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Moto Guzzi: sindacati sul piede di guerra

Il piano industriale di ristrutturazione fortemente criticato

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Come già successo con Derbi, che vedrà il trasferimento delle funzioni strategiche in Italia, il piano di riorganizzazione aziendale del Gruppo Piaggio sta per "abbattersi" anche sulla Moto Guzzi.

La prospettiva di un taglio del personale e dello spostamento di alcune funzioni presso la sede del Gruppo a Pontedera aveva fatto mobilitare, lo scorso 17 settembre, 1500 guzzisti. Con il raduno 'Moto di protesta', si erano dati appuntamento davanti al civico 57 di via Parodi a Mandello, sede della Moto Guzzi, per far sentire tutto il loro dissenso al prospettato svuotamento parziale dell'amato sito produttivo sulle sponde del Lago di Como.

Da lì la promessa: un incontro tra i vertici del Gruppo e le compagini sindacali, mobilitate in favore dei lavoratori. Il piano industriale nel frattempo era già stato definito e la presentazione, lo scorso 22 settembre, in Confindustria Lecco ha aperto la strada alla ferma opposizione dei sindacati.

Si tratta di un ridimensionamento del personale pari a un terzo dell'attuale organico: da 150 si passerebbe a 100 occupati. Di questi 50 sono 18 gli operai e 32 gli impiegati, configurando uno dei rari casi in cui sono i "colletti bianchi" a fare maggiormente le spese della crisi. I vertici Piaggio assicurano che la maggior parte dei licenziamenti verranno gestiti con pre-pensionamenti e che la manovra è necessaria alla sopravvivenza stessa della Moto Guzzi.

Con una contrazione del mercato italiano pari circa al 25%, e del mercato europeo non troppo dissimile, mantenere gli attuali livelli occupazionali vorrebbe dire produrre almeno diecimila veicoli all'anno, valore che il mercato non riesce ad assorbire e che sposta inevitabilmente l'ago della bilancia (e del bilancio) verso il passivo. Con la riorganizzazione aziendale prospettata il punto di pareggio si abbasserebbe ad una produzione di settemila moto l'anno che il Gruppo Piaggio ha intenzione di sostenere con una incisiva campagna promozionale e pubblicitaria nei prossimi mesi e con un profondo rinnovamento della gamma a partire dai 'model year' 2011.

Critico, per non dire negativo, il giudizio delle compagini sindacali e anche di buona parte delle forze politiche locali. Nell'incontro del 24 settembre in fabbrica, Fim e Fiom hanno illustrato il piano ai dipendenti che non l'hanno ovviamente presa bene dato che sostanzialmente, oltre alla riduzione di personale, significa mantenere a Mandello solo le linee produttive, svuotando la sede di tutte le professionalità legate all'engineering, alla comunicazione e al marketing.

Ora il confronto si sposta tra azienda e sindacati. Dal 5 al 7 ottobre (la data non è ancora certa) i rappresentanti dei lavoratori e la dirigenza del gruppo si siederanno a un tavolo di lavoro per trovare il modo di mettere in atto la riorganizzazione della fabbrica lecchese. Nel frattempo i confini del problema si stanno spostando dall'ambito locale per correre veloci verso il cuore della politica nazionale. Si è tenuta infatti all'inizio di questa settimana una riunione tra i sindacati, la rappresentanza sindacale aziendale e le forze politiche locali per discutere della situazione della Moto Guzzi.

Ne è emersa una comunità d'intenti trasversale: esponenti del Pd, Pdl, Psi, Sinistra e Libertà e Lega Nord hanno espresso forte perplessità per le conseguenze che l'attuazione del piano determinerebbe sul tessuto industriale della provincia di Lecco e sull'attrattività turistica del sito produttivo. E' stata quindi decisa la convocazione del "tavolo territoriale provinciale" e della Commissione dell'Assessorato alle Attività Produttive della Lombardia, nonché la presentazione di una interpellanza parlamentare.

Vi terremo aggiornati sugli sviluppi del confronto.

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