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Moto2, Joe Roberts: "L'America è come un gigante che aspetta di essere risvegliato"

Il californiano leader della classifica in Moto2: "Il 2006 di Hayden fu la mia più grande ispirazione, Spero questo risultato aiuti il motociclismo americano". Liberty Media e Trackhouse: "il pubblico americano può dare tanto come in F1". Ora a 69 punti col team Onlyfans: l'universo è divertente, ora cerchiamo di fare la storia"

Moto2: Joe Roberts:

Joe Roberts è quel ragazzo che vi aspettereste di trovare su una spiaggia della California con in braccio una tavola da surf, e non sbagliereste, originario di Malibu lui il surf lo pratica davvero. Suona il basso in quell'angolo di America che ha visto nascere i Red Hot Chili Peppers ma nelle vene fin da piccolo gli scorre il dna del motociclismo americano, quello nato sui flat track nel segno dell'epoca d'oro di Schwantz, Rainey, Roberts, Mamola... La trafila se l'è fatta tutta, dalla rookies cup alla moto 2, ed ora dopo alti e bassi è lì sul podio, per la terza volta consecutiva da inizio stagione.

Sembra finito lì per caso, seduto accanto a un Fermin Aldeguer col piede già in MotoGP e vincitore della gara di Jerez, ma le attenzioni dei pochi giornalisti in sala conferenze sono tutti per lui: il primo americano a essere in testa alla classifica di un campionato mondiale dal lontano 2006 del compianto Nicky Hayden. Con la scritta del main sponsor del team Onlyfans che campeggia sulla tuta e sulla carena della moto, e quei 69 punti in classifica, vien da chiedersi se si tratti di ironia della sorte o di una intelligente operazione di marketing. Il pilota ci ha già pensato, "l'atmosfera attorno a me è cambiata ma non in quel senso" risponderà poi con un pizzico di malizia scherzandoci su e imitando una posa da modella, il mood è quello giusto.

Unico pilota americano in tutte e tre le categorie, Joe Roberts rappresenta un unicum nel paddock, quell'animale oggi raro e quasi estinto nel motociclismo ad altissimo livello. I suoi risultati, frutto di un percorso e del duro lavoro, non potevano arrivare in un momento più proficuo per il futuro a stelle e strisce in questo sport. La possibilità di riaccendere quella fiamma per le due ruote nel cuore degli americani pesa molto anche su di lui.
"Se torno indietro coi ricordi a quel 2006, all'effetto che ciò che fece Nicky ebbe su di me da bambino, è stata una delle cose più ispirazionali della mia vita - commenta a caldo a fine gara . il solo pensare all'idea di poter vincere un titolo mondiale fa venire la pelle d'oca. Spero che questo nostro risultato faccia del bene al motociclismo americano. So che ci sono tanti talenti in America e sarebbe bello potergli dare la medesima ispirazione che ho ricevuto io, in modo che se si trovassero a decidere tra il motocross e le corse su pista scelgano quest'ultime".

La presenza di un team come Trackhouse in MotoGP rappresenta ora una concreta possibilità per il pilota statunitense di mostrarsi e di dimostrare che il talento degli americani sulle due ruote non è solo un ricordo del passato. Con l'arrivo di Liberty Media avere un pilota a stelle e strisce in classe regina acquista ora un'importanza strategica, il momento storico è decisamente favorevole.
"Ci sono sicuramente molte cose interessanti che stanno accadendo in quest'ultimo periodo, pensiamo a Liberty Media, del resto ciò che hanno ottenuto con la F1 ha dimostrato quanto ha da offrire il pubblico americano in termini di fan, è un pubblico gigantesco, al COTA c'era il pienone. Penso che nel complesso l'unica cosa che posso fare al momento è continuare a fare bene, l'obiettivo a lungo termine per ora è vincere il campionato, e più nell'immediato vincere una gara. Vedremo cosa ci riserverà il futuro, ma sono elettrizzato".

L'assenza degli americani nei campionati mondiali in questi anni si è fatta sentire, e su alcune delle motivazioni Joe ha le idee chiare, gli americani hanno bisogno di riscoprire il proprio passato per guardare al proprio futuro, ma ci vorrà del tempo e lo stimolo giusto.
"Dai tempi di Hayden non ci sono più stati molti piloti americani di rilievo, io sono alcuni anni che lotto tra alti e bassi, ma di piloti che lottano per qualcosa di importante dobbiamo tornare a Nicky no? Quindi è difficile mantenere alto l'entusiasmo, ma a volte penso che l'America sia un gigante che dorme che aspetta di essere svegliato", prosegue poi citando, da appassionato di storia, la famosa frase pronunciata dall'ammiraglio Yamamoto dopo l'attacco a Pearl Harbor.

In questa stagione il pilota statunitense sembra avere una marcia in più, in termini di costanza e di velocità, e alle curiosità dei giornalisti su cosa sia cambiato, con un sorriso coglie nuovamente tutti alla sprovvista.
"Mi sono allenato con la giocoleria, so farlo davvero ora, non scherzo, mi ha aiutato a migliorare la mia vista periferica. La Moto2 è una classe davvero strana, se non hai il giusto equilibrio, le giuste persone attorno, la giusta situazione diventa così facile perdere un decimo, o anche più, ad ogni curva. Sono lo stesso pilota di sempre, sono cambiate le persone attorno a me ma anche le gomme. Adoro le nuove Pirelli, oggi ero in grado di frenare duro, avevo una fiducia in ingresso curva che prima non avevo. Sicuramente anche questo ha influito".

L'atmosfera che si crea attorno a un pilota è fondamentale, dalla saggezza e dalla competenza di tecnici come il bravissimo Mario Martini alla guida di personalità come John Hopkins, ora ex pilota in veste di coach nonché amico di Roberts.
"L'ambiente attorno a me è migliorato al 100%, sono cambiate tante cose. Fino ad ora posso dire di aver fatto un mio percorso, ne ho passate tante, negli anni ci sono stati momenti positivi e negativi, ho imparato delle lezioni importanti, ma allo stesso tempo sapevo che questo è l'anno in cui non potevo più permettermi di fare cazzate. Era il momento di ottenere dei risultati, e ho tutti gli strumenti e il miglior team che abbia mai avuto. Il gruppo di persone con cui lavoro è un ambiente in cui ci si diverte sempre, non si è mai troppo seri, alla lunga può essere pesante, possiamo sederci a cena e scherzare, con John (Hopkins ndr) che è sempre in vena, ha un mucchio di storie. Anche dal punto di vista tecnico, l'uomo che si occupa dei miei dati ha lavorato nel team SpeedUP per anni e ha un monte di esperienza che mi ha aiutato in un'area in cui ho sempre avuto difficoltà, è bello lavorare con lui e mi da molta fiducia. Anche il mio capotecnico, Mario Martini, che è venuto da noi da Italtrans lo scorso anno. Già nella scorsa stagione stagione, che non fu delle migliori, cominciò a lavorare sulla moto e da lì siamo migliorati. Mi conosce e sa di cosa ho bisogno. E' strano, siamo arrivati qui a Jerez e nonostante la pioggia ho avuto da subito delle ottime sensazioni, ma è stato così per tutta la stagione sino ad ora".

Ma non è sempre stato tutto rosa e fiori, nella carriera dell'americano ci sono stati anche momenti difficili, come la decisione di lasciare il team lo scorso anno, il destino poi ne ha fatto nuovamente incrociare le strade.
"A essere onesti non me ne pento, che vita è senza rimpianti? È stata una lezione di vita e da lì sono cresciuto. Oltretutto non avrei avuto a disposizione le persone con cui invece lavoro ora. Ovviamente alla firma del contratto ne abbiamo discusso ma il mio rapporto con John è sempre stato ottimo, anche quando lasciai il team siamo rimasti amici. Le persone si trovano per una ragione, è un po il nostro motto".

In gara Joe Roberts partiva 11°, con una qualifica migliore forse avrebbe potuto anche vincere la gara, ma lo statunitense ci scherza sopra.
"E' divertente come a volte funziona l'universo. La gara di oggi forse l'avrei potuta vincere, ma poi non avrei avuto quel 69 in classifica. Il mondo è una cosa divertente, vediamo dove ci porta. Sapevo di avere il passo giusto per la gara ma la qualifica non era stata delle migliori. L'inizio di questo anno è stato fantastico, come l'inizio di stagione. Sono arrivate tante cose positive, tra cui anche persone, il team alle mie spalle è grandioso e sono felice di dove sono ora e di venire alle gare. La gara è stata divertente, avevo quest'idea in testa di infilarmi all'interno alla prima curva ed uscirne già quinto ma non è stato affatto così, di fatto sono andato indietro ma poi ho compiuto dei bei sorpassi. Il terzo podio in successione mi da molta fiducia, ed è arrivato nel compleanno di mia madre, è stata una bella giornata".

Tra le varie differenze rispetto allo scorso anno, una menzione va poi anche alle nuove gomme Pirelli, con le quali lo statunitense sembra essere in ottima sintonia.
"In moto2 ci sono delle cose che in Moto3 non fai, scivoli in un modo diverso in ingresso curva, la sensazione sull'anteriore diventa più importante. Per me quel feedback dell'anteriore è importante, ricordo la prima volta che le ho provate a Barcellona dopo la gara, alla curva 5, sono entrato frenando duro e ho pensato "cavolo, non la tengo, e invece ha tenuto, sembra che si riesca a frenare un po di più per poter curvare proprio all'ultimo minuto. Questo ti da l'opportunità di giocare di più con le traiettorie, mentre in passato avevo la sensazione che a qualsiasi costo non avrei potuto cambiare ciò che stavo facendo, bisognava frenare nello stesso punto, aprire nello stesso punto, curvare nello stesso punto, e se avessi sbagliato di un paio di piedi era finita e avrei perso mezzo secondo. La sensazione è decisamente migliore per me con queste gomme".

Il prossimo obiettivo è quindi conquistare la prima vittoria, e Joe Roberts entusiasticamente pensa di sapere già dove accadrà.
"M***a, nella prossima gara ovvio! Dico davvero, a Le Mans ho fatto una pole, amo quel tracciato, ci sono delle frenate brusche che si addicono alla moto, in alternativa torniamo sui classici tracciati scorrevoli come Barcellona ed il Mugello, quello italiano penso che sia uno dei più bei circuiti al mondo. Ogni weekend abbiamo il passo per lottare, quindi ora cerchiamo di fare la storia".

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