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Triumph Trident 660 | Perché Comprarla... e perché no

Facile ma divertente, entry-level ma non solo per i nuovi motociclisti: la Triumph Trident 660 concentra in un solo modello più attitudini, ma riesce ad uscire elegantemente dalla definizione di "moto del compromesso". Ecco come è fatta e come va, con pregi e difetti

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Esiste una moto facile, per iniziare il percorso nelle cilindrate che contano, ma anche in grado di non risultare noiosa una volta acquisita la giusta esperienza? La risposta è sì, anche se sono una specie in via d'estinzione. E la Triumph Trident 660 è sicuramente una di queste. Una moto che ha allargato, insieme alla Tiger 660, la gamma dei modelli di Hynckley verso le medie cilindrate, senza perdere però il graffio dei tre cilindri e il carattere che contraddistingue una Triumph.

Pregi e difetti

Il nome che porta in dote e riporta in auge non è nuovo nell'universo di Hinckley, e i dettagli omaggiano il passato: il faro tondo dalle linee pulitissime, seppur con tecnologia LED, richiama la vecchia Trident degli anni 60', mentre il codone compatto e dalle linee morbide ingloba un gruppo ottico che fa tanto anni '90, decennio in cui la Trident tornò in auge nel catalogo della Casa inglese. A condensare passato e presente è stata la matita di Rodolfo Frascoli, padre di tante delle Triumph più recenti, che per la Trident ha scelto l'approccio minimal, con il serbatoio dalle guance particolarmente svasate a prendersi la scena come protagonista principale. L'entry-level britannica però non è solo look: sul telaio tubolare in acciaio troviamo la forcella Showa SFF da 41 mm a steli rovesciati e il mono ammortizzatore regolabile nel precarico che sanno di dichiarazione d'intenti se parliamo delle sue doti dinamiche. Sui cerchi da 17", gommati Michelin Road 5 nelle misure 120/70 e 180/55 c'è una triade di dischi e la firma di Nissin per l'impianto frenante.  

Il cuore della Trident è la versione addomesticata del triple che equipaggia la Street Triple nelle sue varie declinazioni e i prototipi di Moto2 ormai da anni. La roadster inglese porta la tecnologia tipica di Hinckley anche sulla sua media: acceleratore elettronico che consente di selezionare due mappe, traction control escludibile che cambia intensità di intervento a seconda del riding mode scelto e frizione assistita e antisaltellamento che aziona il cambio a 6 rapporti mettono il fiocco a un motore da 81 CV a 10.250 giri e con un picco di coppia di 64 Nm a quota 6.250. Numeri che ben si accoppiano con quote umane, come la sella a 805 mm da terra, e la strumentazione, che ingloba TFT e LCD in un pacchetto facile da consultare e di buona qualità.

Compatta e leggera sul cavalletto, ancor di più nel traffico. La Trident è la classica moto che in città esalta le sue qualità, e trovare l'ingorgo all'orizzonte diventa quasi piacevole. Le quote e la triangolazione hanno i loro meriti, visto che grazie alla posizione di guida si riesce ad avere pieno controllo degli ingombri e che l'interasse ridotto permette di girarsi in un fazzoletto, ma c'è di più. La posizione del motore infatti permette di avere un baricentro basso, che aiuta tantissimo nello zig-zag del casa-lavoro, e il triple in questa versione rimane un motore molto fluido e con un'elasticità che appaga quando c'è da lavorare di precisione sul gas per sgusciare fuori dal tappo di auto, grazie alla rapportatura ben studiata. E i tendini della mano sinistra ringraziano sentitamente, visto che non c'è bisogno di chiamare in causa la frizione troppo spesso. 

Se in citta sfoggia doti scooteristiche basta imbeccare due curve di quelle disegnate bene per capire che il logo sul serbatoio non è messo lì per sbaglio. Sarà la più piccola tra le roadster inglesi, ma non è certo moscia! Sono vari i fattori che la rendono una entry-level solo sulla carta. Il primo è sicuramente l'assetto: non particolarmente sportivo, ma in grado di sostenere in maniera eccellente anche le guidate più allegre. La forcella affonda bene, è graduale nella discesa e non trasmette "vuoti" rendendo alto il grado di connessione tra pilota e avantreno, e aumentando esponenzialmente il gusto. Il mono posteriore può risultare secco nella risposta quando si incontra asfalto particolarmente rovinato, ma è un validissimo alleato quando si alza il ritmo: la Trident infatti sfoggia stabilità e naturalezza nel trovare il punto di corda e sostenere le pieghe che non ti aspetti da una moto tanto agile. 

C'è poi l'impianto frenante, con i due dischi da 310 mm e l'elemento posteriore da 255 morsi da pinze Nissin rispettivamente a 2 e 1 pistoncino. Potente ma modulabile. La sensazione, soprattutto all'anteriore, è che la risposta sia morbida per poi arrivare ad una sempre maggior presenza se si tiene in pressione la leva. Meno intuitivo il posteriore, che ha bisogno di essere strizzato per bene per sprigionare la sua vera potenza. 

Ultimo, ma non certo per importanza, il tre cilindri in linea: la connessione manopola-CV è immediata, e forse la risposta potrebbe essere fin troppo smaliziata per un neofita, ma mai veramente aggressiva. C'è poi il quickshifter opzionale che esalta ancora di più le doti di un motore che non avrà la coppia da camion o l'arco di erogazione di una superbike, ma sa sfruttare le sue doti al massimo e riesce a far "bastare" gli 81 CV anche a chi di anni in sella ne ha un bel po'. A rassicurare i meno esperti c'è la tecnologia: l'ABS lavora molto bene, e il Traction Control, che calibra l'intervento a seconda del riding mode scelto, è ben presente, a volte anche un pizzico di troppo. Ma niente paura, perché si può disinserire.

La protezione aerodinamica naturalmente non c'è, come è giusto che sia, ma comunque con lei si può viaggiare: la triangolazione, infatti, insieme alla sella ben imbottita, aiuta a macinare chilometri e i numeri di questo motore aiutano. Ai canonici 130 orari si arriva con la 6° marcia poco sopra i 6.000 giri, e se è vero che le vibrazioni ci sono c'è da dire che non aumentano a regimi autostradali. I consumi poi strappano un sorriso: tra città, autostrada e misto infatti la Trident se l'è cavata con poco più di 5 litri di benzina ogni 100 km, dato che moltiplicato per i 14 litri di serbatoio fa registrare un'autonomia superiore ai 270 km.

Quanto costa

La Trident 660 parte da un listino di 8.395 euro, nelle colorazioni bianca o nera, mentre servono 100 euro di più per tutte le altre varianti. Ma è con gli optional che la storia cambia. L'esemplare della nostra prova è nella colorazione Matt Black e porta in dote optional come quickshifter, cupolino e maniglie passeggero, per un prezzo finale che supera i 9.000 euro ma che non mette in dubbio l’ottimo rapporto qualità/prezzo di questo modello.

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