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Bollo auto: sostituirà i trasferimenti da regioni a province

La rivoluzione federalista è in arrivo?

Moto - News: Bollo auto: sostituirà i trasferimenti da regioni a province

Il meccanismo di finanziamento delle province cambia e si lega a doppio filo all'automobile, attraverso le sue tasse. Il federalismo provinciale (con il decreto che il consiglio dei ministri ha approvato 15 giorni fa in prima lettura) stabilisce la fine dei trasferimenti dalle regioni alle province (almeno di quelli che finanziano la spesa corrente) e questo causerà una serie di squilibri tra regione e regione, provincia e provincia, che rischia di spaccare il Paese e che con molta probabilità porterà all'aumento dell'Rc auto in alcune regioni d'Italia. Con la riforma fiscale infatti le province italiane perdono i trasferimenti dalle regioni che fino ad oggi gli hanno assicurato un gettito annuale pari a circa 4,4 miliardi di euro coperendo quasi la metà delle loro entrate. A compensare questo addio ci sono l'imposta di trascrizione (che scatta quando si presenta una richiesta al Pra, ad esempio per l'acquisto di un'auto), quella sull'Rc auto e il bollo. Tuttavia, essendo il gettito dell'auto diverso da regione a regione, molte di loro si troveranno senza fondi sufficienti a coprire il buco.

MEZZA ITALIA NON CE LA FA

Solo la Lombardia, il Veneto, il Lazio, l'Abruzzo e il Molise possono dormire sonni tranquilli. A Milano e a Roma, come spiega il Sole24Ore, "circolano abbastanza auto da finanziare le province, in Veneto, Abruzzo e Molise l'equilibrio si spiega con il fatto che i trasferimenti regionali sono circa la metà della media nazionale, nel resto d'Italia il problema è concreto". In Basilicata, Calabria e Liguria, infatti, la tassa pagata dagli automobilisti della regione non basta nemmeno per coprire i trasferimenti correnti; in Piemonte, Toscana, Marche e Umbria è appena sufficiente per compensarli, ma, come accade anche in Emilia Romagna, Campania e Puglia, non bastano a compensare l'addio ai trasferimenti regionali totali.

IL RISCHIO E' L'AUMENTO DELL'RC AUTO
Il problema è reale e il governo ha deciso di affrontarlo attraverso un "fondo sperimentale di riequilibrio", ovvero una specie di Robin Hood, che "toglie ai ricchi per dare ai poveri". Ma attenzione: il fondo non servirà ad azzerare completamente le differenze, altrimenti il federalismo appena approvato non avrebbe senso. E allora alle amministrazioni locali non resta che uno strumento per fare cassa: l'imposta sull'Rc auto, che oggi è al 12,5% e dal 2014 può oscillare dal 10% al 15%. Tranquilli a questo proposito possono restare (almeno per il momento) gli automobilisti lombardi, veneti, laziali, abbruzzesi e molisani, ma la questione non è così facile come potrebbe sembrare. Anche qui, nel caso dell'Rc auto, i lacci e lacciuoli da sciogliere sono parecchi. Il governo è intervenuto per impedire ai governatori di aumentare la pressione fiscale e come si potrà conciliare questa regola con la possibilità di aumentare l'addizionale Irpef è un'incognita.

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