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Sicurezza stradale: le iniziative della Fondazione Luigi Guccione

Una conferenza a Roma per parlare di sicurezza stradale in tutti i suoi aspetti

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Le problematiche legate alla sicurezza stradale possono concretizzarsi in una moltitudine di attività difficilmente sintetizzabili in poche righe, e che interessano moltissimi aspetti della vita di un cittadino. Sicurezza stradale non vuol dire solamente indossare il casco in moto, o mettere la cintura in auto, ma significa abbracciare tutte le tematiche e le conseguenze che possono essere connesse, non solo ad un incidente, ma alla circolazione stradale in generale.
La terza domenica di Novembre è stata nominata dall’ONU e dalla OMS "Giornata Mondiale del Ricordo delle vittime della strada" e, tradizionalmente, in occasione di questa ricorrenza, la Fondazione Luigi Guccione Onlus organizza eventi e conferenze in materia.
La FLG, è una onlus costituita il 3 giugno 1998 in memoria di Luigi Guccione, imprenditore sociale calabrese, deceduto in un incidente stradale il 17 dicembre 1997 a Cosenza. Su iniziativa del fratello di Luigi, Giuseppe Guccione, e della sua famiglia si è dato vita ad un’organizzazione dell’economia civile che ha coinvolto le Istituzioni locali, il mondo delle professioni, dell’impresa e del lavoro, della cultura (scuola ed università), giovani e donne.

I TEMI SUL TAPPETO

La conferenza indetta dalla FLG che si è tenuta lo scorso 21 Novembre a Roma, ha abbracciato tematiche anche molto diverse tra loro, a dimostrazione di quanto asserito in apertura di servizio. Il filo conduttore è la volontà di questa Ong di favorire delle politiche legate alla sicurezza stradale, visto che, come sappiamo bene, l’obiettivo delle oltre 100 organizzazioni non governative firmatarie di un protocollo volto alla riduzione delle vittime da incidenti stradali è di dimezzare il numero dei morti nei prossimi 10 anni. Per chi volesse approfondire autonomamente la questione, non deve far altro che cliccare su questo link da dove è possibile scaricare tutti gli atti del convegno tenutosi a Belgrado nello scorso Aprile.
Durante la conferenza tenutasi a Roma, alla quale sono intervenuti, oltre a Giuseppe Guccione fondatore della FLG, e gli avvocati dell’Istituto Internazionale del Consumo e dell’Ambiente (IICA), che collaborano con la fondazione Guccione a molte attività.
I temi inerenti la sicurezza stradale sono andati dall’esempio vivente di chi ha visto la propria esistenza stravolta per via di una banale incidente stradale, raccontata nel cosiddetto "Caso Bruno", a due interessanti iniziative legali di richiesta di accesso agli atti rivolte alle amministrazioni comunali di 15 città italiane e al Ministero della Salute per chiedere rispettivamente di conoscere l'ammontare dei proventi contravvenzionali (art. 208 Codice della strada) e loro reimpiego e dei proventi del 10,50% dell'RCAuto al Ministero della Salute da destinare alle vittime della strada.
La conferenze si è chiusa, poi, con la presentazione dei risultati del sondaggio "Sicurezza stradale. La percezione dei cittadini di Roma, Napoli, Milano", che la FLG ha commissionato ad una società di marketing e ricerche di mercato.

IL CASO BRUNO

Viene chiamato "Caso Bruno" per rispetto della persona vittima di un banale incidente stradale che, possiamo dirlo, gli ha davvero rovinato la vita.
Parliamo addirittura del 1986 quando il protagonista della vicenda, accaduta in Sicilia, veniva investito da un’auto mentre era in motorino con la moglie. Un incidente come tanti che richiede un intervento chirurgico subito dalla signora per ridurre una frattura a un braccio, con annessa trasfusione. Erano i tempi di Poggiolini e del mercato di sangue infetto, ed è così che la signora, senza saperlo, durante l'operazione contrae l’AIDS.
Passano gli anni, la signora si ammala e muore e solo in quel momento il marito scopre di aver preso dalla moglie l’Hiv. Siamo purtroppo in una Sicilia dove la famiglia di "Bruno" non accetta la malattia e il nostro protagonista è costretto a lasciare tutto. Oggi non ha lavoro, è un senzatetto e ha bisogno di cure mediche costosissime (si parla di costi sociali attorno ai 30 mila euro anno) e solo grazie all’interessamento di Giuseppe Guccione, avrà presto un tetto sotto il quale dormire.

CONTRAVVENZIONI: DOVE VANNO I SOLDI DELLE MULTE?
Le attività volte al miglioramento della sicurezza stradale sono legate a doppio filo alle multe che tutti quanti paghiamo quando incappiamo in una violazione al Codice della Strada. Sì perché, forse non tutti lo sanno, l’Art. 208 del CdS prevede che i proventi derivanti dalle contravvenzioni siano da destinarsi, secondo apposite percentuali, a iniziative volte a favorire la sicurezza stradale. Questo significa che per legge le amministrazioni comunali devono inserire questi introiti a bilancio e destinarli secondo percentuali ben definite a tutte le attività finalizzate alla salvaguardia della sicurezza stradale.
Visto che, però, questi dati dovrebbero essere pubblici e disponibili al cittadino, e in realtà non lo sono, la FLG in collaborazione con la IICA ha presentato istanza di accesso ai dati, alle amministrazioni comunali di 15 città italiane.
I primi responsi vengono commentati dagli avvocati Roberto Canestrelli e Giuseppe Lo Mastro, che hanno riportato come fino ad oggi solo due comuni (Trieste e Cagliari) abbiano risposto positivamente e senza bizantinismi alla richiesta. E’ sicuramente emblematico pensare che in Italia ci si debba meravigliare allorquando un ente statale risponde positivamente ad un interpello di un cittadino.

La parola è passata poi agli avvocati Fabio Canestrelli e Marcello Andreozzi che hanno esposto nel dettaglio la richiesta di accesso ai dati, specificando che le diverse formulazioni della legge susseguitesi negli anni, hanno portato a delle possibilità di interpretazione che aprirebbero dei facili canali di distrazione dei fondi dalla destinazione preposta.
Per gli avvocati, i casi di Trieste e Cagliari, aprono la strada alla possibilità di accedere in maniera trasparente a questi atti. Dai documenti trasmessi dal Comune di Trieste, ad esempio, si nota come i fondi derivanti dalle contravvenzioni, sono stati non solo inseriti nei bilanci consuntivi degli anni passati, ma sono già presenti nei bilanci preventivi sull’anno in corso e quindi anche già destinati secondo legge. Oltre a ciò, la legge prevede che le destinazioni di fondi inserite a bilancio devono essere comunicate al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Citando qualche numero, è emerso che una città delle dimensioni di Trieste ha incamerato nel 2010 circa 5,2 milioni di euro, mentre per Cagliari questa cifra supera i 5,5 milioni di euro. Insomma, non bisogna essere dei geni della finanza per immaginare quali siano gli introiti di megalopoli del calibro di Roma o Milano che dovrebbero essere destinati alle infrastrutture stradali e alla tutela della popolazione circolante.
E’ stato interpellato anche il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il quale però ha rimandato la questione al legislatore per dipanare la faccenda interpretativa della legge.
Mentre scriviamo il lavoro della Fondazione Guccione e degli avvocati dell’IICA è in corso e torneremo sull’argomento non appena ci saranno novità. Un dato è certo: l’esempio dei comuni di Trieste e Cagliari ha mostrato la strada corretta da seguire, e siamo davvero curiosi di sapere come si muoveranno le restanti amministrazioni locali.

IL CONTRIBUTO AL SSN: DOVE FINISCE?
Tutti gli utenti della strada che per legge sottoscrivono un contratto di assicurazione RC sanno bene che tra le voci di costo nel contratto c’è il ben noto contributo per il Servizio Sanitario Nazionale. Gli avvocati Andreozzi e Canestrelli hanno spiegato che il meccanismo di assegnazione dei fondi al Servizio Sanitario Nazionale e del loro impiego a favore delle persone coinvolte in incidenti stradali è molto farraginoso ed è cambiato più volte negli anni.
L’istanza di accesso ai dati ha l’obiettivo di quantificare l’entità dei fondi che le assicurazioni devolvono al Servizio Sanitario Nazionale (e che i cittadini pagano in anticipo alla stipula del contratto), in modo da incrociare i dati con quelli forniti dal SSN e cercare di capire se possa esserci un eventuale avanzo da destinarsi alle terapie riabilitative che attualmente non sono comprese nei risarcimenti e gravano pesantemente sulle famiglie di chi è coinvolto in un incidente stradale.
L’istanza di accesso ai dati è stata presentata al Ministero della Salute che l’ha rigirata sulle Regioni in quanto parrebbe di loro competenza. Allo stato attuale gli avvocati sono ancora in attesa di risposta, che prontamente vi forniremo non appena riceveremo informazioni.

ZTL, SICUREZZA STRADALE E MOBILITA’
A conclusione della conferenza indetta dalla Fondazione Guccione, sono stati resi noti i risultati di un sondaggio effettuato tra i cittadini di Napoli, Roma e Milano dal titolo: "Sicurezza stradale. La percezione dei cittadini di Roma, Napoli, Milano".
La ricerca è stata condotta per la FLG dalla IPR Marketing su una base di 2.100 persone intervistate nelle tre principali città italiane e i risultati emersi sono che il problema del traffico in città alimenta l’insofferenza dei cittadini. La proliferazione incontrollata dei veicoli non è vissuta semplicemente come un fattore di degrado della vivibilità dei centri urbani a livello visivo, acustico e ambientale, ma anche come una seria minaccia alla sicurezza della circolazione. Ma come intervenire? Al di là delle differenti latitudini, le richieste della cittadinanza che emergono dall’indagine a Milano, Roma e Napoli evidenziano un profilo estremamente omogeneo: servono nuovi spazi pedonali, più severità verso l’indisciplina, maggiore attenzione verso i mezzi alternativi alle quattro ruote, un’efficace rete di trasporto pubblico. Insomma, solo una diversa concezione dell’abitare la città potrà migliorare le abitudini collettive e rendere le strade un luogo più sicuro.
Elevatissimo, in particolare, il gradimento degli intervistati in merito alle Zone a Traffico Limitato. Emblematico il caso di Napoli, dove la ZTL è partita in tempi recenti, dove i residenti all’interno di essa, sperimentato il cambiamento, si dimostrano più entusiasti a ulteriori restrizioni del traffico: sia che esse consistano in nuove pedonalizzazioni o in un incremento di corsie preferenziali e piste ciclabili.

Tra i principali fattori di rischio derivante dalla circolazione, gli intervistati dei tre centri presi in esame denunciano in primis il comportamento dei guidatori, troppo spesso ignari o poco rispettosi delle regole di circolazione, il caos del traffico e il cattivo stato di manutenzione delle strade. Non solo da Napoli, dove l’esperienza diretta di incidenti tra gli intervistati si attesta su valori sopra la media, sale la richiesta di nuovi e più drastici interventi a tutela dell’incolumità di chi viaggia o percorre le vie della città: la creazione di un ufficio pubblico per la sicurezza stradale, così come l’istituzione di scuole di formazione e agenzie di assistenza per le vittime di infortuni sono tutte ipotesi che raccolgono il consenso di circa 9 intervistati su 10. E sulla stessa soglia di apprezzamento si colloca la ben nota proposta di introdurre nel nostro codice un profilo di reato specifico denominato omicidio stradale (di cui OmniMoto.it vi ha parlato in più occasioni): un’imputazione di cui dovrebbero rispondere non solo i responsabili di incidenti colti sotto effetto di droghe o alcool, ma anche le aziende automotive produttrici di mezzi difettosi e gli enti pubblici colpevoli di una cattiva manutenzione stradale.
E voi, che ne pensate?

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