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Ducati Hypermotard 796 - PROVA

Il "giocattolo" per adulti... Facile e divertente

Moto - Test: Ducati Hypermotard 796 - PROVA
Hypermotard, un nome che viene accostato a diverse idee e concetti: leggerezza, facilità di guida, bellezza, cattiveria, in una parola… Ducati! La Casa di Borgo Panigale offre due varianti, la 1100 Evo (anche in versione SP) e la 796. La prima è quella più potente, più aggressiva, mentre la seconda è più a "misura d’uomo" (ma questo non significa che non emozioni, anzi!). La Hypermotard 796 è già passata sotto le nostre mani, ma abbiamo deciso di ritornarci in sella ed utilizzarla ogni giorno, per trovarne ulteriori pregi e difetti, e ciò che si è scoperto è che per certi versi risulta migliore della "sorella maggiore".
Le sue dirette concorrenti si chiamano Aprilia Dorsoduro 750, la nuova Husqvarna Nuda 900 (che prestissimo proveremo), e per certi versi la KTM Duke 690R (che però è monocilindrica ed ha un allestimento tecnico superiore ed un prezzo più basso).
Parlando di prezzi, la Ducati è offerta a 9.265 euro chiavi in mano (ma per averla rossa occorrono 500 euro in più), appena 75 euro sopra l’Aprilia (9.190 euro su strada), e 225 euro in più della KTM (9.010 euro chiavi in mano).

TECNICA IN BREVE

Abbiamo analizzato già la moto a livello tecnico quando abbiamo effettuato il test, ma vale la pena "rinfrescare" la memoria. Il propulsore è un bicilindrico a 2 valvole raffreddato ad aria e con radiatore dell'olio, e la cilindrata effettiva è di 803 cc, per una potenza massima di 81 CV a 8.000 giri, ed una coppia di 75,5 Nm a 6.250 giri/min. La frizione è in bagno d’olio ed è di tipo APTC con antisaltellamento. Gli intervalli per la manutenzione programmata sono previsti ogni 12.000 km.

La ciclistica vede il classico telaio a traliccio in acciaio che "lavora" insieme ad una forcella rovesciata della Marzocchi con steli da 43 mm all’anteriore, ed un monoammortizzatore a leveraggio progressivo della Sachs, regolabile nell’estensione idraulica e nel precarico molla. Il forcellone è monobraccio, ed i cerchi sono a raggi sdoppiati. A "frenare" la moto ci pensa… Brembo, con due pinze ad attacco radiale all’anteriore a quattro pistoncini, montate su dischi semiflottanti da 305 mm, mentre al posteriore è prevista una pinza a due pistoncini con disco da 245 mm. I pneumatici sono da supersportiva, con misure di 120/70 e 180/55, mentre l’interasse è di 1.455 mm. Il peso della moto è contenuto in appena 167 Kg.
In Ducati hanno poi pensato ai più sportivi, ed hanno deciso di equipaggiare la Hypermotard 796 con una strumentazione digitale con retroilluminazione arancione, predisposta per l’utilizzo del kit di acquisizione dati DDA. Infine le colorazioni, tre. Bianca con il muso e i cerchi neri, completamente nera, o rossa, con telaio del medesimo colore e cerchi neri.

IMPRESSIONI DI GUIDA

Avviciniamoci alla moto ed osserviamola bene. Di sicuro questa Hypermotard 796 dà l’idea di essere molto spartana, non esistono "suppellettili" inutili, tutto è proprio come sui veri supermotard. Certo la strumentazione è veramente minimalista (ed il colore arancio non è proprio il massimo, per quanto ben visibile in ogni condizione atmosferica), ma possiamo apprezzare la discreta fattura di entrambe le leve al manubrio, regolabili su quattro posizioni, e le pompe di queste (anche la frizione è a comando idraulico) che hanno il serbatoio integrato.
Per contro, troviamo quelli che in Ducati chiamano "commutatori hi tech", che per quanto belli da vedere, risultano essere poco pratici: per "dare vita" al motore, bisogna premere a fondo il pulsante di avviamento, ed il tasto degli abbaglianti non è intuitivo (per inserire gli abbaglianti bisogna premere sopra ed effettuare della pressione).

E poi i soliti paramani/specchietti, croce e delizia dei possessori anche della Hypermotard 1100: i paramani integrano gli indicatori di direzione, cosa che a livello di design lascia a bocca aperta quanto a bellezza, ma che all’atto pratico risultano essere un problema per gli specchietti. Questi, una volta aperti, risultano a mo’ di appendice, rendendo così la moto esageratamente larga, ed inoltre vibrano troppo e risultano leggermente bassi, cosa che fa distogliere lo sguardo dalla strada.
Le plastiche sono di buona qualità, i cavi sono ordinati, tutto è molto curato come da tradizione Ducati, nulla è lasciato al caso. E poi al posteriore troviamo il fanale a LED, altro segno distintivo delle "Hyper", che alla vista risulta estremamente piacevole. Ma ora montiamo in sella.

Il paragone con la 1100 è scontato. Vi abbiamo detto che per certi versi questa versione è meglio della "sorella maggiore", ed in effetti è vero, perché la 796 è più facile, soprattutto grazie ad un peso inferiore, a sospensioni diversamente tarate, e dalla sella ad altezza più "umana" (ora è a quota 825 mm, ovvero 20 mm in meno della 1100). Il rombo del motore è Ducati, con quel propulsore desmo che ti entra nel cuore (e li rimane, perché te ne innamori!), e tirata la frizione scopriamo quanto sia morbida, anche se tende un pelo a "strappare". Il cambio è ancora un po’ duro rispetto alla concorrenza, ma risulta preciso.
In città ci si diverte, il peso "light", la facilità con la quale si tocca terra con i piedi, e manovrare la moto è un gioco da ragazzi. Tutto è molto intuitivo, i freni, le sospensioni che assorbono tutte le asperità, e da semaforo a semaforo appare un bel sorriso sotto la visiera, godendo della spinta del due valvole, che tra l’altro riprende anche ai bassi regimi.

DIVERTIMENTO ASSICURATO!
Quando si esce dal centro abitato si è completamente investiti dall’aria, su casco, petto e pancia, tanto è vero che oltre la velocità codice, si fa fatica a stare per più di qualche dozzina di secondi. Pochissime le vibrazioni, se non agli specchietti come già detto. Il bello di questa moto però, lo si denuda tra le curve. E’ qui che l’Hypermotard 796 si fa scoprire. La ciclistica va capita, bisogna fidarsi dell’anteriore (e caricarlo), e buttare giù la moto facendo pressione sul largo manubrio. La forcella sulle prime risulta un po’ morbida, soprattutto quando si frena tanto, ma poi offre sostegno, mentre il mono posteriore è ben tarato. Parlando di frenata, l’anteriore è potente il giusto e molto modulabile. Non si può dire lo stesso dell’impianto posteriore: per frenare bisogna impiegare parecchia energia, e la leva richiede una torsione del piede (e di conseguenza del ginocchio) non molto naturale. Anche innescare la derapata non è facile con un freno così poco modulabile, quando invece risulta pregevole il funzionamento dell’antisaltellamento.
Ma parliamo del pezzo forte: il motore. La spinta del bicilindrico garantisce una buona potenza ed allunga discretamente fino a 9.000 giri indicati. Per divertirsi basta tenerlo tra i 3.500 ed i 7.000 giri/min, dove il propulsore da il suo meglio e "tira fuori" dalle curve con una trazione impressionante.

Per concludere, la Ducati Hypermotard 796 risulta sicuramente una delle moto più divertenti in circolazione. Guidabile con facilità dal motociclista medio, è un bel "giocattolone" per quelli smaliziati, che tra i tornanti di montagna scopriranno cosa significa la parola divertimento, il tutto con consumi ottimi (si passano i 20 Km/l), a patto però, di ricordarsi che l’autonomia non è delle migliori: poco più di 200 i Km prima che la spia della riserva si accenda.

CI PIACE

Erogazione motore
Frenata
Equilibrio

NON CI PIACE

Specchietti retrovisori
Differenza prezzo per averla rossa
Frenata posteriore

In questo test abbiamo utilizzato:
Casco: X-Lite
Abbigliamento: Sidi
Stivali: Dainese


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