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Moto Guzzi V11: prima delle vintage

Fu un modello ricco di contraddizioni e con doti stradali indiscutibili. Ora è tornata di moda con il suo stile senza tempo

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Heritage, vintage, classic, cafè racer, scrambler, termini che tutti i giorni entrano nelle nostre orecchie e che a forza di sentirli, stanno iniziando a uscire senza passare per il cervello. Siamo invasi dalla moda delle moto old style e ogni pretesto è buono per mettere un hashtag che richiami la terminologia del momento... ma prima del vintege a tutti i costi, cosa c'era? C'era la Moto Guzzi V11.


Quando il vintage era "vecchio"


La V11 (o IL V11, per alcuni guzzisti) è una moto fuori dal tempo, nata 20 anni fa ma che avrebbe avuto senso anche 10 anni prima come ai giorni nostri. È la trasposizione in chiave moderna di un concetto classico molto caro a Guzzi, enfatizzato da linee chiaramente ispirate alle moto degli anni '60 e '70. Un modello che avrebbe meritato di più, soprattutto pensando a come l'azienda ha accompagnato le vendite in tutti gli anni di produzione.
Per raccontarvi del V11, bisogna avere un'idea del listino in cui andò a inserirsi. Nacque nel 1997 in un periodo non proprio roseo per la Casa di Mandello. Negli anni '90 non si è riusciti a replicare il successo delle "serie piccola" del decennio prima e l'intera produzione aveva virato unicamente verso le grosse cilindrate. I bicilindrici 1100 a teste quadre, comunque, erano sempre quelli degli '80, montati sui modelli 1100 Sport e California ma affiancati da una serie a 4 valvole (Daytona 1000 e V10 Centauro) dalle indiscutibili prestazioni e dalla discutibilissima affidabilità.
La qualità nella componentistica non era un punto forte dell'intero listino, a dirla tutta. I modelli a due valvole soffrivano il peso degli anni e alternavano la robustezza meccanica del propulsore alla cedevolezza di alcune componenti fornite da ditte esterne, come cambio, frizione e trasmissione finale. La V11 si è unita alla famiglia senza migliorare troppo i difetti congeniti, ma introducendo uno stile inedito e un nuovo modo di intendere la tradizione, che ha dato un nuovo volto alla Moto Guzzi di fine secolo.


Personalità e contraddizioni


La nuova moto fu un chiaro segnale delle intenzioni di Mandello: si chiamava V11 Sport e il telaio rosso con sovrastrutture "verde legnano" erano un chiarissimo riferimento alla V7 Sport, la prima vera sportiva stradale di Guzzi. Le forme riprendevano quelle delle moto più amate di un tempo, con il serbatoio lungo e il codino morbido che scende verso la ruota posteriore, ma le proporzioni sono decisamente "big", con forme adatte più a una turistica che a una sportiva vera.
Dopotutto la V11 non aveva chiare pretese sportive, ma preferiva essere una grossa naked dalla coppia corposa e dallo stile nostalgico, da apprezzare su strada e seduti al bar, ma che con il passare degli anni si è dimostrata anche una discreta sport-tourer grazie a una versione semicarenata. 91 CV all'albero e 94 Nm di coppia su circa 220 kg.
Il Salone di Milano 1997 ha accolto pareri contrastanti: alcuni si innamorarono delle sue curve morbide e particolari, altri la trovarono sgraziata e poco in linea con il design dell'epoca con quella linea "vecchia". Perchè a metà degli anni '90 quello che ora fa tendenza, era semplicemente vecchio e fuorimoda. 
Su strada si dimostrò, invece, un gran bel guidare, con una ciclistica moderna e rigorosa, che aveva come unici punti deboli una gomma posteriore da 170mm (misura poco utilizzata e prodotta da pochi costruttori) e fastidiosi ondeggiamenti dell'anteriore ad alta velocità. La situazione fu risolta con la seconda serie del modello, che a partire dal 2000 proponeva un telaio leggermente modificato, con il cannotto di sterzo più lungo, e una gomma posteriore da 180, ma che di contro ha portato una serie di altri problemi come la delicatissima molletta del selettore del cambio e le verniciature non proprio perfette sia della carrozzeria che del motore. La più preziosa delle V11, a inizio millennio, era la Rosso Mandello, costruita in 300 esemplari numerati e contraddistinta da una colorazione rossa davvero intrigante, a contrasto con il grigio opaco. Dopo arrivarono molte versioni speciali, soprattutto della seconda serie, che si divise in Sport (originale, con semimanubri), Ballabio (naked manubrio alto) e Le Mans (semicarenata più turistica). Le edizioni speciali furono Scura, Cafè Sport, Rosso Corsa, Nero Corsa, Coppa Italia e Tenni, quest'ultima la più rara in colorazione verde e grigio opaco. La produzione, mai veramente decollata, ha lasciato la V11 a un mercato di nicchia con uno zoccolo duro di appassionati che ha tenuto sù le vendite fino alla definitiva uscita di scena nel 2006 con l'ultimissima serie limitata Scura R.


Di moda con 10 anni ritardo


Guida rigorosa e piacevole, affidabilità precaria, stile personalissimo e quasi un decennio di carriera, niente male per una moto così particolare e ricca di contraddizioni. La V11 era capace di esaltare la guida fluida su strada grazie a un telaio monotrave azzeccato per lo scopo. Un unico pezzo d'acciaio non troppo rigido e capace di assecondare l'andatura rilassata come il destra sinistra a ritmo turistico, con qualche soddisfazione nelle sparate sul misto veloce.
Benchè la guida mettesse un po' tutti d'accordo, la V11 è stata rivalutata solo da postuma, con l'avvento delle vintage e della moda del momento. Ora è facile prenderne una usata e farsi belli al bar, ma quando Guzzi per prima pensò all'heritage come valore aggiunto, la reazione della massa fu decisamente più fredda. Prima della serie Sport Classic di Ducati, prima delle Bonneville, l'idea di riportare in auge lo stile dell'epoca d'oro del motociclismo è venuta a quelli di Mandello. La conseguenza più che prevedibile è la crescita vertiginosa della quotazione delle V11 sul mercato dell'usato, a conferma del rinnovato interesse per un modello che a modo suo a riportato lo stile classico sul mercato... la prima delle vintage, prima di tutte le altre vintage.

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