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Moto Guzzi Le Mans: un'Aquila da leggenda

Nata come cafè racer nel 1976 ed in seguito sviluppata come mezzo sport tourer, rimase sulla breccia fino al 1993. Oggi è una vera icona per i fans dell'Aquila

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Tra i vari modelli che Moto Guzzi ha realizzato partendo dalla base del mitico bicilindrico con telaio relizzato dall'ingegner Lino Tonti, la serie sportiva Le Mans è forse tra quelle che più ha lasciato il segno nella storia del marchio di Mandello.
Nata come pura cafè racer nel 1976 con cilindrata da 850 cc è rimasta nel catalogo Moto Guzzi fno al 1993, diventando con il passare degli anni una sport tourer di grande fascino e con motorizzazione che crebbe fino ai 1000cc.


La MK1 per battagliare con BMW, Ducati e Laverda


Venne presentata nel 1975 al Salone di Milano. Il primo modello era denominato semplicemente Le Mans (come la celebre "24 ore"), ed era caratterizzato da una silohuette di stampo sportivo (o cafè racer come venivano allora chiamate). Aveva dalla sua il celebre motore V7 bicilindrico trasversale che, al momento del deubutto – per vari anni a seguire-, aveva cilindrata da 850cc. Quando nel 1978 venne svelata la successiva versione, la MKII, la prima Le Mans passò agli annali come modello MK1. Sulla loro strada, le MKI ed MKII, dovettero confrontarsi con temibili concorrenti come BMW R90S, Ducati Sport 900 e Laverda 3 cilindri. La sportiva di Casa Guzzi comunque aveva un taglio che la accostava più alla BMW, ma rispetto alla boxer bavarese pagava qualcosa in termini di cura dei particolari, sebbene comunque avesse dalla sua parte un telaio più robusto e sospensioni di stampo più sportivo, con una resa nel complesso molto più efficace in termini di guida e prestazioni del motore.
Con 71 cavalli a 7300 giri/min e una velocità massima di oltre 200 Km/h, la Le Mans non ci mise molto a fare parlare di sè per l'esuberanza delle sue prestazioni, oltre che per una linea grintosa che le fece guadagnare ben presto numerosi estimatori in ogni angolo d'Europa e negli Stati Uniti.
Nel 1978 fu la volta del successivo modello: la Le Mans MKII. Questa nuova versione aveva una base tecnica che non si distaccava molto dalla precedente, ma diversi particolari della carrozzeria vennero rivisitati con l'adozione di un nuovo parafango posteriore, modificato per ospitare un faro di forma rettangolare, ed una sella a due posti in unico pezzo. Inoltre venne aggiornato l'alternatore per la ricarica della batteria, migliorandone le caratteristiche.
Siamo ora nel 1983 quando la Moto Guzzi Le Mans ebbe forse un suo primo e marcato aggiornamento. Conosciuta come MKIII adottava una nuova carrozzeria testata in galleria del vento (un vanto per Guzzi), una diversa strumentazione e nuovi comandi al manubrio. Migliorate anche le finiture, punto debole per MK1 e MKII, con una vernice più spessa e lucida sia per carrozzeria che per il telaio. Anche il motore usufruì di qualche aggiustamento, con un diverso trattamento dei cilindri (con riporto in Nikasil) e nuova alettatura di questi ultimi per migliorare il raffreddamento, oltre a regalare un diverso impatto estetico.


Arriva la 1000cc


Nel 1985 è la volta della Le Mans MKIV. Questo fu il primo vero modello da un litro di cilindrata (948 cc) e probabilmente rappresenta il maggiore balzo tecnico in termini di sviluppo sul V7 che Guzzi ha compiuto fino ad oggi: valvole di aspirazione e scarico maggiorate, cilindri da 88 mm di diametro con riporto in Nikasil, albero a camme rivisto e realizzato in acciaio ad alta resistenza. Il risultato di questo lavoro ha consegnato una moto capace di coprire i classici 400m in poco più di 12 secondi con una velocità massima di quasi 220 Km/h. Valori notevoli per quel periodo. Inoltre troviamo una nuova forcella da 40 mm e anche nuovi ammortizzatori Koni 7610P; i freni sono Brembo, mentre i cerchi, in alluminio a cinque razze, ed un nuovo forcellone più robusto ospitavano ora pneumatici di più larga sezione.
Nonostante il grande lavoro dei tecnci di Mandello, la Le Mans MKIV venne criticata per la decisione di adottare una ruota anteriore con misura da 16 pollici invece della precedente 18 pollici. Una scelta dettata da nuovi correnti tecniche che vedevano nella misura 16 pollici una opzione più al passo con i tempi. In Guzzi poi evidentemente si ricredettero quando, nel 1988, ritornò la misura da 18 pollici all'anteriroe.
Verso la fine degli anni 80 l'apprezzamento per la Le Mans raggiunge il minimo storico. I motociclisti italiani vsono maggiormente attratti dai mezzi giapponesi a 4 cilindri, ma anchde dalla migliore qualità dei montaggi e dalle più raffinate ciclistiche. Questo segnò la fine per la gloriosa bicilindrica che uscì dal listino nel 1993.


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