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MotoGP, Kocinski: “è scomparsa l’impronta che noi americani avevamo nel motociclismo"

VIDEO - “dobbiamo portare più piloti in pista per poter competere, ci vorranno degli investimenti e delle strutture per farlo succedere di nuovo. Sono fiducioso di poter essere tra quelle persone che potrebbero sfruttare la propria esperienza per aiutare la nuova generazione e riportarci dov'eravamo”

MotoGP: Kocinski: “è scomparsa l’impronta che noi americani avevamo nel motociclismo

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Tra l'arrivo di Liberty Media e la nuova collaborazione tra il Team Trackhouse e Aprilia, è possibile che si stia assistendo ai primi passi di una rinascita del motociclismo a stelle e strisce in MotoGP. Tante le voci di corridoio sulla possibilità di un secondo appuntamento della MotoGP, se non anche un terzo, negli states, ed è lecito pensare che visti i risultati più che positivi in Formula1 grazie anche all'intervento di Liberty Media, la popolarità di questo sport stia davvero assistendo all'inizio di una sua nuova fase di crescita.

Del resto nella storia di questo sport l'impronta americana è stata forte e duratura, ricordiamo tra le tante leggende nomi come Kenny Roberts Sr, Eddie Lawson, Freddie Spencer, Wayne Rainey, Kevin Schwantz, Randy Mamola, Roberts jr. ed il compianto Nicky Hayden. Un'impronta ora sbiadita dalla quasi totale assenza nel motomondiale di piloti statunitensi, ed il cui ritorno darebbe sicuramente rinnovata popolarità ed internazionalità ad un campionato appassionante ma a trazione prevalentemente italo-spagnola. Ne abbiamo parlato con John Kocinski, tra gli ultimi piloti americani della sua generazione, vincitore del titolo in 250 nel 1990 sulla sua Yamaha YZR, per poi ripetersi nel campionato Superbike a sei anni di distanza con la Honda RC45.

Intervista di Tiziano Niero

Cosa ne pensi di questo GP, sei ansioso di vedere un secondo GP qui in America?
"Era da tanto tempo che non venivo a un GP - interviene Kocinski - e vivere di nuovo l'esperienza di questo spettacolo dal vivo è eccitante. Se ci fosse la possibilità di avere un altro appuntamento della MotoGP negli States è sicuramente un qualcosa che accoglieremmo volentieri".

Si è parlato molto di Liberty Media, e parlando con Randy Mamola, ha detto che gli ex piloti dovrebbero essere coinvolti di più. C'è una difficoltà di dialogo tra le esigenze della competizione e l'organizzazione.
"E' un discorso sicuramente interessante, gli organizzatori sembra stiano lavorando nella direzione giusta e l'avere un contatto con personalità del passato potrebbe essere un bonus certo. C'è sempre da imparare dall'esperienza del passato, tutti facciamo errori e avere a disposizione questa esperienza può essere un aiuto, mi piace l'idea".

Cosa ne pensi degli equilibri di questo fine settimana in MotoGP?
"Già dalla Sprint si è visto un Vinales molto competitivo. Ma da ex pilota so che si lavora continuamente, anche nel warm up. Vedremo se qualche pilota riuscirà a chiudere il gap ma non vedo come questo non possa essere il weekend in cui Vinales ottiene la sua vittoria in MotoGP".

Parliamo della scuola americana di piloti, tu appartieni all'epoca d'oro. Com'è la situazione oggi?
"Quando guardi al passato, 30 anni fa gli americani avevano una forte impronta nel motociclismo, ma sfortunatamente nel tempo quell'impronta è scomparsa. Io sono stato uno degli ultimi, quando mi sono ritirato quell'epoca stava già finendo. E' un peccato è chiaro, ed ora sono qui e sarebbe interessante coinvolgerci di nuovo e cambiare tutto ciò. Penso che il campionato abbia bisogno di più piloti americani, ma non solo per fare presenza in pista, ma per poter avere piloti in grado di lottare nel campionato".

Hai citato di essere uno degli ultimi piloti americani di quell'epoca d'oro. All'epoca avevi già questa sensazione che non vi fossero altri piloti a prendere il vostro posto?
"Non sono mai stato abituato a guardare nello specchietto retrovisore, quindi all'epoca non diedi troppa attenzione alla questione, pensi che ci sarà sempre qualcun altro che arriva, ma la storia ci ha mostrato che dopo di me non c'era nessun altro che arrivava. Questo purtroppo ha portato alla scomparsa di quell'impronta che avevamo in questo sport, come dicevo prima. Ma come per tutto, ci vorranno degli investimenti e delle strutture per farlo succedere di nuovo, e sono fiducioso di poter essere tra quelle persone che potrebbero sfruttare la propria esperienza per aiutare la nuova generazione e riportarci dov'eravamo, in maniera competitiva".

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