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“Terry Moto”: la special a metà tra scrambler e flat tracker

Una bella special nata nelle terre del terremoto in Emilia, su base Suzuki DR650

Moto - News: “Terry Moto”: la special a metà tra scrambler e flat tracker

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La special di oggi arriva da Massa Finalese, nel bel mezzo delle zone devastate dal terremoto del 2012. Si chiama Terry Moto, un nome che vuole proprio esorcizzare i danni della sciagura che si è abbattuta sull’Emilia lo scorso anno, attraverso la realizzazione di una special. La moto è opera di un appassionato emiliano che si è avvalso della collaborazione di Fabrizio Fallarini titolare della Restauro Moto, artigiano emiliano specializzato in restauri.
La special in questione prende forma in una terra martoriata dalla calamità del terremoto, siamo nel 2012, periodo in cui le tragiche vicende sono nei ricordi dei tanti abitanti dell’Emilia colpita dal sisma; ecco il motivo del nome "Terry", che però non si ferma al terremoto, ma è stato scelto anche perché l’autore ha pensato ad una sinuosa ragazza, a quel tempo amica del proprietario del mezzo originale, a cui si rifacevano i comportamenti "terribili" del suo strano carattere.

DA DR650 A "FLAT SCRAMBLER"
La Terry Moto prende vita nel 2012 e per la sua creazione si è pensato di attingere alle linee classiche dei mezzi anni ’70 con varie personalizzazioni. Al primo colpo d’occhio si può identificarla come un mix tra scrambler e flat tracker. La base di partenza è una robusta ed economica Suzuki DR 650 monocilindrica che ha donato telaio, forcellone, monoammortizzatore e forcella, particolari che non sono stati sostituiti, insieme al motore ovviamente. La forcella è stata però accorciata per montare una ruota anteriore più piccola dell’originale; il cerchio anteriore da 21x1.85 è stato cambiato con un 19x2.15 mentre quello posteriore è rimasto di serie. Il forcellone è stato verniciato a polvere con effetto cromo lucido. Il telaio standard è stato modificato aggiungendoci una lamiera sagomata ad hoc e fissata al telaio tramite saldatura, questo per dare continuità alla linea del mezzo ora spogliato delle sovrastrutture, ma con il compito ulteriore di fungere da sostegno e supporto per tutto l’impianto elettrico. Su questa parte è fissata la base della sella e del codino posteriore ricavati da un’altra piastra sagomata su cui è appoggiata la sella vera e propria. Proseguendo con le infrastrutture della moto troviamo il bel serbatoio cromato a specchio con al centro la targhetta che identifica il mezzo.

La scatola filtro originale è stata eliminata e sostituita da un filtro aria conico a vista montato lateralmente sul fianchetto sinistro e connesso al carburatore con un soffietto in gomma. Molto ben costruite anche le tabelle porta numero laterali in stile "racing" anni ’70 realizzati in allumino con borchie sui bordi. Il gruppo strumentazione non esiste più, sono stati asportati sia il contachilometri che il contagiri e, come vuole il codice della strada sul lato sinistro del manubrio spicca un piccolo specchietto. In proposito, la Restauro Moto ci fa sapere che la moto è stata realizzata usando solo accessori omologati, in modo da rimanere perfettamente utilizzabile su strada. Molto raffinato anche il parafango posteriore fissato al forcellone tramite una staffa in ergal ricavata dal pieno, cui sono fissati il portatarga e le frecce. L’impianto di scarico è un Arrow modificato con la possibilità di togliere il db killer per ottenere un suono più aggressivo e migliorare un po’ le prestazioni del monocilindrico giapponese. Una realizzazione semplice ma curata, che dimostra che per realizzare una bella special non è necessario spendere cifre folli, ma basta avere gusto e la necessaria manualità.

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