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Alonso: "E' difficile ma potrei correre con Rossi"

Il pilota della Ferrari non chiude la porta ad un futuro con Valentino

Moto - News: Alonso:


Il debutto in Ferrari era atteso da anni, soprattutto da lui. Risultato: primo sul primo traguardo del 2010. Unica sosta: nel box di GQ.

"Sono un uomo vecchio stampo. Tradizionalista, me ne rendo conto: è qualcosa che non fa molto parte della mia generazione e che coltivo, difendo come un sistema di valori collegato al mio passato, alla mia terra, alla mia famiglia". Sono le parole con cui comincia la chiacchierata di Fernando Alonso con  GQ - che gli dedica la copertina in edicola dal 3 aprile. È alle prese con un’avventura senza paracadute. Non solo Ferrari e Formula 1. Deve comportarsi da adulto, da capo, ha sulle spalle un grande avvenire (due Mondiali vinti, nel 2005 e 2006, con la Renault) e la più pesante, stressante famiglia da corsa.

 

Cosa significa “avere le palle”?


"Avere le palle significa prendersi delle responsabilità quando tocca a te. Quando hai a che fare con molte persone che si sono fatte un mazzo così per metterti nelle condizioni migliori. Allora vai in macchina e ti dici, bene, niente scuse, serve un giro perfetto. Questa situazione capita spesso nella vita. È accaduto quand’ero giovane e avevo una famiglia che si era sacrificata per darmi una possibilità. Per questo, se dico di essere attento alle tradizioni intendo dare peso vero a parole importanti come onore, senso del dovere, rispetto. Non ho l’aereo personale. O la barca, come tanti colleghi. Non ci penso. Il primo aereo l’ho preso a 18 anni. So cosa significhi un privilegio o una rinuncia. I soldi hanno un peso, lo riconosco. Meglio tenere presente una gamma di valori consueti, normali, più solidi".

Con le mani fa cose speciali. Magia, giochi di prestigio: un vero campione, altroché Formula 1. Legge, studia, si esercita in continuazione, acquista manuali, si rintana nel motorhome e prova, va in pole facendo sparire e ricomparire jack e assi.


"Una passione che viene dal nonno. Giocavamo sempre a carte dopo pranzo, nei giorni di festa. Briscola e scopa. Il nonno sedeva davanti a me, faceva qualche gioco e io stavo lì, rapito. Come se vedessi un mistero. Un bambino felice. Faccio giochi di prestigio per osservare lo stupore delle persone. La sorpresa, la gioia. Li fa tornare ragazzini, com’ero davanti al nonno".


Alla domanda sul ritorno di Schumacher a correre dopo aver deciso di smettere, risponde.

"Posso capire, perché il problema del dopo esiste per tutti noi. Anche per me. Però non credo di voler fare una cosa del genere. Non giudico, evito sempre di farlo, ma spero di organizzarmi in maniera diversa".


GQ lo spinge su altri terreni, dove giudicare è meno complicato. Zapatero, per esempio.


"Un uomo che stimo e rispetto. Tenta di fare cose difficili mentre dare i voti è facilissimo. Sono sbalordito dai mezzi d’informazione. Con Internet, poi, è un disastro. Ciascuno può scrivere ciò che vuole, certo di innescare un dibattito a ruota libera. Preferisco astenermi, anche perché provo ammirazione per gente che realizza qualcosa di importante con il lavoro e l’intelligenza. Architetti capaci di progetti straordinari. Scienziati al lavoro. Studiosi… più che giudicare, credo si possa imparare".


Più di uno in Ferrari dice: è come se fosse con noi da anni.

"È vero. Non so perché ma è vero. Parlavamo di affetti, della difficoltà di manifestarli. Be’, qui è successo qualcosa che non ha proprio una ragione. Lavoro con persone che mi fanno sentire parte, mi fanno sentire bene. Al caldo. Com’è avvenuto in poco tempo? Non lo so. Sono strani fenomeni chimici ed è bello che accadano".


La domanda la faranno in molti: sei pronto a fare squadra con Valentino Rossi in Ferrari?


"Certo, perché no? È in gamba, un grande campione. Anche se è difficile che una cosa del genere accada".

 

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