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Qatar 2009 come Misano 1989. O era Spa?

Corsi, ricorsi (storici), e gestioni dilettantesche.

Moto - News: Qatar 2009 come Misano 1989. O era Spa?

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Sono passati vent’anni esatti dalla stagione 1989, quando il problema della pioggia emerse con prepotenza sullo scenario del Motomondiale. Breve sintesi per i più giovani: guidare una 500 fine anni ’80 era già un affare complicato sull’asciutto, figuriamoci sul bagnato. Metteteci che il regolamento praticamente non prevedeva alcunché, in materia (se non il rientro ai box e il cambio delle gomme – attenzione, non della moto) e capirete il caos che si è scatenato nelle due occasioni, a Misano e Spa, in cui durante la gara sono arrivati scrosci di pioggia a rovinare tutto.

E SCIOPERO FU
Nel primo caso i piloti scioperarono proprio – l’asfalto del Santamonica era troppo scivoloso per correre anche con le rain – mentre nel secondo si mise in scena una farsa in tre atti (tre come le frazioni in cui venne divisa la gara) combinando un gran pastrocchio regolamentare. Il regolamento prevedeva un massimo di due frazioni per la gara, dunque la terza fu annullata, con strascichi polemici a non finire e punteggio dimezzato, visto che la lunghezza totale delle prime due…manches non raggiungeva il 50% della distanza di gara.

Alla fine, si arrivò a regolamentare ciò che i piloti avevano fatto di loro iniziativa: nel momento in cui il primo alza la mano, la gara viene sospesa. Allora, chi in sella ci stava contava davvero poco, e il riconoscimento di quel loro potere fu una vera e propria svolta epocale. Alla luce di quello che è successo domenica – e lunedì, diciamocelo – possiamo riflettere e concludere che, forse, il potere dei piloti non è mai cambiato, se non all’apparenza.

ARRIVA LA NOTTE
Si inizia con il correre di notte. Tutti i piloti dicono che è una gigantesca fesseria, ma tutti fanno buon viso a cattivo gioco, perché tutti sanno bene quanto costa l’intero giochino che chiamiamo sport motociclistico, e la ragion di stato è comunque sempre la ragion di stato.
Si prosegue con la riduzione della lunghezza delle prove. Prove in cui si verifica quello che tutti avevamo previsto: i piloti, alla fine, fanno comunque lo stesso numero di giri, ma tutti insieme in pista, aumentando i rischi. Qualcuno mugugna, ma non si va oltre.

125 e 250: 17 GIRI DI SCANDALO
Infine, la meraviglia di Domenica. Parte la 125, fa quattro giri, inizia a piovere, si interrompe la gara e, per non correre il minimo rischio di incasinare palinsesti televisivi, si stabilisce che quei quattro giri bastano e avanzano, tanto la 125 non la guarda nessuno. E i piloti? Chi aveva la sua strategia, chi è partito indietro e stava rimontando? Fatti suoi, si lamenti pure, tanto non glie ne frega niente a nessuno. Dei team nemmeno, se si levano di torno fanno solo un piacere, magari qualche sponsor filtra alla MotoGP.

La 250? Stessa storia, anche se è andata meglio, visto che non è piovuto. Con un abile colpo di mano, sempre in ossequio alla Dea TV, viene fatta partire in ritardo, con distanza non regolamentare, praticamente all’unico scopo di asciugare la pista per la MotoGP. Chissà se qualcuno avesse fatto reclamo cosa sarebbe successo…

IN QATAR...PIOVE!
Poi, come previsto, per la MotoGP si aprono le cataratte del cielo e viene giù il diluvio universale. Roba che qualcuno – ipocritamente – sostiene in Qatar non succeda mai, ma che invece capita eccome: andate su qualche sito meteo e guardate le precipitazioni medie di quella zona, e scoprirete che, ma guarda un po’, piove anche lì. Cosa si fa, si ammette di essere stati degli imbecilli nel voler correre dietro alla F1, si impara la lezione e se ne fa tesoro? Non sia mai. Meglio sballare completamente la logistica e far correre la gara il giorno dopo, giusto per evitare che i network televisivi spellino vivi gli organizzatori per il mancato spettacolo.

CRISI? MACCHE'
In tempi di crisi – si dice – sarebbe un vero spreco essere venuti fin qui, aver speso un fracco di soldi, per poi non correre. Sarebbe anche condivisibile, anche se viene da pensare che spostare tutti i voli aerei e prolungare le soste di tutti non dev’essere costato due lire. Viene però da obiettare come mai, in tempi di crisi, non sia venuto in mente a nessuno che correndo di giorno si sarebbero risparmiati una valanga di soldi in illuminazione, e in caso di pioggia si sarebbe potuto correre comunque. Con tutte e tre le categorie, in orari regolamentari. Ah, già, delle altre due non frega comunque nulla a nessuno, quindi facciamo finta di nulla.

SI RISCHIA GROSSO
Fin troppo facile fare della retorica dicendo che i tempi cambiano nella forma, ma quasi mai nella sostanza. Però pare vero: alla fine, i padroni del vapore – gli organizzatori – continuano a decidere quello che vogliono sulla pura e semplice logica del profitto dell’evento. Dell’opinione dei piloti – e, viene da dire, anche del buon senso – nessuno si dà per accorto. Attenzione, perché a fare così si finisce a rischiare grosso. Nessuno trova somiglianze con quello che è successo nel mondo finanziario? Beati voi. Io spero di sbagliarmi.

Nel frattempo, mi immagino la faccia di due fratelli romani, che di mestiere fanno anche loro gli organizzatori di eventi motoristici. E che devono aver passato un weekend divertentissimo

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