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Aprilia RSV 1000: l'incompiuta

Segnò il debutto di Aprilia tra le maxi sportive. Ai vertici per telaio e motore, uscì di scena forse sul più bello

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Era il 1993 quando a Noale si decise che fosse ormai giunto il momento di fare l'ingresso nel segmento delle maxi sportive ad alte prestazioni. In quel periodo, la dinamica azienda guidata da Ivano Beggio, si era saputa costruire una solida reputazione tre le piccole 125, sfornando mezzi che nulla avevano da invidiare alle moto da GP. Piccoli bolidi che spiccavano, tra le altre cose, per vivacità nel design e nelle grafiche e che, per molti anni, fecero le fortune di Aprilia. A quel tempo si era ormai avviata l'ascesa al trono delle 125 e 250 nel mondiale con le AF1/RS, ed il Reparto Corse stava per andare in pista in 500 con la rivoluzionaria RSV 400, la bicilindrica. In questo turbinio di progetti ed innovazioni, c'era un buco ancora da colmare. Quel salto tra le categorie superiori che stava molto a cuore al Presidente Beggio: stava per arrivare la RS250 stradale e, per completare il quadro, ci voleva una sportiva da 1000cc. Aprilia doveva essere protagonista, non solo tra le piccole cilindrate a 2T, ma anche sul duro terreno delle sportive a 4 tempi, allora appannaggio quasi esclusivo delle giapponesi.


Il dado è tratto...


Si partì con il primi disegni alla fine del 1993. A curare le linee della nuova sportiva fu chiamato Giuseppe Ricciuti – papà dello Scarabeo e della RS250 – il quale puntò lo sguardo, per la carrozzeria della RSV, verso i jet da combattimento Sukhoi (aereo militare Russo). Per il motore la scelta cadde su un bicilindrico: unità meno costosa da realizzare rispetto al quattro cilindri, e magari meglio utilizzabile anche per altre tipologie di moto. Il primo prototipo del motore, studiato insieme alla Rotax, aveva con configurazione a V60° con contralbero e da 900cc (poi cresciuti a 1000cc) di cilindrata. L'angolo della "V" era stato deciso per differenziarsi dal bicilindrico Ducati oltre che per ottenere una ciclistica più efficace. La potenza si attestò sui 128 cv all'albero, un dato che la poneva sui livelli della migliore concorrenza. 
Il debutto ufficiale avviene nel 1998, con tre anni di ritardo rispetto al preventivato. Un ritardo che costò probabilmente alla RSV "Mille" qualche appunto su una linea che sapeva di "già visto", in netto gap con proposte come R1 ed MV Agusta F4, decisamente più avanzate nel design. Pur con questo handicap, la nuova bicilindrica Aprilia seppe farsi apprezzare per le sue doti ciclistiche inarrivabili per molte rivali del periodo. La moto, così come venne svelata, restò in listino fino al 2000, quando si decise di mettere mano alla linea per renderla più filante. Venne inoltre messa sul mercato la versione "R", che si distingueva per le sospensioni Ohlins e tanti particolari in carbonio. Nello stesso periodo venne prodotta anche la versione SP (in tiratura limitata a 150 esemplari) destinata ad essere la base per le gare SBK, con potenza di 145 CV. L'anno dopo (siamo nel 2001) vennnero apportate alcune modifiche per migliorare l'aerodinamica (con la carena più avvolgente e velocità massima aumentata di quasi 10 km/h) e venne riprogettata la ciclistica. Nel 2002 fu poi commercializzata la RSV Mille "Haga", una versione speciale della "R" prodotta in soli 200 esemplari con carene replica della moto utilizzata dal funambolico pilota giapponese in SBK. Questa serie, oggi una delle più ricercate,vantava uno scarico racing Akrapovic “Titanium 2 in 2”.


Arriva la Factory, poi lo stop


La svolta arrivò però nel 2004 quando la linea venne completamente stravolta. Più al passo con i tempi, rendeva giustizia ad un complesso motore/ciclistica di riferimento, superiore a molte concorrenti del periodo. Parliamo della RSV Mille R, alla quale venne affiancata la versione "Factory". Il motore erogava ora 143 CV. Si trattò però del canto del cigno per la "Mille". Dopo 5 stagioni , nel 2008, fu infatti la volta della RSV4 che ne prese il testimone nel listino sportivo Aprilia. La "Mille" però, nonostante i tanti scetticismi degli appassionati del periodo, riuscì a ritagliarsi una finestra importante nel cuore di molti, facendosi valere anche nelle competizioni dove, grazie a piloti del calibro di Noriyuki Haga e Troy Corser, timbrò numerosi successi in SBK. Purtroppo lo stop ai piani della SBK del reparto corse, tolse alla bicilindrica l'opportunità di aggiudicarsi lo scettro iridato che arrivò più tardi con Max Biaggi sulla 4 cilindri a V: la RSV4 R.


Beggio: "la più equilibrata sportiva sul mercato"


E' lo stesso Ivano Beggio, sulla sua pagina Facebook, a spiegare cosa ha rappresentato per Noale la RSV Mille: "Ricordo che fu un progetto che elettrizzò tutta l’azienda. Si trattava di entrare nel mercato delle supersportive, il massimo del motociclismo mondiale: ogni reparto era ansioso di fare del suo meglio per la propria competenza. Non lesinammo nulla in termini di investimenti per garantire prestazioni, affidabilità, sicurezza. Devo dire che la RSV, disegnata da Giuseppe Ricciuti, centrò subito l’obiettivo in tutto il mondo, arrivando in pochi anni ai numeri di Ducati, bicilindrica che vantava una tradizione leggendaria. In particolare, in Germania si aggiudicò subito il titolo di migliore moto dell’anno. L’evoluzione che ebbe questa moto negli anni fu eccellente, rimanendo a mio giudizio per molto tempo la più equilibrata supersportiva del mercato, anche grazie ad una ciclistica di riferimento per precisione e sicurezza."

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