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Omicidio stradale: che fine ha fatto?

Il Governo pare l’abbia accantonata, mentre l’Associazione Guarnieri si fa sotto: “in lotta da tre anni”!

Moto - News: Omicidio stradale: che fine ha fatto?

Torniamo a parlare di Omicidio Stradale, reato mai più introdotto, visto che l’Associazione Lorenzo Guarnieri è tornata nuovamente all’attacco sul Governo perchè questo intervenga. Per chi non lo sapesse, Lorenzo Guarnieri era un ragazzo ucciso nella notte fra il 1° e il 2 giugno 2010 nel Parco delle Cascine a Firenze da un uomo che guidava ubriaco e drogato e che lo ha investito in pieno, uccidendolo sul colpo. Ovviamente la famiglia della vittima, tramite l’Associazione, ha chiesto un’equa giustizia per la morte del proprio figlio e per le altre vittime della strada, uccise da guidatori in pesante stato d’alterazione psicofisica. Per questo motivo, la famiglia del ragazzo ha pubblicato su La Nazione una lettera aperta per il Presidente del Consiglio che citiamo: "Anche se io sono morto e non sono più lì con voi, il mio diritto ad avere giustizia esiste sempre e lo stato italiano dovrebbe difenderlo. La delusione è profonda ma io ho tanta fiducia nei giovani e nella loro voglia di cambiamento". Firmato: Lorenzo.

IN TRE ANNI, NULLA DI CONCRETO
Sono tre anni che l’Associazione Guarnieri si batte affinché l’omicidio stradale diventi un reato. Sono state raccolte oltre 60.000 firme in tutta Italia, per un reato concepito per punire più severamente chi causa incidenti gravi sotto l'effetto di alcol o droghe. Pareva che questo potesse essere introdotto qualche mese fa, ma non se n’è fatto più nulla. Il guaio sono anche le divisioni fra le varie associazioni che hanno proposto al Parlamento reati leggermente diversi. In linea di massima, oggi, nel caso di sinistro mortale o con gravi lesioni fisiche provocato da un guidatore in pesante stato d'ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti, scatta il reato di omicidio colposo (dovuto cioè a imperizia, negligenza o imprudenza): così dice il Codice Penale.

La reclusione parte da un minimo di tre anni (la scelta più frequente dai giudici) a teorici 10 anni. Inoltre la patente viene revocata temporaneamente. Invece, col reato di omicidio stradale (si configura se il conducente aveva un tasso alcolemico oltre 1,5 grammi era sotto effetto di droghe), la reclusione andrebbe da 8 a 18 anni (e la patente verrebbe revocata per tutta la vita).

LA PIRATERIA E’ IN AUMENTO
La cosa non va sottovaluta: i dati parlano chiaro. Su tre pirati della strada (automobilisti che scappano dopo aver ferito qualcuno in un incidente) uno è ubriaco o drogato. Senza poi considerare che la statistica si basa su chi viene catturato (due su tre): il test sull'alcol viene eseguito a distanza di ore dal sinistro, ed è presumibile che le tracce di alcol siano già scomparse... Adesso la palla passa al Governo Letta, per capire se c’è maggiore sensibilità in materia. L’ultima soluzione proposta dal Parlamento (allungare la sospensione della patente per i pirati) pareva all’acqua di rose, e comunque nemmeno è andata in porto.

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