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O2 Pursuit: la moto ad aria compressa

Funziona davvero ed è lo studio un ragazzo australiano

Moto - News: O2 Pursuit: la moto ad aria compressa

La guerra ai motori endotermici è ormai aperta da tempo e se fino ad oggi le principali contendenti al titolo di moto del futuro sono state le elettriche, c’è qualcuno che la pensa diversamente. Altre alternative alla propulsione termica ed elettrica ci sono e qualcuno le sta studiando. Non è certo notizia di oggi che i motori ad aria compressa esistano e che siano utilizzati in molte applicazioni, e gli italiani ricorderanno certamente il progetto Eolo, lanciato al Motor Show di Bologna del 2001, poi caduto nel dimenticatoio, nel bel mezzo delle solite polemiche tutte italiane.
Dall’Australia arrivano le immagini che vedete in questo articolo e ritraggono una moto spinta da un propulsore ad aria compressa. Si tratta del progetto di uno studente universitario, Dean Benstead, che ha progettato e costruito una enduro ad aria compressa.

MOTORE DI PIETRO E BOMBOLA DA SUB

No, ovviamente non stiamo parlando del conosciuto politico italiano, ma del più virtuoso Angelo di Pietro ingegnere italiano che per alcuni anni ha lavorato sui progetti della Mercedes Benz sui motori Wankel. Di Pietro è poi emigrato in Australia dove ha fondato una propria azienda specializzata in motori alternativi, e ha brevettato un propulsore ad aria compressa che funziona, per l’appunto, sul principio dei Wankel.
Proprio la sua azienda, la Engineair è stata interpellata da Dean Benstead per fornite il motore atto a spingere la sua O2 Pursuit.

La moto si presenta con una ciclistica tradizionale, con un semplice telaio a traliccio in tubi d’acciaio e sospensioni tradizionali (fornite dalla Yamaha), al cui interno è alloggiata una bombola per l’aria compressa del tipo utilizzato dai Sub. Il motore è un compattissimo elemento situato nella zona del fulcro del forcellone, e funziona, come detto, con un rotore eccentrico interno che richiama nel suo funzionamento un motore Wankel. In realtà il motore Di Pietro supera tutti i problemi di tenuta del Wankel in quanto non utilizza un rotore di forma triangolare né uno statore trocoidale, bensi un rotore circolare eccentrico. La suddivisione dello spazio destinato alla compressione ed espansione è ottenuta con una serie di setti pivottanti che scorrono all’interno dello statore, realizzando tante camere di espansione quanti sono i separatori.
Questo sistema consente al motore Di Pietro, a detta dell’inventore, di avere degli attriti interni bassissimi e di essere in grado di ruotare con una pressione di solamente 1 psi (circa sette centesimi di atmosfera). Il motore Di Pietro è inoltre facilmente regolabile nella erogazione della coppia semplicemente variando la portata e la pressione dell’aria in ingresso ed ha un’efficienza del 94.5%.

FUNZIONA?
Insomma, nel guardare le immagini e i video sulla O2 Pursuit sembrerebbe che il progetto sia funzionante, e non potrebbe essere altrimenti, visto che si parla di una tecnologia consolidata e a buon mercato, ma qualche considerazione di carattere energetico forse sarebbe il caso di farla.
Considerato il volume di una bombola di uso sportivo (di quelle usate dai sub) di circa 18 litri, pur pompandoci dentro aria fino al massimo consentito, sarebbe difficile stivare al suo interno un’energia sufficiente a dare prestazioni accettabili alla motocicletta. Il nostro amico californiano Jensen Beeler di Asphalt&Rubber ha anche avanzato delle ipotesi di calcolo giungendo a una potenza media della motocicletta di circa 1 CV, certamente insufficiente a fare della O2 Pursuit un mezzo di locomozione valido.
Non avendo modo di verificare, rimaniamo in attesa degli sviluppi del progetto da parte di Dean Benstead. Di sicuro una moto ad aria compressa ha dalla sua parte dei vantaggi in confronto ad una moto elettrica tra cui il tempo di ricarica delle bombole che è certamente inferiore a quello di carica di una batteria. Insomma, a quando una comparativa tra moto elettriche e moto ad aria compressa?


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