 RR risponde docile e obbediente… almeno fino al momento di aprire il gas… Beh, se già la BMW ufficiale dello scorso anno mi aveva impressionato per il vigore dell’erogazione ai regimi intermedi, ora sono riusciti a tirar fuori ancora più cattiveria dal quattro cilindri in linea, che in uscita di curva fa esibire la moto in coreografiche impennate che non si placano neanche inserendo la quarta marcia…

L’assetto è caricato sull’avantreno, come piace ad Haslam, ma meno rispetto allo scorso anno e nelle curve lente si riceve una sensazione di sicurezza incredibile unita ad una velocità nel cambiare direzione davvero notevole. Tanta sicurezza sullo stretto, però, si ripercuote negativamente sulla curve veloci: a Misano al Curvone si entra in quinta piena e in quel frangente l’avantreno della moto di Haslam mostra degli evidenti scuotimenti della forcella che non invitano ad osare molto. Probabilmente ciò è dovuto ad un setting molto chiuso della Ohlins davanti e una ipotetica soluzione sarebbe entrare caricando meno l’avantreno (probabilmente Leon fa così) ma in tutta sincerità, con una moto di valore inestimabile, non me la sono proprio sentita di fare il curvone a manetta lasciando che l’avantreno decidesse da solo della mia incolumità…

S 1000 RR WSBK – MICHEL FABRIZIO: LA GIUSTA VIA
A Misano mi sarebbe piaciuto provare la S 1000 RR di Ayrton Badovini in modo da poter abbozzare un paragone con quella dello scorso anno anche in questo caso. Il caso però ha voluto che la moto di Ayrton si fosse fermata per un problema tecnico e in quel momento non fosse disponibile, così mi sono stati offerti i manubri di quella di Michel Fabrizio, che ho prontamente accettato. Prima dentro e via per l’ultimo turno di questo dream test a Misano.

Mi sono sufficienti pochi metri per sentirmi nuovamente a mio agio. Michel ha grossomodo la mia corporatura e quindi mi trovo perfettamente bene con la triangolatura sella/manubri/pedane. Ormai sono abbastanza caldo e posso tirare un po’ di più fin da subito, grazie anche al fatto che l’erogazione della moto "italiana" mi appare subito più dolce. Ai box mi spiegheranno che la differenza con la moto di Haslam non è dovuta a configurazioni meccaniche diverse, bensì al fatto che Leon preferisce gestire da solo il gas e non fa applicare tagli all’erogazione ai medi regimi, mentre gli altri piloti si affidano ad una mappatura del ride by wire che rende la moto più docile all’apertura del gas.
L’assetto adottato da Michel è a mio avviso più equilibrato e infatti la moto mi ricorda subito quella di Ayrton Badovini che testai nel 2011. Le sospensioni sono più soffici nella regolazione rispetto a quelle adottate da Haslam, e ciò rende la BMW del Team Motorrad Italia GoldBet più facile da gestire rispetto quella ufficiale. Il rovescio della medaglia è che nelle curve lente la moto non mi dà la stessa confidenza di quella ufficiale, specie sull’avantreno. Sensazione che, con immenso piacere, si rovescia sul veloce e infatti la moto di Fabrizio mi permette di entrare al curvone senza patemi viaggiando sicura e spedita sulla traiettoria che desidero. L’erogazione più delicata in uscita di curva mi permette di aprire il gas un po’ prima e di controllare più facilmente le impennate di potenza, e quindi a fine turno la mia preferenza non può che andare inevitabilmente alla moto preparata dalla squadra di Serafino Foti.

A fine giornata sono tanti i pensieri che si accavallano nella mente, e tra tutti quello più persistente è l’essersi resi conto ancora una volta che nel motociclismo sportivo non esiste una ricetta univoca che porti alla vittoria, e che sono sufficienti poche differenze tecniche, di assetto e di posizione di guida, per rendere sensibilmente distanti tra loro moto che sono uscite dalla fabbrica perfettamente identiche tra loro.
Un sincero ringraziamento va ancora una volta alla BMW Motorrad che ci ha permesso di partecipare ad un evento di questa portata.

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