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MotoGP, Poncharal: “i due posti lasciati liberi da Suzuki? Sono per BMW e Kawasaki”

Il presente IRTA: “a motoGP ideale? 24 moto, 6 costruttori, ognuno con un team satellite. Otto Ducati uccidono la MotoGP? Non decidiamo per i team satellite. Se li dessimo i 2 posti in più a una squadra satellite, precluderemmo l'opportunità a un altro costruttore” l    

MotoGP: Poncharal: “i due posti lasciati liberi da Suzuki? Sono per BMW e Kawasaki”

Anche nel 2024 continueranno a esserci 22 moto sullo schieramento di partenza della MotoGP. I due posti lasciati liberi lo scorso anno dalla Suzuki fanno gola a tanti, in particolar modo alla KTM a cui farebbe comodo una sella in più per Pedro Acosta, ma i vertici del campionato sono inamovibili sulla loro decisione di assegnare i due slot a un costruttore.

Lo scenario ideale sarebbe 24 moto. Sei costruttori, ognuno con un team satellite ha chiosato il presidente IRTA Hervé Poncharal, spiegando la situazione ai colleghi di Motorsport-Total.com. Essendoci già sei squadre satellite, a fronte di cinque team ufficiali, gli organizzatori della MotoGP non vogliono andare a minare ulteriormente gli equilibri in campo, perdendo così la possibilità di veder esordire un domani un nuovo team factory.

I produttori che verrebbero presi in considerazione sono BMW e Kawasaki. Queste sono le uniche Case che hanno il know-how e la forza per entrare. Triumph dice di non essere pronta e di essere soddisfatta della Moto2. Forse anche Suzuki vuole tornare, chissà - ha continuato il transalpino - Quei due posti sono riservati a quello. Se li dessimo a un altro team satellite, significherebbe precludere l'opportunità a un altro produttore. Quando inizi a infrangere le regole, crei molta incertezza”.

A far pendere l’ago della bilancia verso un costruttore è poi la durata dell’impegno richiesto per poter rilevare i due posti in griglia, che richiedono un progetto a lungo termine.

“Non puoi dare un posto per un anno. Questo creerebbe molti problemi. Prendiamo Acosta e KTM come esempio. Si darebbe un altro valore a un produttore, riducendo anche quello delle altre squadre satellite - ha affermato il boss del team Tech 3 - Costruire un team di MotoGP non è facile. Chi sarebbe disposto direbbe che non lo farebbe per un anno. L'investimento sarebbe troppo grande. Ci vogliono almeno cinque anni”.

In uno scenario che mira a portare equilibrio sulla griglia di partenza, a destare qualche perplessità è la sproporzione attuale relativa alle squadre satellite. Mentre la Ducati può contare su ben tre partner,  KTM, Aprilia e Honda hanno infatti un solo team satellite ciascuna, con la Yamaha rimasta clamorosamente senza altre squadre dopo la separazione dal team RNF.

“Amo la libertà e il libero mercato. C'è chi dice che otto Ducati sono troppe e uccidono il campionato. Ogni team satellite può scegliere quello che vuole. Non puoi deciderlo tu. A Gresini è stata fatta un'offerta da Aprilia, ma loro volevano Ducati. C'è chi dice che VR46 dovrebbe lavorare con Yamaha. Ma si dovrebbe chiedere a Bezzecchi e Marini se vogliono cambiare”, ha commentato Poncharal.

Dall’alto della sua esperienza a capo del team Tech 3, del resto, il manager francese conosce bene le motivazioni con cui una squadra satellite sceglie il proprio fornitore. 

“Sono stato con Yamaha per 20 anni. Quando ho cambiato, mi piaceva l'atteggiamento di Stefan Pierer, Hubert Trunkenpolz, Pit Beirer e così via e, anche se la loro moto non era così competitiva, ho scelto loro perché volevano avere un team satellite e supportarlo pienamente - ha spiegato - Questo è importante per loro. Gresini, VR46 e Pramac sono con Ducati perché è stato il miglior accordo che potevano ottenere in termini di prestazioni e supporto”.

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