Tu sei qui

Indian Scout “Shrimp”, il tributo di Anvil al dio della velocità

Commissionata da Indian e presentata durante il Wheels & Waves, celebra i 120 anni dalla nascita di Albert Burns

Moto - News: Indian Scout “Shrimp”, il tributo di Anvil al dio della velocità

È stata svelata ieri sera durante l’Artride, la rassegna artistica del Wheels & Waves la Indian Scout Sixty customizzata dal “duo dinamico” di Anvil Motociclette. Un progetto ufficiale che ha unito i designer emiliani e la casa motociclistica di Springfield nel ricordo di uno dei primi pionieri della velocità su due ruote: Albert "Shrimp" Burns.


Danza della polvere


La storia di Burns è stata l’ispirazione principale per Anvil Motociclette, che hanno tentato, riuscendoci, di costruire un tracker che si distaccasse dai canoni estetici dell’ormai celebre concept Scout FTR1200. Phonz e San Marco non sono nuovi a progetti dal forte richiamo storico, come la Scrambler Sixty2 di Ducati presentata al MotoBikeExpo del 2017 o le Moto Guzzi realizzate durante lo show Lord of The Bikes. Questa volta però i due customizzatori hanno avuto l’aiuto fondamentale di partner d’eccezione, come Ohlins, Zard, Pakelo e Newfren, che hanno contribuito con componenti e spunti. I lavori sulla moto hanno previsto prima di tutto uno strip tease radicale: della Scout Sixty è rimasto solo il bicilindrico a V da 999 cc e 100 CV di potenza, incastonato su un telaio tubolare realizzato artigianalmente che si sposa con un telaietto posteriore rivisto nelle dimensioni per alloggiare le due sospensioni posteriori Ohlins e la ruota da 19”, come le tavole sacre del flat track comandano. Targata Ohlins anche la forcella telescopica anteriore, che poggia su una piastra di sterzo artigianale, realizzata a mano da Anvil Motociclette. L’olio di gomito della coppia ha trovato sfogo anche nel serbatoio in acciaio, battuto a mano e dipinto di nero con inserti bianchi, come da tradizione Anvil, su cui campeggia il profilo del capo tribù. Sui cerchi da 19” in alluminio trovano posto pneumatici Maxxis DTR-1 da gara, mentre il motore può contare su scarichi vintage disegnati appositamente da Officine Zard, frizione Newfren e filtro aria K&N. L’unico freno, il posteriore è firmato Brembo, mentre la sezione posteriore con sella in “black&white” e parafango corto sono sempre opera di Anvil. Vista la storia, le linee e le dotazioni “race ready” il nome della moto non poteva che essere lo stesso con cui Burns veniva accolto sulla linea di partenza: Shrimp.


Il mito di Burns


Il nome ai più forse non dirà molto, ma Albert Burns è stato uno dei piloti più veloci dei motordrome americani nei primi anni del ‘900. Iniziò la sua carriera a 14 anni, con una moto Indian costruita da solo, gareggiando nelle competizioni meno seguite. Proprio tra la polvere del “dirt” e il legno delle gare di velocità nacque il mito di “Shrimp”, in italiano “gamberetto”: un soprannome dovuto alla sua corporatura esile e alla sua imprudenza in sella. Anni di successi nei motordrome più piccoli lo portarono a gareggiare con una Indian ufficiale nel 1920, su cui esordì all’Ascot Park nelle gare da 25 e 50 miglia. Durante la prima competizione, la 25 miglia, ebbe un incidente sul legno della pista e venne ferito dalle schegge su tutto il corpo. E qui inizia il mito di Shrimp: si fece medicare e bendare le ferite, chiese in prestito la moto ad un compagno di scuderia e si presentò in griglia per la 50 miglia. Riuscì a rimanere dietro ai più veloci per tutta la gara e, all’ultimo girò compì l’impresa, sorpassando tutti e tagliando per il primo il traguardo. La sua media di velocità, 102 miglia orarie, sbriciolò tutti i record esistenti nelle competizioni a due ruote. Quattro mesi dopo Burns morì, in seguito alle ferite riportate dopo un incidente di gara a Toledo, Ohio. Una tragedia che lo fece entrare nella leggenda dei motorsports a stelle e strisce e che è raccontata anche nella serie TV Harley and the Davidsons. Un mito che rivivrà sulla special di Anvil Motociclette domani, durante El Rollo, la gara di flat track del Wheels and Waves, con un pilota d’eccezione: il talento italiano dell’ovale sterrato, Emanuele Marzotto.


Articoli che potrebbero interessarti