Tu sei qui

Alessandro Botturi: intervista esclusiva al Campione italiano

Alla Dakar 2013, il Bottu dichiara: "Non vedo l'ora che inizi!"

Moto - News: Alessandro Botturi: intervista esclusiva al Campione italiano

Share


La Dakar 2013 si fa sempre più vicina. I piloti sono ormai pronti e naturalmente sotto pressione per la gara che prenderà inizio il prossimo 5 gennaio. Pochi giorni fa abbiamo partecipato alla presentazione del Team Husqvarna Speedbrain che schiererà l’Husqvarna TE449RR by Speedbrain con ben quattro piloti: Joan Barreda (Spagna), vincitore del Rally dei Faraoni 2012 e secondo al Rally del Marocco 2012, l’esperto Paulo Goncalves (Portogallo) , alla sua settima Dakar, l’esordiente australiano Matt Fish ed il bresciano Alessandro Botturi, ottavo alla Dakar 2012 con il Team Bordone Ferrari.

LA BIOGRAFIA

Oggi parliamo proprio di quest’ultimo, grazie ad un’intervista esclusiva che abbiamo realizzato (oltre a mostrarvi alcune foto altrettanto esclusive). Alessandro Botturi, detto "Bottu", è un colosso d’uomo alto un metro e ottanta centimetri per quasi novanta chili di muscoli. Un fisico da rugbista, ed infatti, quando aveva 23 anni era un giocatore. La sua carriera stava andando anche bene, visto che era prossimo alla serie A1, dopo aver militato nel Rovato (Bs) impegnato in serie A2 ed aver fatto parte della nazionale giovanile italiana di rugby. Ma "Il Bottu" la pensa così: "Alla fine del 1998 ho preso la decisione di abbandonare il rugby dopo la vittoria del titolo junior con la KTM 300 2T del team Collina. Ormai era divenuto impossibile riuscire a conciliare gli impegni delle partite di rugby con la mia passione per la gare di enduro; una passione coltivata fin da bambino".

Il suo palmarès è di un certo spessore. Nel 1997 è 3° nel Campionato Italiano e l’anno successivo vince il Titolo Italiano nella classe 500 2T, per poi chiudere terzo l’anno successivo nel Campionato Europeo 500 4T. Nel 2000 è 3° nel Campionato Italiano, l’anno successivo è 2° e nel 2002 è Campione Italiano 400 4T. L’anno successivo è Campione Italiano 450 4T, 3° nel Campionato Mondiale 450 4T e 2° nel Campionato Italiano Assoluto. Nel 2004 rivince il Titolo Italiano con la 450 4T ed è 3° nel Campionato Italiano Assoluto. Arriviamo al 2005, dove è nuovamente Campione Italiano nella classe E2 (450 4T) e 3° nel Campionato Mondiale E2. E ancora, nel 2006 è 3° nel Campionato Italiano 450 4T, 10° nel Campionato Mondiale E2, e 2° alla Extreme Lumezzane (competizione estrema di enduro N.d.R.), mentre nel 2007 è 5° nel Campionato Mondiale E2 e primo agli Assoluti d’Italia classe 500 4T. Nel 2008 è 9° nel Campionato Mondiale E3 e primo agli Assoluti d’Italia 500 4T, risultato replicato nel 2009, mentre nel 2010 chiude 6° nel Campionato Mondiale E3 e ancora primo agli Assoluti d'Italia sempre nella categoria classe 500 4T. Il 2011 segna la fine dell’esperienza dell’enduro con un 15° posto nel Campionato Mondiale E3 ed un primo posto agli Assoluti d’Italia classe 250/300 2T. Il 2012, è un "cambio pagina" per il colosso bresciano; la partecipazione alla Dakar dove chiude 8° nella classifica assoluta e 1° negli esordienti con il Team Bordone Ferrari. 2013, Husqvarna by Speedbrain, con un futuro ancora tutto da scrivere...

L’INTERVISTA
Sei un ex giocatore di rugby. Quanto può aiutare questo nell’enduro e quanto nei rally?

"Faccio sport da tutta la vita, e questo, di base mi ha aiutato tantissimo per la forma fisica, per la consapevolezza e la conoscenza di me stesso e la gestione degli allenamenti. Il rugby mi ha forgiato nel fisico e nella forza esplosiva, ma allo stesso tempo ripetuta alla base del gesto di questo sport mi ha molto aiutato nell'enduro. Al rugby devo anche la capacità di resistenza, soprattutto mentale, alla fatica, che oltre una certa soglia si trasforma in vero e proprio dolore. Questo è un aspetto fondamentale nei rally e vitale nella Dakar: mantenere lucidità e "visione di gioco" sotto sforzo è forse l'asso nella manica che devo proprio al mio passato con la palla ovale…".

Dopo lo sport "di corpo" sei passato alle moto. Cross, poi enduro dove con le grosse cilindrate hai ottenuto degli ottimi risultati. Perchè poi passare ai rally? Ti eri stufato del semplice enduro?
"In realtà il rally, e nello specifico la Dakar, è sempre stato il mio sogno sin da ragazzo… Anche all'apice della carriera enduristica ho sempre avuto in testa di chiudere la carriera con la corsa, al tempo africana… E’ stata quasi una "maturazione naturale", e il destino e la fortuna mi hanno fatto arrivare in questo mondo ora, quando seppure maturo posso essere comunque competitivo e lottare tra i migliori...".

Rally, qual è stata la tua prima gara e come è andata?
"Sono entrato nel mondo dei rally con il Merzuga, a novembre del 2011 in preparazione alla scorsa Dakar. 1.000 Km di gara abbastanza tecnica e non velocissima, con qualche difficoltà di navigazione: passaggio ideale per me che venivo dal mondo dell'enduro, con le mie prime dune da affrontare sotto il cronometro. Certo, una bella differenza rispetto alla 6 giorni in Finlandia che avevo corso solo un paio di mesi prima... Il mio primo Merzuga fu una bellissima esperienza, coronata da un sesto posto nella generale del tutto inatteso".

2012, esordio alla Dakar con un risultato che potremmo definire spaziale! Primo nella categoria esordienti, ottavo nella assoluta. Quanto eri soddisfatto di te stesso da 1 a 10? Perchè a noi italiani hai regalato un sorriso enorme!
"Beh, l'anno scorso è stato un sogno… tutto perfetto, dall'inizio alla fine… mai un problema, tutto è andato liscio e ho potuto fare la mia gara sereno… sicuramente il voto è 9, ma solo perché spero di poter fare ancora meglio in futuro!".

Tasto dolente: Team Bordone Ferrari. Mi pare di aver capito che la squadra italiana ti abbia sempre fornito il massimo del massimo, Dakar 2012 insegna, visti i risultati. Un sogno svanito in poco tempo. Cosa puoi dirci a riguardo?
"Dici bene, mi hanno dato il massimo e io ho dato il massimo a loro, da professionista fino all'ultimo. Oggi comunque non posso che esser grato al team Bordone Ferrari, che mi ha guidato nei miei primi passi nel mondo del rally. Devo in parte anche a loro le grandi soddisfazioni che mi sono tolto quest'anno… Il sogno poi è svanito, sì… la situazione è brutta e per certi versi inspiegabile e paradossale… diciamo che sono stato più fortunato di tanti altri nel team, perché al risveglio dopo Bordone Ferrari ho subito trovato il team Husqvarna by Speedbrain ad accogliermi, e posso continuare a sognare, questa volta ad occhi aperti".

Torniamo al presente. Husqvarna/Speedbrain. E’ l’opportunità che cercavi o il "naturale passaggio" di un campione che sta per raggiungere l’apice della sua carriera?
"Oggi come oggi, l'Husqvarna Rally team by Speedbrain è entrambi: è sia l'opportunità che sognavo, perché a livello di organizzazione, struttura e mezzi non ha nulla da invidiare ai migliori team in circolazione, con la marcia in più di un gruppo di piloti che è una vera squadra, ogni giorno più affiatata, ma è anche il "naturale passaggio", se vogliamo dirla così, perché mi resta l'ambizione di poter fare bene in questo nuovo mondo, e per questo è necessario passare da un team ufficiale".

Avevi già provato la moto?
"L'accordo con Husqvarna si è concretizzato in pochissimi giorni: ho visto la moto all'opera soprattutto nelle gare del mondiale ma non l'avevo ancora provata. Avevo provato solo un 449 da cross che Husqvarna mi ha subito messo a disposizione appena abbiamo iniziato a valutare la collaborazione".

Ora sei ai test ufficiali (si sono conclusi ieri sera N.d.R.), cosa ci dici della moto? Ti piace e su cosa c’è da lavorare?
"In Spagna abbiamo percorso quasi 800 Km sull'Husqvarna da gara, replica esatta di quelle imbarcate per il sudamerica: sono entusiasta della nuova moto! Ero rimasto impressionato nelle ultime gare, soprattutto in Marocco, quando la sentivo girare: un motore che suonava infinito, quando le altre perdevano coppia l'Husqvarna continuava a salire e salire!!! E i risultati si sono visti: grande Barreda, ma impossibile vincere i Faraoni senza una moto super performante… Se quindi mi aspettavo la potenza, quello che mi ha colpito in questi test è la maneggevolezza e la facilità con cui si guida la TE449RR: oltre 160 Kg con il pieno di benzina, si guida praticamente come una moto da enduro, anche sul veloce… Davvero una moto perfetta per la Dakar sudamericana. Sulla mia moto ora stiamo lavorando soprattutto sul setting delle sospensioni, ma saremo prontissimi per la partenza del 5 gennaio".

Hai una struttura fisica imponente, e con l’attrezzatura sfiori i 100 Kg. Come sono intervenuti i tecnici sull’assetto dell’Husky?
"Scherzando con i compagni di squadra, Barreda mi diceva che per il mio mono hanno dovuto smontare le sospensioni di un camion! Battute a parte, i meccanici del team insieme ai tecnici WP hanno fatto un gran lavoro: di base, sia il disegno della ciclistica del telaio che il materiale WP, forcella da 52 mm e mono Trax, sono ottimi, e stiamo lavorando per mettere a punto tutti i setting per i vari terreni che affronteremo in corsa. Si vede anche in questa cura dei dettagli "da tedeschi" il livello di preparazione che comunque solo un team ufficiale può offrire".

Manca poco alla gara. A conti fatti, nel 2012 sei andato meglio di Barreda Bort, il loro pilota di punta che ha chiuso 11esimo. Oggi puoi essere così definito, pilota di punta del team, o i tedeschi confidano di più nelle capacità dello spagnolo?
"Sinceramente, ci sentiamo veramente un team, e ad oggi nella testa di tutti c'è l'obiettivo di un successo della squadra, senza guardare ai nomi dei singoli. Barreda è velocissimo, ha avuto un 2012 incredibile in cui è entrato in simbiosi con questa moto, ma anche Goncalves e Fish non sono da meno. L'Husqvarna mi ha dato una grandissima occasione, e ora il mio dovere è ripagare questa fiducia mettendomi al servizio della squadra. Le direttive della squadra sono precise e chiare: si parte con quattro piloti di punta, tutti ugualmente seguiti e supportati. Nella Dakar poi può succedere di tutto, e quali saranno le dinamiche interne dopo la partenza sarà la gara a deciderlo".

Sei teso? Cosa ti aspetti dalla Dakar 2013?
"Teso? Non vedo l'ora che la gara inizi!!! Le mie aspettative? Beh, non sono scaramantico (infatti sono felice del numero che mi è capitato: lo stesso che avevo nella mia squadra di rugby…) e non ho paura a dire che l'ambizione personale minima è eguagliare il risultato dello scorso anno.. certo, non sarà facile, ma la speranza è quella… Ma sinceramente, prima di tutto vorrei vedere un'Husqvarna sul podio: questo sarebbe il grande successo di questa Dakar".

Dal punto di vista umano. Quanto si soffre in una gara come questa a livello sia fisico, che psicologico?
"Fisicamente, la gara è massacrante, lo sanno tutti… L'anno scorso sono stato fortunato, ma non si sa mai cosa può andare storto, l'imprevisto è dietro l'angolo, e alla fine sono gli imprevisti che fanno la differenza, soprattutto dal punto di vista psicologico… Quando le cose girano bene, la fatica è sempre tantissima, ma psicologicamente tutto è più facile".

Ultima domanda. Gli italiani alla Dakar. Chi pensi possa fare bene dei "nostri"?
"Purtroppo quest'anno siamo in pochi, credo meno di una decina tra le moto, e nessuno con ambizioni di classifica… Sarà interessante seguire Zanotti, sammarinese, che porta in gara l'italiana TM che si presenta al via come team ufficiale: un'altra bella scommessa, sempre bello vedere le case ufficiali affacciarsi al mondo dei rally, anche se la concorrenza aumenta, e la battaglia si fa ancora più dura".

__

Articoli che potrebbero interessarti