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Suzuki GSX-R 750 'SRAD': la rivoluzionaria

A metà anni '90 la Casa di Hamamatsu rivoltò la sua 750: telaio doppio trave e potenza da record per un taglio netto con il passato

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Era il 1995 e niente tra le due ruote di serie sembrava reggere il passo della fenomenale Ducati 916. La bicilindrica di Borgo Panigale era un osso duro per molti, e fino a quel momento nessuna sembrava davvero in grado di potere reggere il confronto, soprattutto in termini dinamici, con la realizzazione di Massimo Tamburini. Almeno fino al 1996.


Arriva la bomba


Suzuki lasciò tutti a bocca aperta quando ai saloni del '95 tolse il veli alla sua nuova GSX-R 750.
La media di Hamamatsu, da sempre conosciuta ed apprezzata da molti, non reggeva nel confronto con le nuove sportive che si affacciarono in quegli anni. Ducati, ma anche Honda CBR 900 e Kawasaki ZXR-750 offrivano dotazione tecnica di primo livello, mettendo in ombra la GSX-R di quel periodo. A sua sfavore remava in particolar modo il concetto del telaio in alluminio a doppia culla, ormai in affanno nei confronti dei doppio trave in alluminio che imperavano tra le sportive (oltre al traliccio Ducati), sia in termini di resa dinamica che di ingombri complessivi della moto.
Alla fine del '95 dunque arrivò la risposta della Suzuki, e fu di quelle che fecero 'rumore'. La nuova GSX-R 750 esprimeva concetti tecnici che davano un taglio netto con la storia sportiva di Hamamatsu. Non solo arrivò un nuovo e più moderno telaio, ma anche a livello di motore ed estetica, la GSX-R segna adesso un deciso balzo in avanti rispetto al passato.


Nel segno di Schwantz


Tante novità che le consentirono di diventare il nuovo riferimento per la categoria delle moto sportive agli occhi degli appassionati.
Nuovo il telaio, nuovo il motore motore, così come nuova era la carenatura, con un’estetica che richiamava la RGV500 del ’95 di Kevin Schwantz. Il peso complessivo arrivò al valore record di 179 kg (in media 10 Kg meglio della concorrenza), a fronte di una potenza erogata all'albero di 130 CV a 11.500 giri per una coppia di 80 Nm a 10.000 giri. Venne introdotto anche il famoso sistema d'induzione aria all'airbox "SRAD", acronimo di Suzuki Ram Air Direct. Acronimo con il quale era conosciuta (e ricordata ancora oggi) quella GSX-R 750. Grazie al nuovo telaio la nuova 750 era adesso molto compatta, grazie ad un interasse di 1.400mm. La forcella era un'unità upside-down da 43mm completamente regolabile, così come il mono posteriore. Misura ragguardevole per lo pneumatico posteriore da 190/50. Nel 1997 venne apportata qualche modifica al motore con la coppia massima che vedeva un leggero incremento a 82 Nm, ma sempre a 10.000 giri.


Coraggio che premia


Il 1998 è l'anno dell’iniezione elettronica, con batteria di corpi farfallati da 46 mm. L’interasse viene limato di 5 mm (ora a 1.395 mm) ed arriva di serie l’ammortizzatore di sterzo. Migliorie anche ai freni, con un diametro passato a 320 mm, ed alle sospensioni; oltre a diversi affinamenti come i rapporti del cambio modificati e un airbox maggiorato.
La potenza tocca quota 135 CV, a 12.000 giri, mentre rimane invariato il valore di coppia massima. Per il 1999 non si hanno grossi cambiamenti, salvo il cerchio posteriore con canale da 6”, e nuove grafiche.
Ricordata dai motociclisti per le sue prestazioni, oltre ad una guida efficacissima, la GSX-R 750 fu per qualche stagione il riferimento tra le medie e maxi sportive. Riusciva ad abbinare in modo magistrale la potenza di una 1000 a doti di maneggevolezza e dimensioni da 600. A guardarne la linea oggi , la 'SRAD' appare probabilmente sgraziata, con una linea forse poco bilanciata e il codino ogivale dai volumi importanti, ma all’epoca era minacciosa ed affilata. Una scelta coraggiosa (e premiata) di Suzuki per una moto che ha saputo fare la storia.

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