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Omicidio stradale? Ancora nessuna soluzione per il grave reato

Posticipata la legge per riformare il C.d.S. in fretta

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Il reato di omicidio stradale, concepito per punire più severamente chi causa incidenti gravi sotto l’effetto di alcol o droghe, è destinato a restare un miraggio. Essendo contenuto (fra l’altro) in un ampio Disegno di legge che modifica il Codice della Strada, l’omicidio stradale - di tutte le possibili nuove norme - è quella attorno alla quale si sono scatenate sin da subito feroci polemiche, vacilla fra favorevoli e contrari. La soluzione per far approvare il Disegno di legge entro la fine della legislatura (primavera 2013) è cancellare il reato di omicidio stradale, per puntare con decisione solo sulle altre novità (in particolare, la spartizione dei proventi delle multe da autovelox). Così sembra abbiano deciso i deputati della commissione Trasporti, presieduta da Mario Valducci, da sempre attivissimo in materia di sicurezza stradale.

TROPPE DIVISIONI

Come abbiamo già avuto modo di spiegare, a decretare il momentaneo fallimento dell’omicidio stradale sono anche le divisioni fra le varie associazioni che hanno proposto al Parlamento reati leggermente diversi. In linea di massima, oggi, nel caso di sinistro mortale o con gravi lesioni fisiche provocato da un guidatore in pesante stato d’ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti, scatta il reato di omicidio colposo (dovuto cioè a imperizia, negligenza o imprudenza): così il Codice Penale. La reclusione parte da un minimo di tre anni (la scelta più frequente dai giudici) a teorici 10 anni. Inoltre, la patente viene revocata temporaneamente. Invece, col reato di omicidio stradale (si configura se il conducente aveva un tasso alcolemico oltre 1,5 grammi era sotto effetto di droghe), la reclusione andrebbe da 8 a 18 anni (e la patente verrebbe revocata per tutta la vita). Insomma, l’obiettivo era assimilare quanto più possibile il reato di omicidio stradale a quello doloso (ossia volontario). Perché il guidatore sa di avere elevate probabilità di causare incidenti mortali, ponendosi al volante in stato alterato.

PIRATI DA BRIVIDO

Senza voler essere giustizialisti, va fatta una seria riflessione: davvero l’omicidio stradale non sarebbe stato un prezioso deterrente contro chi guida in stato alterato? Al di là di ogni discussione giuridica (i contrari sostengono che il guidatore ubriaco fradicio, ponendosi al volante, non può essere accostato a chi uccide di proposito), va sottolineata l’emergenza pirateria della strada, in costante ascesa in Italia: nel 2011, sono stati registrati 852 episodi (addirittura +45% sul 2010) con 127 morti (+29%) e 995 feriti (+33%). E su 100 pirati acciuffati, 35 erano ubriachi. Occhio: la statistica si basa su chi viene catturato (due su tre). Considerando che il test sull’alcol viene eseguito a distanza di ore dal sinistro, è possibile che le tracce di alcol siano già scomparse: quali sarebbero i drammatici numeri se il controllo fosse eseguito subito dopo l’incidente? Un fenomeno che richiede la massima attenzione da parte delle autorità e del legislatore.


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