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Yamaha MT-03 2006 - TEST

L'abbiamo provata scoprendo che non c'è solo design...

Moto - News: Yamaha MT-03 2006 - TEST

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Un bello stile, 6.490 euro di listino ed un marchio che è una garanzia: Yamaha. Ha tutte le carte dalla sua parte la nuovissima yamaha MT-03, compresa quella del piacere di essere guidata, elemento che non guasta mai quando si ha a che fare con moto nate per divertire.

Ma prima di scoprire come va su strada, cerchiamo di conoscerla meglio, partendo proprio da quel suo essere essenziale che la rende unica. Sì perché, proprio come MT-01, MT-03 nasce per stupire, per essere un oggetto da ammirare ma senza andare incontro ad elementi pacchiani o forzati.

Quale miglior elemento, se non un reparto meccanico curato e ben rifinito, per raggiungere lo scopo? Nessuno, e così la MT-03 si ritrova a mettere in bella mostra il suo propulsore  monocilindrico attorno al quale si snodano un telaio in acciaio ed un generoso forcellone gestito da un monoammortizzatore posizionato curiosamente a mezza altezza sul lato destro della moto.
La forcella, a steli dritti da 43 mm, offre una escursione di 30 mm ed è inclinata di 26° rispetto alla verticale. Nonostante un angolo piuttosto accentuato, l’avancorsa è di soli 97 mm ed il passo di 1420 mm: misure in grado di assicurare grande maneggevolezza e divertimento.

Il propulsore, è il 660 monocilindrico che abbiamo conosciuto ed apprezzato su moto di successo come yamaha XT ed aprilia Pegaso. Pochi CV, 45, e 56.2 Nm di coppia massima a 5.250 giri, ma una rapportatura adeguata alle esigenze (più corta) di chi con MT-03 vuole divertirsi. Peso? 174.5 kg a secco: un’ottima via di mezzo.
Come va?
Un po’ prototipo per via delle sue originalissime forme ed un po’ supermotard per via della posizione di guida, che prevede un manubrio largo e vicino al pilota, il busto eretto, le pedane alte ma non troppo arretrate.
Percorso idoneo? Quello della nostra prova…costiero ricco di curve di ogni tipo, alternato ad un tratto veloce e ad uno più ampio con curve da terza e quarta marcia.

Il comportamento della roadster-motard yamaha è stato sempre esemplare. In staccata la forcella è molto progressiva nell’affondamento e non scompone mai l’assetto. La frenata è potente ma anche modulabile, si può entrare in curva ancora “pinzati” avendo sempre un ottimo feeling con la ruota anteriore, solo il freno posteriore è leggermente brusco e porta al bloccaggio se si “pesta” troppo il pedale.

Nelle rapide serie di curve basta pensare ai cambi di inclinazione per vederli eseguiti, un comportamento dovuto sicuramente alla distribuzione dei pesi caricata sull’avantreno. Il monoamortizzatore laterale, se a prima vista può far pensare ad una trovata estetica, svolge invece  perfettamente il suo compito. La ruota posteriore è sempre ben attaccata al suolo, anche alle inclinazioni maggiori, quando le pedane, tra l’altro non troppo basse, sfregano fragorosamente al suolo.

Il motore non è certo un fenomeno di potenza ma non conviene comunque farlo “frullare” troppo in alto dato che il range operativo è tra i 5.000 e i 6.000 giri. In curva è meglio lasciarla correre con la classica “marcia in più” per sfruttare il rapporto inserito anche in uscita invece di essere costretti a cambiare per non trovarsi al limitatore.

Con un simile comportamento nel misto stretto c’era da aspettarsi un avantreno quantomeno ballerino sui tratti veloci. Invece la MT-03 ci ha sorpresi con un stabilità degna di moto ben più sportive. In prossimità della velocità massima indicata, di poco superiore ai 160 km/h, si può rimanere accucciati ed affrontare “a cannone” anche i curvoni più impegnativi. Davvero non ce lo aspettavamo!

Abbiamo potuto provare per qualche chilometro anche un esemplare dotato degli scarichi optional Akrapovic. A parte il sound coinvolgente e l’estetica accattivante, l’unica differenza avvertibile ci è parsa la maggiore prontezza di risposta ai regimi bassi, un “investimento” che ci sentiamo di consigliare a quanti si apprestano ad acquistarla.

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