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Quiet Riot, il flat tracker elettrico di ClayMoto

L’atelier bavarese ha trasformato una Zero FX in un proiettile da ovale sterrato dall'animo ecologico

Moto - News: Quiet Riot, il flat tracker elettrico di ClayMoto

Unire il progresso e la tradizione in un solo prodotto non è mai cosa facile, specialmente quando si parla di motori.

La tecnologia si evolve e lascia indietro tecniche e “sapienze” che sembrano ormai obsolete. Non è questo il caso però di Quiet Riot, il flat tracker elettrico creato da ClayMoto.

La firma d’autore

Come il nome può suggerire, nell’atelier di Nick Graveley, che da 16 anni ha portato la sua attività a Monaco di Baviera, le special si fanno alla vecchia maniera: modellando sul telaio l’argilla fino ad ottenere i cosidetti “clay model” da cui partire per il progetto finale.

Nick, che ha collaborato al design della Zero SR/F nel 2018, ha portato le sue tecniche anche sulla Zero FX, per creare una custom ispirata alle moto da competizione del flat track.

Il progetto

Dopo 80 ore di modellazione Nick è riuscito a completare le sovrastrutture in argilla di metà moto. Per l’altra metà, come è solito fare, è bastato uno specchio.

Le parti in argilla sono passate sotto la lente di un più moderno scanner che ha permesso di ricavare, attraverso la stampa in 3D, una scocca in ABS (Acrilonitrile butadiene stirene) che è stata preso come riferimento per la creazione della sovrastruttura in fibra di carbonio.

Non potendosi permettere di affidare la realizzazione ad un’azienda europea, Nick ha scelto di rivolgersi ad una fabbrica cinese, che 4 mesi dopo però ha inviato la scocca danneggiata. Ci sono voluti così altri 6 mesi di lavoro per ottenere il risultato desiderato dagli standard di ClayMoto, un leggerissimo monoscocca da 2,4 kg .

I dettagli

Gli stilemi del flat track ci sono tutti: Nick ha infatti sostituito le ruote originali con una coppia di cerchi Sun Rims da 19”, utilizzando mozzi FX e gomme Shinko da competizione.

Il gruppo ottico anteriore è tutto nascosto all’interno della tabella portanumero, con i due fari verticali Shin Yo da 50 mm sulla sinistra e gli indicatori di direzione LED praticamente invisibili.

Su una struttura in alluminio invece è stato installato un parafango che ospita il faro posteriore e il portatarga: una soluzione che, essendo ancorata al forcellone, permette di essere rimossa non appena si valicano i cancelli della pista.

La trasmissione a cinghia ha lasciato il posto a un più efficiente e grintoso kit catena-pignone, l’ammortizzatore posteriore è stato accorciato nella corsa per migliorare la stabilità “di traverso”.

Il freno posteriore poi, visto che la Zero non ha cambio, è stato portato sulla leva sinistra del manubrio, per migliorare la frenata posteriore e i tempi di reazione, così da sverniciare gli avversari sull’ovale di terra, ma senza far alcun rumore.


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