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Pathos: la Brutale vintage di Officine GP Design

La GP Design di Torino propone un kit per "antichizzare" la Brutale

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GP Design è un nome che i nostri lettori dovrebbero conoscere, visto che già in passato abbiamo dedicato delle pagine di OmniMoto.it alle creazioni dell’officina torinese, specializzata in special abbastanza fuori dal comune. In passato Luca e Fabio Pozzato, titolari della GP Design si sono dedicati soprattutto alle moto di casa Suzuki, tra cui una supermotard su base Gladius 650 e la più recente Scrambler, sempre costruita attorno a una Gladius.
In occasione di Eicma 2012, però, l’atelier torinese si è lanciato in un progetto più audace, che ha per protagonista una MV Agusta Brutale 1090R, che è stata modificata in chiave retrò per ispirarsi alle moto che un tempo resero famoso Giacomo Agostini.

Le modifiche approntate fanno parte di un kit che può essere acquistato dal cliente o montato da GP Design, visto che non prevede modifiche alla moto e quindi è completamente reversibile.
Con la Pathos, i Pozzato si sono ispirati alle moto degli anni 70 reinterpretandone il design, utilizzando alluminio che rimane a vista con del trasparente opaco, e il rosso "Pathos" che ci permette di intravedere le linee dell'alluminio spazzolato a mano.
Curioso il serbatoio con il doppio tappo di cui uno è per la benzina, e l'altro ha uno speciale innesto per inserire uno smartphone con il cavo di ricarica.
Sul serbatoio spicca su entrambi i lati il logo MV retro illuminato da led, con ghiera in alluminio, tecnologia che viene riutilizzata anche per il faro che viene dotato di un "Angel Eye", incastonato in un cupolino un po’… abbondante a onor del vero...

A quanto pare, però, le scelte stilistiche sono volute e infatti il disegnatore sostiene che: "Quando ho sognato la Pathos, cercavo risposte attingendo nel passato, mi resi conto che il passato fa parte di me, del mio presente, creare una moto non volgare, non volevo una replica, un'identità propria... non volevo fosse soltanto un incontro delle mie esperienze visive del mondo motociclistico da me vissuto. Una moto realizzata con tecniche artigianali con una finitura attuale. Una moto da toccare, da vivere con quella ruvidezza, quelle imperfezioni che diventano peculiarità tattile, un'omogenea visione dal disegno pulito, un impatto forte con il rosso "Pathos" che lascia intravedere il passaggio delle mani che hanno lavorato l'alluminio.
Il giorno che la moto fu assemblata, il giorno in cui la vidi ho avuto la sensazione di aver proiettato quel sogno, avevo il timore di toccare, eppure lei era li, accarezzai il serbatoio per sentire la lavorazione, in quell'istante tutto si fermò... Ogni singolo particolare, ogni parte ogni vite tutto converge verso un'unica direzione, ore di lavoro, ore di passione sono la spinta per poter realizzare opere uniche"
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Il codino e il serbatoio della Pathos sono realizzati a mano in alluminio e sono intercambiabili con le parti originali. La sella è realizzata in pelle color cognac con una speciale spugna in memory foam, i cerchi a raggi sono della Kineo, lo scarico è della Hpcorse rifinito con una speciale verniciatura nera, mentre il resto della componentistica come manopole, pedane, tamponi, e tappi del serbatoio sono firmati Rizoma.

La nostra opinione è che le soluzioni utilizzate siano sicuramente pregevoli e degne di nota, anche se l’impianto formale è poco armonico, poiché ci sono linee, come quelle della coda, che seguono in via obbligata delle inclinazioni e dei volumi tipici delle moto moderne, mentre il serbatoio sembra voler andare anche più indietro degli anni settanta che hanno ispirato le forme della Pathos. Allo stesso modo, il cupolone calca molto la mano su volumi più vicini agli anni ottanta che non ai settanta, rendendo la Pathos disarmonica.
Ci auguriamo, poi, che alla GP Design si siano dimenticati di sostituire i convogliatori del radiatore ma soprattutto il parafango anteriore, che con le sue forme moderne, adesso è veramente fuori contesto.
E voi, che ne pensate?

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