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Bici contromano, è NO: il ministro Lupi "mantiene le posizioni"!

Contro la demagogia dei sindaci, presa di posizione condivisibile del titolare dei Trasporti

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Lo abbiamo visto proporre sconti ai pendolari in autostrada; lo abbiamo sentito demordere nella faccenda strisce blu e "autovelox finti" nei box arancione, a favore dei Comuni; è stato protagonista di numerose proposte, come il documento unico dei veicoli o l’accorpamento Aci-Pra, senza che seguissero i fatti; ma alla fine, anche per una questione di probabilità, ne azzeccata una: ha confermato il no alle bici contromano, meglio noto come "controsenso ciclabile". E ha detto no pure alle bici sulle preferenziali.


Di cosa si tratta?


Oggi, infatti, le bici non possono andare contromano, tranne rarissime e controverse eccezioni. In agosto, la Camera ha accolto un emendamento al disegno legge di modifica del Codice della starda di Scelta civica: elimina la proposta di introduzione del contromano per le bici. Quindi, tutto come prima: le bici non possono e non potranno andare contromano. La Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) aveva protestato: voleva la bici contromano. Secondo la Federazione, il “controsenso ciclabile” è già adottato con successo in moltissime città europee, non è pericoloso se correttamente regolamentato e, inoltre, incentiva notevolmente l’utilizzo della bicicletta per gli spostamenti all’interno dei centri urbani.
Anche tre Comuni, Bologna, Milano e Torino, anziché pensare ad altri gravissimi guai che affliggono quelle città, avevano sollecitato il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi affinché si dicesse favorevole al contromano delle bici. Ma anche Lupi ha detto no. A nulla è valsa la lettera dei tre assessori Andrea Colombo (Bologna), Pierfrancesco Maran (Milano) e Claudio Lubatti (Torino): "Il senso unico eccetto bici, le case avanzate, la svolta continua a destra, l'apertura delle corsie dei mezzi pubblici alle biciclette, le zone 30 sono tutte azioni diffuse da tempo in quasi tutti i Paesi europei e hanno dimostrato con la pratica la propria efficacia sia per favorire l'aumento del numero di ciclisti, sia, cosa ancora più importante, per garantire la sicurezza di chi si sposta in bicicletta. Perdere l'occasione di innovare la nostra mobilità non può che aumentare il preoccupante ritardo con il quale l'Italia sta perseguendo una delle politiche che la comunità europea riconosce tra le più importanti al fine del raggiungimento degli obiettivi assunti in tema di sostenibilità".


Per sicurezza o per voti alle elezioni comunali?


"Ho ricevuto tante richieste da sindaci che vorrebbero concedere alle bici di circolare contromano, ma io sono contrario: così non aiutiamo i ciclisti ma facciamo il loro male - ha dichiarato il ministro -. Io sono favorevole a tutelare le categorie deboli, bici e moto, ma esse non si agevolano in questo modo. Piuttosto si facciano piste ciclabili. Pensare poi che si valorizza il ciclista facendolo andare sulle corsie degli autobus è sbagliato, così lo si mette in pericolo". L’Italia, e questo probabilmente lo sanno bene anche quei tre assessori, e i relativi sindaci, non ha nessun tipo di strada adatto al contromano delle bici. Né esiste la cultura e la mentalità affinché bici e auto possano coesistere pacificamente: ciclisti e automobilisti giocano spesso a chi commette l’infrazione più grave e pericolosa.
Dicendo no al contromano delle bici si tutelano innanzitutto i ciclisti. Proprio quei ciclisti i cui voti sono così importanti alle elezioni comunali: siamo così sicuri che la presa di posizione dei tre sindaci sia mirata a migliorare la sicurezza stradale? Ma se proprio si vogliono ridurre i sinistri, perché non adeguare la qualità del manto stradale e il numero di piste ciclabili a quello delle altre città europee?

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