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Ducati Super Sport: gloria eterna per la sportiva stradale perfetta

Una storia lunga 35 anni per quella che verrà sempre ricordata come icona del mondo ducatista

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Ci sono tante dinastie di successo nel mondo della moto, ma poche hanno avuto un valore forte - almeno qui in Italia - come quella della Ducati Super Sport, un'icona del motociclismo sportivo italiano che ha attraversato 35 anni di storia e ha assistito più volte al crollo e alla rinascita del marchio, rimanendo sempre un punto di riferimento per gli appassionati. Per molti lei è ancora il simbolo della sportiva stradale per eccellenza, e dentro il suo telaio il motore Desmo a 2 valvole ha raggiunto la sua forma più completa. 


Nata dalla strada, pensata per le corse


La Supersport, o per meglio dire, la SS, mette le radici in una gara: la 200 Miglia di Imola del 1972. Ducati ha deciso di partecipare con una moto derivata dalla produzione di serie, prendendo una 750 GT e modificandola per renderla più stabile e veloce nei lunghi rettilinei e curvoni della pista romagnola. Il risultato è la 750 Sport che ha fatto doppietta con Paul Smart e Bruno Spaggiari, base perfetta per la 750 Super Sport del 1973, una moto da pista con targa e fari, unica per l'armonia estetica delle sue forme e per il serbatoio con striscia verticale trasparente per verificare il livello del carburante.
Fu un successo immediato, anche se la produzione era limitata a pochi esemplari che ora sono fra i modelli più ricercati di sempre per i collezionisti Ducati. La produzione di questa moto non portava grossi profitti in Ducati, l'elevato prezzo riusciva giusto a coprire i costi di produzione e sviluppo del mezzo, che con il motore Desmo a coppie coniche e carter tondi era un concentrato di tecnologia pura, che trascinò anche le vendite dell'intero listino e salvò l'azienda dal fallimento.
Una moto che era già un mito dopo pochi anni dal suo ingresso sul mercato, non poteva non avere una seconda versione, così nel 1975 nacque la Super Sport 900, con il motore a carter quadrati ripreso dalla 860GT. Rimase in listino anche la 750 e fu la nascita di una "gamma" più completa, ma comunque a tiratura molto limitata: 250 esemplari per entrambe le cilindrate. La produzione della Super Sport "carter quadrati" si allungò fino al 1981, quando in listino era già presente anche la più moderna ed efficace MHR 900 che ne offuscò il blasone. Uscì di scena per qualche anno in favore di altri modelli derivati dalle competizioni come la MHR portata a 1000cc e la 750 F1 del 1985. 


La gloria del "faro quadrato"


Super Sport non era un nome facile da dimenticare per gli appassionati, così Ducati fu costretta a tornare sui suoi passi per ridare ai ducatisti una sportiva stradale per eccellenza. Con le competizioni affidati a mezzi ben più specialistici, la 750 Sport del 1988 espresse il concetto più puro di moto sportiva con motore stradale. In questo caso la moto aveva il telaio della F1 ma il motore della più paciosa Paso 750, ottima combinazione che portò al primo modello contraddistinto dal solo acronimo di SuperSport: la SS 900, con telaio rigido ma non troppo ed estetica davvero mozzafiato. In questo caso il motore è un 904cc in parte derivato dalla 851 da Superbike, un'unità perfetta e dalla potenza equilibrata di 84 CV su 180 kg a secco.
Nasce il vero boom commerciale della SS, che da li a poco avrebbe ampliato la gamma con diverse cilindrate e versioni. Dal 1988 al 1998 abbiamo visto nascere, oltre alle due cubature classiche, le versioni HF con semicarena, la SS 350 e la SS 400 studiate principalmente per il mercato giapponese e asiatico, ma dal discreto successo europeo, mentre la SS 600 nasce come alternativa più economica e per neopatentati. All'apice di tutta la gamma ci fu la 900 Super Light, una SS alleggerita e monoposto con particolari in carbonio e un'estetica più estrema con tabelle portanumero. La sua tiratura limitata la rende oggi ambitissima, sopratutto nella sua versione finale Super Light Limited Edition in un elegante grigio. Poi arrivò la seconda grande rivoluzione.


Ultima serie: lo "squalo"


Anno 1999, un certo Pierre Terblanche (abbiamo parlato di lui qui) prende il comando del Centro Stile Ducati e l'impegno di realizzare l'erede della SS più famosa di sempre: compito arduo, ma quella che si vide all'EICMA fu una moto dal look particolarmente azzeccato. La nuova SuperSport (che torna al nome per esteso) ha una bocca da squalo dietro la ruota anteriore e linee morbide e sinuose. L'ispirazione arriva dalla Supermono e il suo profilo diventa subito un'icona di sportività non estrema, adatta all'uso stradale. Il telaio, dopotutto, è lo stesso della precedente moto, mentre i motori DesmoDue vengono aggiornati con l'iniezione elettronica per esprimere ancora più vigore e inquinare meno. Nascono due diverse versioni sia a carena integrale che a semicarena HF: Sport (con ciclistica semplificata) e SuperSport (con doppio disco anteriore e sospensioni più pregiate), prima nelle classiche cilindrate di 750 e 900, poi 620, 800 e 1000, con l'ultima anche in versione DS con doppia candela, ultima espressione del bicilindrico a due valvole su questo modello capace di 85 CV su 185 kg di peso. Dopo l'uscita di scena, nel 2007, telaio e motori furono usati per la sfortunatissima ma affascinante serie Sport Classic... ma questa è un'altra storia.


La SS è stata l'essenza del ducatista


Per il modello furono anni d'orgoglio e gloria, benchè le vendite non siano mai state un vero punto forte del progetto. Se si pensa alle giapponesi di anni '90 e '00, le SuperSport non erano che un prodotto di nicchia, ma il blasone di quel nome e lo zoccolo duro di appassionati della serie hanno tenuto botta fino alla definitiva rimozione dai listini. Se facciamo i conti, dal 1972 al 2007 sono ben 35 anni di SuperSport, più di tre decenni di passione vera, perchè l'acquirente tipo di ogni singola SS ha sempre scelto con la pancia e con la consapevolezza di mettersi in garage una moto sanguigna e ricca di personalità, mai banale nelle linee e nel comportamento su strada, mai china a volontà di mercato o statistiche di vendite. Dentro ogni SS c'è il cuore della passione e forse tutto il senso dell'essere ducatista, qualcosa che - probabilmente - non vedremo mai più.

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