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Le differenze tra una Superbike e una Superstock, spiegate dal Team Kawasaki Puccetti Racing

Andrew Pitt, capo del team di Randy Krummenacher, ha rilasciato un'intervista a WorldSBK.com

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Il futuro della Superbike è un argomento sempre caldo tra gli appassionati del motorsport su due ruote e gli addetti ai lavori. In molti credono che la soluzione per rendere il mondiale delle derivate di serie più entusiasmante sia portare quelli che attualmente sono dei veri e propri prototipi su un gradino più basso: proprio vicino a quelle che sono “le moto di serie”. Uno dei rischi, ovviamente, potrebbe essere quello di vedere cancellata la categoria delle Superstock 1000, che invece usa davvero moto simili a quelle che chiunque può comprare in concessionaria. Ora, al di là di cosa succederà in futuro, vediamo innanzitutto quali sono le differenze sostanziali tra le due categorie.


Differenze nella ciclistica


Il Kawasaki Puccetti Racing è presente in tutte e quattro le classi del mondiale e la squadra ha una delle più grandi conoscenze delle differenze tra tutte le moto. Così Andrew Pitt, capo del team di Randy Krummenacher, ha spiegato le differenze tra le moto al sito ufficiale della Superbike, WorldSBK.com, di cui riportiamo alcuni passaggi. “Prima di tutto c’è una importante differenza per quel che riguarda la ciclistica, poiché abbiamo un forcellone standard sulla moto della STK1000 di Toprak e uno Kalex su quella del SBK. È anche per quanto riguarda la forcella Showa, abbiamo la sospensione factory sulla moto del WorldSBK rispetto a quella originale della moto della STK1000”. Dunque, già sotto questo punto di vista, conoscendo quanto può una ciclistica evoluta fare la differenza, c’è un importante gap tra le due categorie.


Il grosso lo fa l'elettronica però


Ma l’aspetto forse più importante riguarda l’elettronica. “Per quanto riguarda le prestazioni del motore e la velocità massima, non c'è molta differenza. Le moto che lasciano la fabbrica sono ad un livello molto alto. La differenza tra le due categorie la fa soprattutto l’elettronica, in Superbike è tutta un’altra cosa. Il sistema elettronico delle Superstock è molto più primitivo rispetto a quello montato sulle SBK. E c’è anche una grossa differenza di costi. Nella SBK la centralina è Magneti Marelli ed è molto più raffinata: consente di gestire molto meglio la durata delle gomme e di poter girare con lo stesso ritmo per più tempo”. Insomma, pensare che l’elettronica nel mondo delle corse su due ruote non sia poi così rilevante è evidentemente un grosso errore.


Centralina unica, forse non un'idea sbagliata...


A questo punto viene anche da pensare che l’idea di proporre, come qualcuno ha fatto in questi mesi, una centralina unica per tutti (dunque chiusa e non più personalizzabile e sviluppabile “internamente”) potrebbe in qualche modo livellare un mondiale Superbike che attualmente ha, di fatto, quattro piloti su un gradino e tutti gli altri su un livello nettamente più basso, senza nulla togliere al talento dei più forti, ovviamente.

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