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"Cura" delle strade? Che disastro...

SITEB lancia l'allarme: troppo poco l'asfalto impiegato ai fini della sicurezza

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Crisi o non crisi, a fine anno i lavori di manutenzione e costruzione stradale toccheranno il minimo storico. La produzione di asfalto, ovvero l'indice della quantità di lavori stradali compiuti, è progressivamente scesa negli anni e il 2012 si fermerà a circa 27 milioni di tonnellate, a fronte delle 40 ritenute necessarie a garantire la sicurezza sulle nostre strade. Lo ha annunciato ieri il SITEB, l'Associazione Italiana Bitume e Asfalto Stradale che rappresenta il settore dei lavori stradali, nel corso del convegno di apertura di Asphaltica (21-23 novembre a Padova), la manifestazione biennale dedicata a tutti gli attori della filiera dell'asfalto.

Siamo "allo stremo", si legge nel comunicato, in cui si rende noto che negli ultimi 36 mesi tre imprese su 10 del settore sono fallite "per l’effetto congiunto del crollo dei lavori di costruzione e manutenzione delle strade, dei ritardati pagamenti da parte delle P.A. e della contestuale stretta creditizia che sta lasciando senza ossigeno e liquidità le aziende". Lo scetticismo nei confronti del governo è molto forte.

MA QUALE FUTURO?
Il SITEB ha ricordato che, stando agli annunci del Governo, lo scenario dovrebbe cambiare nei prossimi mesi quando, secondo il documento intitolato 'Agenda per la Crescita Sostenibile' saranno cantierate numerose opere stradali e autostradali. In particolare, dalla lettura dei documenti governativi emerge che gli interventi stradali e autostradali oggetto di delibera Cipe da dicembre 2011 ad oggi sono 32, per un importo complessivo pari a 9 miliardi e 261 milioni di euro. Per quanto riguarda le opere stradali e autostradali approvate e già cantierate, o che saranno cantierate entro il 2013 anche a seguito di precedenti delibere del CIPE, il Governo stima in 8 miliardi e 717 milioni di euro il costo complessivo degli interventi, per un totale di 42 cantieri stradali. "Si spera che la realizzazione pratica di quanto sopra possa far passare lo scetticismo con cui vengono accolti tutti gli annunci degli ultimi mesi, cui spesso non viene dato seguito", si legge nella nota. La situazione è grave. La crisi del comparto ha portato in tre anni alla chiusura di numerosi impianti di lavorazione dell’asfalto, passati di 650 del 2009 ai poco più di 400 di oggi. "Per il settore dell’asfalto il quadro è oggi desolante", ha sottolineato il Presidente del SITEB, Carlo Giavarini.

PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI: PAGAMENTI DOPO 300 GIORNI
Un'indagine, condotta dal SITEB, sulle imprese del settore rivela che i ritardi medi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni superano i 300 giorni, per un'esposizione sul fatturato del 30%, fino ad arrivare all'80% in alcuni casi particolarmente critici. Sul settore pesano, secondo l'Associazione, la "chiusura creditizia delle banche, il continuo aumento del costo della materia prima bitume (aumento non riconosciuto durante l’esecuzione dei lavori), le schizofrenie ambientali di alcune amministrazioni locali che rendono problematica l’esecuzione dei lavori, e una normativa in materia ambientale che non riconosce i passi avanti compiuti dal settore negli ultimi anni e non agevola il riutilizzo e il riciclo del manto stradale. A partire dal 1970 l'industria dell’asfalto ha già ridotto del 97% il proprio impatto ambientale e prosegue su questa strada".

500MILA LAVORATORI A RISCHIO

"Di questo passo - ha detto Giavarini - rischia la debacle un intero e rilevante settore della nostra economia, radicato sul territorio, costituito da oltre 4.000 imprese che impiega un indotto complessivo di 500mila lavoratori; sta depauperandosi in modo esponenziale anche il nostro patrimonio stradale (valore stimato in 5.000 miliardi di euro). Nonostante questo scenario a tinte fosche, molte aziende del comparto stanno investendo energie in innovazione per reagire alla crisi. Nel corso dei workshop in programma ad Asphaltica si approfondiranno questi aspetti insieme alle difficoltà di far recepire alle Amministrazioni i vantaggi apportati dalle innovazioni, in termini sia ambientali che di costi nel medio e lungo termine".

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