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Quando sono da poche passate le 20 del venerdì, Marc Marquez è davanti al box che firma autografi e fa qualche foto con i suoi tifosi. Di guardie del corpo o simili non c’è traccia. Era stato lo stesso spagnolo a descrivere qualche ora prima il suo Gran Premio d’Italia.
“E’ come al solito, ci sono solo qualche più bandiere gialle del normale - ride - E’ un bene che Valentino abbia parlato di rispetto dei tifosi verso i piloti. Alla fine, la cosa più importante è che ci sia una bello spettacolo in pista”.
Vorrebbe contribuire in prima persona e la sua Honda lo sta assecondando, anche se non ancora alla perfezione (è 5°).
“I problemi in accelerazione sono rimasti ma qui sono diminuiti, è più importante essere rapidi nei cambi di direzione e fare scorrere la moto in curva - spiega - Per essere veloci, devo sempre spingere al massimo, ma le sensazioni in sella sono state positive”.
Anche il grip non perfetto in qualche modo aiuta.
“Perché la gomma posteriore spinge meno in frenata e questo rende più semplice controllare la moto” spiega.
Se Marquez sta riuscendo a tappare le falle della moto, per Dani Pedrosa è tutto più complicato e il suo 11° tempo lo dimostra.
“Questa è una pista particolare - dice - basta sbagliare la traiettoria in una curva, per portarsi dietro l’errore nelle successive. Devo trovare il giusto bilanciamento, perché sto faticando troppo a fare girare la moto. Me ne sono alla Bucine, Aleix Espargarò mi ha passato all’interno senza nessuno sforzo”.
Le prove si susseguono, ma non cambia molto.
“Dobbiamo migliorare, abbiamo fatto molte modifiche ma la moto è rimasta simile nei suoi comportamenti e siamo spesso al limite - rivela - Dove dobbiamo concentrarci? Su motore, telaio ed elettronica. Non si può risolvere comunque tutto con il software, a novembre avevo provato il vecchio sulla nuova moto e non avevamo eliminato tutti i problemi neanche così”.
