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La Formula1, l’Hornergate e quel Circus che rischia di diventare circo e basta

Da quando Liberty Media ha preso in mano le redini del gioco la popolarità di questo sport è schizzata, ma l’attenzione su quanto avviene in pista sembra quasi un problema collaterale

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Un Gran Premio di Formula1 dura circa 90 minuti. Certo, è un evento importante, c’è un enorme pubblico di appassionati a seguire ogni singola gara. Ma se tu sei il ‘padrone’ del giocattolo ed ha necessità di spremere lo stesso giocattolo per aumentarne il valore a dismisura, allora quei 90 minuti rischiano di non essere più il centro di tutto. Si è fatto un gran parlare di Drive to Survive e di quanto abbia impattato sul pianeta Formula1, facendo entrare questo sport nelle case di chiunque, anche di chi non ha la minima idea su cosa ci sia sotto a quel cofano.

Di certo  questo format ha svolto egregiamente la sua funzione, perché è andato oltre i 90 minuti di gara, ha raccontato le storie di piloti, manager e squadre in modo diverso, coinvolgente. Però ha anche creato un piccolo ed apparentemente trascurabile problema, e cioè il fatto che Liberty Media si sia resa conto che il grande Circus della Formula1 poteva diventare un colosso di proporzioni bibliche proprio dedicando la massima attenzione a tutto quello che accade fuori dalla pista e non valorizzando le imprese dei talenti al volante.

Il perché è molto semplice da capire. Nella moderna F1 le monoposto non sono di certo eccitanti come lo erano negli anni d’oro di Senna, Mansell, Prost e Schumacher. Il rombo degli 8, 10, 12 cilindri non c’è più, per superare c’è un pulsantino nella vettura e alla fine non vince chi va più forte, ma chi gestisce al meglio consumo di gomme e benzina e soprattutto chi interpreta al meglio il regolamento. Certo, anche la Williams del 1992 era un caccia imbattibile per tutti, come la Ferrari del 2002 era imbarazzante per la sua superiorità. Ma anche dietro il trionfo della Brawn GP del 2009 c’era una storia bellissima e tantissimo fascino.

Il punto è che quello che accade oggi nei 90 minuti di un GP equivale quasi sempre a noia e rassegnazione. Bello che ci sia un dominatore come Verstappen, ma in realtà a dominare è la Red Bull che l’olandese guida e non viceversa. Ecco quindi che nasce il problema, ovvero come mantenere vivo l’interesse di tutti attorno a questo sport oltre i 90 minuti del Gran Premio. Ed ecco il susseguirsi di stagioni di Drive to Survive, costruite sempre meglio, sempre più avvincenti, sempre più slegate da quanto accade in pista.

Ma soprattutto ecco che con l’inizio del 2024 arriva l’Hornegate. Di cosa si parla alla fine? Di una infedeltà di un manager della F1 nei confronti della sua deliziosa e famosissima mogliettina, alias Ginger Spice Girl, Geri Halliwell. Chat rubate, chat distribuite in forma anonima nel paddock. L’ultima poi è rimbalzata dalla Spagna attraverso le pagine di Marca, e riguarda un presunto triangolo amoroso tra Jos Verstappen (si, proprio il papà di Max) e l’impiegata della Red Bull Racing oggetto dell’infedeltà da parte di Horner.

Quindi, per farla breve, ci siamo dimenticati in pochi minuti dell’ennesimo dominio di Verstappen in pista e tutti i media del mondo del racing si stanno concentrando su fatti degni di cronaca rosa tra calciatori e veline. Alesi e Berger ne facevano veramente di ogni, Piquet e Senna non erano dei santi, ma non abbiamo mai letto pagine e pagine dedicate alla loro rocambolesca vita sentimentale. Anche perché fondamentalmente non ce ne fregava proprio un emerito, come non ci frega lo stesso emerito di Horner, di sua moglie e di tutti gli altri coinvolti nella vicenda.

Ma noi alla fine siamo un sito di moto, perché stiamo parlando di Formula1? Da appassionati di Motorsport in generale, ci piace seguire gli altri paddock, ci piacciono i motori, la velocità, le storie di piloti. Però sappiamo anche che ci sono voci sempre più fondate che vorrebbero Liberty Media in lizza per acquistare la Dorna dal fondo Bridgepoint. Quali rischiano di essere le conseguenze?

Magari arriverà finalmente un Ride to Survive, anche se per fare meglio di MotoGP Unlimited non è che ci voglia Denis Villeneuve. Però il timore che poi si perda attenzione a tutto quello che accade in gara per andare a scavare oltre, ecco questo un minimo ci preoccupa. A tutti piace conoscere qualcosa in più dei piloti, qualche chicca, qualche segreto, sogni. Perché tutti vogliono potersi immedesimare, percepirli come uomini normali pronti a diventare eroi una volta indossati tuta e casco.

Valentino Rossi è stato grande maestro da questo punto di vista, ha sfondato completamente tutti i muri, ha aperto la MotoGP al mondo e viceversa. Ma l’ha fatto quasi da solo, senza serie di successo su piattaforme streaming, senza i Social che sono arrivati in massa solo nella parte finale della sua carriera. Se andiamo ancora più indietro nel tempo poi…Mamola, Roberts, Lawson, Rainey, Schwantz, Doohan. Ve li immaginate oggi nel paddock? Ve li immaginate con uno smartphone a portata di mano? Sono diventati miti e di certo l’hanno fatto per tutto quello che facevano in pista e non per quello che erano fuori dal circuito.

Insomma che ben venga Liberty Media, nella speranza che comprenda al meglio che per gli appassionati di moto, la cosa fondamentale sono i 45 minuti di un Gran Premio e i (diciamo) 20 di una Sprint Race. Il resto non è noia, ma non si deve dare la caccia a triangoli amorosi e altre amenità che poco riguardano la pista. Nonostante l’aerodinamica, nonostante i device, nonostante tutto insomma, questa MotoGP continua ad emozionare, ha un sound da infarto, le moto sono spettacolari da vedere in pista e i piloti fanno cose che voi umani non potreste neanche immaginare. Non serve esagerare con quello che accade fuori da quesi 45 minuti, perché tutto quello che avviene durante quel tempo è già spettacolare di suo.

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