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La "visione" di Carlo Talamo: da special italiane a Triumph di serie

All'inizio del millennio un italiano ha influenzato, con le sue special fatte in casa, l'intera produzione del marchio inglese

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Questa è la storia di alcuni modelli di moto marchiati Triumph che sono diventati un cult fra gli appassionati, ma che in origine erano semplicemente delle special, realizzate dall'importatore italiano del brand inglese. In tanti non sanno la storia che si nasconde dietro ad alcuni modelli di serie a tre cilindri, concetti nati dalla matita e dalla passione di Carlo Talamo, ultimo visionario dell'industria motociclistica italiana, e arrivati nelle concessionarie di tutto il mondo.


Chi era Carlo Talamo?


Carlo Talamo era un personaggio conosciuto non solo nel mondo delle due ruote, ma era un industriale italiano innovativo e visionario. Aveva solo la licenza media e la sua lettura preferita era il Topolino, è da qui che nel 1984 diede il nome di Numero Uno al primo importatore di moto Harley-Davidson d'Europa. In pochi anni fu un boom, che portò Carlo a gestire un impero da 150 miliardi di lire di fatturato, poi venduto ad Harley-Davidson e sistemandosi per la vita. 
Senza alcuno studio, era imprenditore nell'anima e la sua creatura gli aveva fruttato tanti soldi, in parte investiti nuovamente nelle moto e nella Numero Tre, primo importatore di Triumph in Italia dopo la ripresa delle attività ad Hinckley. Neanche a dirlo, fu un altro successo e le Triumph invasero il nostro paese. Talamo ci ha lasciato nel 2002, un incidente in sella alla sua moto ha messo fine ai suoi sogni, ma sono rimaste le sue grandi conquiste imprenditoriali, le sue Harley e Triumph in Italia e la sua visione eccentrica e sanguigna del motociclismo, sfociata in alcune special che hanno avuto un destino molto particolare: stiamo parlando di Baby Speed, Speed S e Tiger Sport... vi dicono qualcosa?


Dall'officina di Milano alla linea di Hinckley


Ultimamente si parla di special praticamente ogni giorno, le Case propongono le versioni personalizzate di vari modelli e il mondo del customizing è diventato parte delle strategie di marketing aziendali. Un tempo, a inizio millennio, il mondo delle due ruote non girava così e l'universo delle moto preparate rimaneva ben distinto da quello della serie.
Almeno fino all'arrivo di Talamo, che aveva un'influenza tale da condizionare tutta la produzione di serie della Triumph. Il primo esempio lo troviamo nella Baby Speed, versione scarenata della TT600 che Carlo volle realizzare per dare un po' di pepe a una sportiva carenata che non entusiasmava così tanto. Non fece altro che replicare lo stile della Speed Triple, con due begl'occhi strabuzzati davanti e la completa eliminazione della carena.
Bella, bellissima, e 12 kg in meno della versione sportiva. Nel suo ufficio cominciarono ad arrivare richieste e decise di fare una tiratura limitata a 50 esemplari per soddisfare la domanda, realizzando nell'officina di Numero Tre a Milano ogni singolo esemplare. Da Hinckley hanno osservato tutte queste vicende con occhio interessato, tanto che nel 2002 la Baby Speed diventò un modello di serie, ribattezzata con il nome di Speed Four (per il motore a 4 cilindri).


La Speed 1050 è nata grazie a lui


Carlo talamo, poi, ne azzeccò un'altra. Stanco del sedere ciccione della Speed Triple 955i decise, nel 2002, di tagliare il codone e realizzare una moto con il posteriore ispirato a quello della Buell S1, moto che ha amato ai tempi della Numero Uno. Fa bingo un'altra volta e la moto è fenomenale, così bella che anche stavolta ne fece una piccola serie... piccolissima, solo 5 esemplari con il nome di Speed S, uno dei quali va dritto a Hinckley. 
Il management è convinto, vede nelle linee della Speed S il futuro del modello di punta a tre cilindri. Come per magia, nel 2004 viene presentata la prima Speed 1050, che ha un codino molto simile a quello della moto di Talamo, quasi identico. Nel primo prototipo della 1050, accanto al nome Speed Triple c'è una S rossa, in onore di Talamo.


Una mente avanti di 10 anni


Infine la Tiger Sport, che ci siamo tenuti per ultima perchè è la dimostrazione lampante di come la visione di Carlo Talamo fosse avanti anni luce rispetto al mercato. Carlo aveva una Tiger 955i per gli spostamenti quotidiani, era una moto perfetta per l'utilizzo che ne faceva, ma secondo lui mancava di cattiveria e personalità. Decise, dunque, di mettere in una moto tutto il meglio della produzione triumph dell'epoca per creare un mix d'eccellenza.
Il serbatoio rimaneva originale, ma il posteriore era un pezzo realizzato ex novo, con un'unica borsa laterale a sinistra, fedele alla sella che si apre completamente. Dall'altro lato c'era lo scarico alto, mentre il cupolino arrivava dalla Sprint ST, proprio come il cerchio posteriore. Con le sospensioni ribassate, la ruota da 18" davanti e il motore della Daytona 955i, era una Tiger sportivissima, un'antesignana delle crossover moderne.
Dopo 10 anni dalla realizzazione della Tiger Sport by Talamo, aveva stupito la presentazione della Triumph Tiger 1050, una moto di serie chiaramente ispirata alla moto del genio milanese, che ne riprendeva le soluzioni con un mix estetico diverso ma fortemente legato a quella strana special, a partire dal nome che di recente è stato ripreso per la vresione restyling, che si chiama proprio Tiger Sport 1050. Dopotutto, se ancora oggi parliamo di Carlo Talamo come di un importante personalità della storia del motociclismo italiano, non lo si fa a caso. Una bella e completa biografia di Talamo la trovate sul sito fedrotriple.it


 


 


 


 


 


 

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