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5 moto nate troppo presto

Nella storia recente delle due ruote ci sono stati modelli che hanno anticipato i tempi e non sono stati capiti

Moto - News: 5 moto nate troppo presto

Ci sono moto che non hanno mai trovato la gloria che meritavano, non tanto perché si tratta di prodotti non validi o semplicemente brutti, ma perché l'utenza non li ha capiti. Può capitare nel mondo dell'automotive, che l'idea innovativa di designer e progettisti vada ben oltre le richieste del mercato e i gusti dei motociclisti in quel momento, spostando troppo oltre l'asticella e trovando così riconoscimenti dopo anni, accompagnati dalla solita frase "questa moto è nata troppo presto". Ecco i 5 esempi più importanti dell'epoca recente.


Aprilia RST 1000 Futura


Sul finire dei '90 in Aprilia c'è la voglia di affermarsi nelle grosse cilindrate e il presidente Ivano Beggio scommette su una piattaforma con motore Rotax V60 da 1000 cc e su modelli all'avanguardia della tecnica e con estetiche davvero personali. Fra tutte la RST 1000 Futura era la più strana, spigolosa e con una coda davvero particolare. Andava benissimo come sport-tourer, ma quell'estetica era davvero difficile da capire. A distanza di 15 anni, se la si mette accanto a una touring di questi giorni, sembra ancora una moto arrivata dal futuro e qualcuno comincia ad azzardare pareri favorevoli sulla sua estetica. Su strada, non dimostra affatto gli anni che ha.


Honda DN-01


Tecnicamente innovativa, ciclisticamente particolare, esteticamente strana. La DN-01 è stata una delle scommesse più azzardate di mamma Honda nella sua storia, con lo stile basso e lungo, la guida quasi scooteristica e il cambio automatico che faceva sparire la leva della frizione. Inizialmente fu accolta come uno strano oggetto da osservare e riosservare, per capire se piacesse o meno, ma poi fu velocemente accantonata. Troppo "strana" e troppo "manga", con un colore di lancio in viola scuro che gli valse il nomignolo di "melanzana". Stessa sorte toccherà a un'altra moto futuristica e fumettistica di Honda, la NM4 Vultus.


Gilera Nordwest


Gilera, nel 1990, ha preso la sua enduro dual di successo, la RC 600, e ha messo sospensioni dalla escursione ridotta e gomme stradali su cerchi da 17", ribattezzandola Nordwest 600. Il risultato ha lasciato la gente un po' spiazzata... tecnicamente era interessante, ma che se ne faceva un motociclista dei '90 di una moto enduro da usare solo su strada? Non era né carne né pesce e questo ha spinto gli acquirenti verso altri lidi. A meno di 10 anni di distanza, però, scoppia una nuova moda, le Supermotard... e allora la Nordwest acquista subito un senso. Geni incompresi quelli di Gilera!


Yamaha GTS 1000


L'innovazione tecnica è sempre stata un pallino per Yamaha, ma nella prima metà dei '90 si sono spinti un po' troppo oltre per una moto di serie, con la GTS 1000, turistica di alta gamma che affiancava a un'estetica abbastanza equilibrata e piacevole una scelta ciclistica davvero particolare, con telaio a diamante forcellone monobraccio con sterzo nel mozzo all'anteriore, al posto della tradizionale forcella. Era bella, futuristica e andava pure bene, ma una soluzione del genere ci sembra osata anche ai giorni nostri, e gli utenti sport-touring continuarono a preferire la tradizionale Honda VFR.


Bimota Mantra


Anche oggi qualcuno potrebbe definirla un brutto anatroccolo, in effetti la sua estetica è molto radicale, e soprattutto nel 1995 era qualcosa di assolutamente azzardato. La Mantra prendeva il motore Ducati raffreddato ad aria e lo incastonava in un telaio dalle linee complesse e in una estetica assolutamente inedita con il serbatoio a creare una linea continua verso il faro anteriore. La cosa più particolare è che ha anticipato i tempi di quasi vent'anni posizionando la targa sulla ruota posteriore e non fedele al codino, una scelta diventata di moda solo di recente e che allora fu etichettata come "brutta".


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