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La corsa ai 300 Km/h: Suzuki GSX-R Hayabusa

La maxi di Hamamatsu stupì il mondo con la sua velocità. Il suo motore spingeva dove nessuno era mai arrivato

Moto - News: La corsa ai 300 Km/h: Suzuki GSX-R Hayabusa

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Era la metà degli anni '90 quando ebbe inizio un periodo caratterizzato dalla corsa delle maggiori Case giapponesi a raggiungere il primato dei 300 Km/h su una moto di serie. All'epoca le moto supersportive erano la punta di diamante della produzione. E ieri, così come oggi, rappresentavano il faro tecnologico di ogni Casa costruttrice. Ma questo non bastava evidentemente agli uomini del marketing. C'era bisogno di andare oltre, di un qualcosa di più immediato da presentare, che potesse lasciare un segno indelebile nella mente degli appassionati. Il "magico elemento", il dato che, ancora di più della cavalleria, potesse in qualche modo suscitare clamore immediato nonché la superiorità di un'azienda di moto, era la velocità. Ed il Graal fu presto individuato: raggiungere per primi i 300 Km/h su strada. Ad aprire le danze fu la Honda CBR 1100 XX, alla quale seguirono Suzuki GSX-R 1300 Hayabusa e Kawasaki ZX-12 R. Sono loro le tre regine della velocità e, dopo la CBR 1100 XX , è la volta adesso della seconda protagonista della "Corsa ai 300 Km/h".


GSX-R 1300 Hayabusa: un falco sulla preda


Dopo che Honda con la CBR 1100 XX diede fuoco alle polveri, Suzuki, 3 anni dopo l'uscita della “XX”, rispose alle bordate nemiche con la presentazione della GSX-R 1300 Hayabusa. Se la Honda con il nome Super Blackbird si rifaceva al soprannome dato al jet Lockheed SR-71, Suzuki rispose con l'Hayabusa, il falco pellegrino più veloce del mondo con le sue velocità di picchiata di quasi 320 km/h. E mai nome fu più azzeccato: la sport tourer di Hamamatsu sovrastò la moto rivale, sfondando di gran lunga il muro dei 300 km/h. Se la Honda si fermò ai 292 km/h su strada, Suzuki stupì il mondo con i 312 Km/h della sua 1300. Per raggiungere queste vette, la GSX-R metteva in campo un 4 cilindri in linea da 1298 cc (conto i 1137 cc della rivale) accreditato di 175 CV di potenza massima, 10 CV in più della CBR, un record per moto di serie. A questo si aggiungeva uno studio aerodinamico ancora più esasperato , con forme "a uovo" della carenatura, ottenute grazie soprattutto alla forma ogivale del codone. Una soluzione che garantisce un migliore andamento dei flussi dietro la moto, chiudendo in modo più ordinato la scia e migliorando così l'avanzamento del veicolo. La velocità che la GSX-R ottenne su strada fu di ben 312 km/h, in alcune prove condotte sulle Autobahn tedesche, con un impressionante "fondoscala" del tachimetro di 350 Km/h. Prestazioni da brivido, assolutamente fuori portata per molti. Nonostante il peso di 243 kg a secco, la Hayabusa del 1999 raggiungeva i 100 km/h in appena 2,68 secondi, mentre i 200 km/h metri erano divorati in 6,9 secondi.


Troppo veloce: meglio fermarsi


Con le versioni successive, la Hayabusa venne sottoposta agli ovvi aggiornamenti e ritocchi, alla linea (pressochè comunque rimasta nivariata) ed al motore con il picco di potenza massima raggiunta nel 2008 quando venne toccata quota 197 CV con i suoi 1347 cc. Di contro però ci si rese conto che questa potenza sfruttata esclusivamente ai fini della velocità era ormai anacronistico (oltre che fonte di pericoli eccessivi) per cui la velocità massima era da tempo limitata a 299 km/h. Di questo limite si parlò qualche anno prima: le Case giapponesi stipularono un gentlemen agreement per porre un freno ad una pericolosa escalation di velocità. Questo avvenne soprattutto dopo che Kawasaki, calò la sua carta sul tavolo da gioco della partita con il Dio del Vento: la Ninja ZX-12R. Di questo però parleremo nella terza parte della "Corsa ai 300 Km/h".

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