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Il Passo Sella chiude alle moto e alle auto

Accadrà in via sperimentale il mercoledì dalle 9.00 alle 16.00. Dal 2018 il provvedimento potrebbe riguardare anche Pordoi, Gardena e Campolongo

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Un provvedimento destinato sicuramente a far discutere, quello seguito all’iniziativa degli amministratori delle province autonome di Bolzano e Trento, che leggiamo sulle pagine de Il Fatto Quotidiano. Perché, se da un lato c’è chi plaude all’idea di trasformare i passi in aree protette per ciclisti e camminatori - vedi ad esempio l’alpinista Reinhold Messner - dall’altra ci sono gli operatori turistici che temono l’inevitabile calo di presenze. Ma il tempo delle congetture è finito: con l’avvio della sperimentazione sul passo Sella, che a partire da questo luglio sarà chiuso ad auto e moto tutti i mercoledì dalle 9.00 alle 16.00, si potranno fare i primi bilanci. E sebbene sia un provvedimento infrasettimanale, cade proprio nel periodo in cui tantissimi appassionati, italiani e non, scelgono l’arco alpino per le proprie vacanze in moto (e in auto). E possiamo già immaginare, a questo punto, le facce deluse sotto al casco di chi, impegnato nel classico giro dei quattro passi (Sella, Pordoi, Gardena e Campolongo), all’oscuro del provvedimento sarà costretto a fare dietrofront e tornare a valle.


Soluzione adatta?


Una delusione che si potrà leggere ancora più forte sul volto di albergatori, ristoratori e in generale di tutti coloro che vivono del forte richiamo turistico esercitato da uno dei luoghi più belli d’Italia. Perché se da un lato è vero che tanta bellezza va tutelata, dall’altro sorge il dubbio che muri e barricate contro i veicoli a motore non siano esattamente la soluzione adatta. Non la pensa così Reinhold Messner: “Questo è più che un primo passo verso il futuro. So che per fare ciò che per me sarebbe assolutamente necessario ci vorranno anni: la maggior parte dei passi dolomitici andrebbero chiusi, almeno per gran parte della giornata. Il futuro sta in un cambio radicale delle nostre Dolomiti, anche perché dobbiamo conservare e incentivare quel turismo che punta alla lentezza, al silenzio. Dobbiamo restituire le strade ai ciclisti, che attualmente sono quasi più numerosi di chi si muove a piedi. Sono persone che cercano il silenzio e ora invece abbiamo passi pieni di rumore, di aggressività”. E poi aggiunge: “Ti ritrovi in parete e non riesci nemmeno a sentire cosa urlano i tuoi compagni di cordata perché i motori di auto e moto coprono qualsiasi altro suono. Questo non è certamente quello che voleva l’Unesco quando ci ha attribuito il riconoscimento di patrimonio dell’umanità“.

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