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Ricambi "tarocchi" o rubati: all'occhio

In pochi giorni, sequestri di ricambi fasulli o rubati per le moto

Moto - News: Ricambi "tarocchi" o rubati: all'occhio

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Il caso più recente riguarda un gran bazar di ricambi rubati, scoperto a Roma dai Carabinieri nei giorni scorsi: si tratta di una concessionaria plurimarche di moto in zona Osteria del Curato (Tuscolana-Anagnina). Sono stati arrestati tre romani: il titolare di 27 anni e due suoi dipendenti, meccanici professionisti di 20 e 36 anni. Tutti incensurati. I militari hanno scoperto decine di pezzi di ricambio, parti meccaniche, carenature e accessori non nuovi: provenivano da moto a loro volta rubate nella Capitale.

Smontaggio e assemblaggio delle moto e delle componenti meccaniche avvenivano nei locali del salone, con annessa officina e box. I tre arrestati dovranno rispondere di riciclaggio aggravato in concorso. Ciliegina sulla torta, durante la perquisizione, sono stati rinvenuti anche due maxi scooter, documenti e targhe di moto rubate.

DALLA CINA CON FALSARIO

Qualche giorno prima, a Padova, la Guardia di Finanza ha sequestrato 180.000 parti meccaniche "tarocchi", ma parecchio simili a quelli originali per forma, peso e dimensioni . Molti dei quali per le moto. Quasi sempre provenienti dalla Cina. Nel mirino, pure il marchio svedese SKF (Svenska Kullagerfabriken) e quello tedesco FAG: i loghi delle aziende erano riprodotti sui pezzi falsi. Dopo un semplice test di qualità, è emerso che i ricambi fasulli non superavano le prove di resistenza, a differenza di quelli veri e omologati.

E un analogo sequestro è avvenuto, ancor prima, a Caserta, Cuneo e La Spezia: anche in quei casi, pezzi di ricambi fasulli di provenienza cinese, sia per le auto sia per le moto.

CONSEGUENZE NEFASTE

È ovvio: coi ricambi falsi, si mette a repentaglio la propria sicurezza e quella altrui (causando un incidente, si rischia di coinvolgere altri veicoli). Talvolta, perché il pezzo ceda, non sono neppure necessarie sollecitazioni gravose. La scontata raccomandazione è di rivolgersi a officine ufficiali. Alla larga da capannoni senza insegne ufficiali. Alla base del triste fenomeno, la crisi: pur di risparmiare, c’è chi si "tura il naso" e acquista ricambi ultra low cost. Senza fare domande al venditore sul perché del prezzo basso e sulla provenienza del pezzo. Così avviene anche per il commercio di pezzi nuovi online, o di pneumatici. Ci si piega alla recessione, acquistando cineserie pericolosissime, senza garanzia, e alimentando l’evasione fiscale, con un danno alla collettività.

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