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Malaguti Moto sta per chiudere: licenziamento per 160 dipendenti

Un altro marchio storico italiano che se ne va

Moto - News: Malaguti Moto sta per chiudere: licenziamento per 160 dipendenti

Dopo la Moto Morini, storico marchio italiano dichiarato in fallimento due anni addietro e ora finalmente aggiudicato, è la volta di un altro nome noto dell’industria motoristica Emiliana: la Malaguti.

Come riportato ieri dal Corriere di Bologna, la proprietà di Malaguti ha avviato le pratiche per mettere in mobilità 160 dipendenti che fino ad ora "beneficiavano" della cassa integrazione straordinaria.
Come tutti sappiamo, le nostre leggi dello stato non consentono ulteriori rinnovi alla Cassa, che scadrà a fine ottobre, di conseguenza l’unica soluzione è avviare al licenziamento i dipendenti per parziale cessazione dell’attività.

Saranno 160 i dipendenti licenziati, mentre solo in 17 rimarranno in azienda per la gestione commerciale della ricambistica inerente il parco circolante.

VENDERE? MA NESSUNO COMPRA
A quanto pare, nel corso di questi anni di cassa integrazione la proprietà ha cercato dei possibili investitori cui cedere l’azienda, ma nessun contatto è mai arrivato ad una conclusione positiva, né si è riusciti a vendere separatamente gli stabilimenti di Bologna e Castel San Pietro.
La situazione è quindi arrivata ad una fase di stasi, e sta per entrare in gioco la Regione Emilia Romagna per cercare una soluzione in extremis. L’aiuto regionale è stato invocato dalla Fiom che ha rigettato la proposta di messa in mobilità, con la speranza che l’intervento dell’assessorato alle attività produttiva possa trovare una soluzione per salvare un’azienda che è patrimonio dell’industria Italiana.

L’ATTACCO DA EST
Non è una novità di oggi il fatto che le aziende italiane specializzate in ciclomotori e scooter abbiano sofferto l’attacco portato loro dai costruttori di Taiwan prima e della Cina poi, che hanno importato in massa motoveicoli a basso costo e di qualità adeguata agli standard europei, che in breve hanno portato fuori mercato i prodotti nostrani che non potevano far affidamento a colossi industriali alle spalle.
Cosa fare, quindi, contro i bassi prezzi praticati dai costruttori del Sol Levante, in momenti di crisi come quelli odierni, in cui anche l’acquisto di un ciclomotore va ponderato?
Purtroppo le leggi italiane e comunitarie non prevedono più un’opera di protezione verso le importazioni extraeuropee come accadeva un tempo, e ne hanno fatto le spese la aziende che non sono state in grado di differenziare la propria produzione, facendo diventare il Made in Italy un motivo di attrazione per il pubblico.

Continueremo a seguire l’andamento di questo tavolo di crisi che dovrebbe essere riunito nelle prossime settimane per tenervi aggiornati sulla faccenda.

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