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Anthony Gobert: il fuoriclasse fuori di testa

Una carriera brillante bruciata per colpa di alcol e droga. Ascesa e caduta di uno dei piloti più amati della SBK

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Anthony Gobert è stato - e sarà per sempre - uno dei piloti più amati dagli appassionati delle due ruote. Un talento sconfinato tanto esplosivo in pista quanto autodistruttivo fuori dal tracciato. The Go Show, come veniva soprannominato nei suoi anni migliori, ha bruciato una promettente carriera nel giro di pochissimi anni per colpa delle sue dipendenze e dei suoi vizi, assolutamente inconciliabili con il motorsport moderno. 


The Go Show, gli esordi


Il pilota originario di Greenacre, classe 1975, ha mosso i suoi primi passi nel motocross, per poi passare alla pista. Nel 1994 era un astro nascente del panorama racing australiano e aveva stupito tutti fin da subito per la sua guida estrema, prima con la wild card SBK sulla pista di Sugo, in Giappone (ottavo e sesto con la Honda RC45) e poi con la Kawasaki ZX-7RR nel GP di Phillip Island, sempre come wild card, centrando una pole position, una vittoria e un terzo posto.
Si è trovato con i riflettori puntati addosso sia per le sue innate doti velocistiche che per il suo stile a "vita persa". Entrate di traverso, sorpassi all'esterno, staccate estreme e accelerazioni a ruota fumante... ogni giro come se fosse l'ultimo. Performance del genere da piloti locali non erano all'ordine del giorno e tutti gli addetti ai lavori del mondiale hanno subito mostrato interesse per questo brillante giovane talento. 
Kawasaki non si fece sfuggire l'opportunità e gli propose un contratto per la stagione SBK 1995. Numero 4 sulla carena e tante speranze, per la gioia non solo degli australiani ma di tutti i veri appassionati, che hanno finalmente trovato un pilota "vecchio stile", che già dal colore dei capelli si vedeva che non aveva le rotelle a posto e che avrebbe dato spettacolo.
Il 1995 fu il suo apice. Vinse il campionato austrialiano e conquistò il quarto posto nel mondiale con due vittorie e diversi podi, più qualche scivolone dato dalla sua irruenza. Il ragazzo doveva crescere, era normale fare errori... ma in realtà non crebbe più.


Tutte le possibilità sprecate


Nel paddock, già dal suo debutto, iniziarono le prime difficoltà. Anthony era un ribelle, non ascoltava molto i suoi superiori del Team Muzzy, non rispettava gli orari e qualche volta alzava il gomito. Il suo talento esplosivo contrastava con la sua poca attenzione per la forma fisica e per la preparazione del mezzo, per lui correre significava salire in sella e aprire la manetta il più possibile... ragionamento semplice e poco strategico, ma che ha portato comunque una stagione di debutto davvero fantastica. 
Per i suoi risultati, Gobert si era guadagnato il rinnovo del contratto con Muzzy Kawasaki, ma la seconda stagione non fu così gloriosa. Nell'anno dell'affermazione i problemi con il team sono continuati e pur con tre vittorie e qualche podio, non face meglio dell'ottavo posto nel mondiale, anche a causa di un infortunio che gli fece saltare quattro gare. Nessun rinnovo di contratto, nessuna trattativa andata a buon fine in SBK, ma una nuova brillante sfida per il 1997 con la Suzuki Lucky Strike del Motomondiale, classe 500.
La moto non era delle più veloci in quegli anni, ma era l'occasione giusta per mostrare il suo talento e magari darsi una regolata, in un mondo più inquadrato e preciso come quello dei prototipi. Il risultato? infortunio alla prima gara, alcuni GP di stop e poi mai entro la top10, con lincenziamento in tronco a 2/3 della stagione dopo che la squadra l'ha trovato in possesso di marijuana nel paddock. 


Il canto del cigno con Bimota


Non c'era più posto per lui nei team ufficiali e con una carriera ormai alla deriva sono arrivati dei seri problemi di dipendenza da alcol e droga. The Go Show ha continuato a correre, facendo qualche wild card in 500 con MuZ e Modenas, e portando avanti una carriera in AMA Superbike con il team Ducati Vance & Hines. Da secondo nel campionato americano, venne chiamato per una wild card nel mondiale a Laguna Seca, ma durante i controlli di routine si fece beccare ancora una volta in possesso di marijuana. Divieto di correre a Laguna e sospensione anche dal team AMA con il quale si stava giocando il titolo.
Dopo lo stop non definitivo, nel 1999 riuscì a tornare in grande stile a Laguna, e senza maria nel borsone. Apparentemente "pulito", con un nuovo colore dei capelli e con una pancia sempre più grande, The Go Show mandò in visibilio il pubblico di Monterey con una vittoria grandiosa in Gara1, in sella a una Ducati, prestazione che gli valse una nuova opportunità con l'ingaggio per il 2000 nel team ufficiale Bimota, con la SB8R, per tutto il campionato
Con la tuta grigia e rossa della Casa italiana, Anthony si stava giocando l'ultima possibilità della sua vita, e nonostante il fisico decisamente poco consono ad un atleta, riuscì a stupire tutti ancora una volta, trionfando sotto il diluvio a Phillip Island, in sella a una moto nettamente inferiore. Furono momenti di gloria, Bimota era tornata alla vittoria 11 anni dopo l'ultimo trionfo con Falappa, ma la festa durò poco. La crisi di liquidità dell'azienda portò al ritiro della squadra a metà stagione e Tony rimase ancora una volta a piedi.


Tutti i problemi dopo la carriera


Anthony cambiò tinta dei capelli innumerevoli volte, ma come persona non è mai cambiato di una virgola e i suoi vizi l'hanno portando sempre più giù. Non si sentì parlare di lui per un bel periodo, benchè corse nell'AMA SBK e nel campionato australiano, ma senza grossi risultati. Iniziarono i suoi problemi finanziari e da lì allo sfascio totale il passo fu breve. Uscì definitivamente dal motorsport e fece perdere le tracce, ritornando all'attenzione della stampa solo nel 2006, quando fu beccato alla guida sotto l'effetto di eroina, che gli costò la sospensione della patente, per poi essere ribeccato in seguito, strafatto e senza licenza di guida.
Altra piccola parentesi nel 2008, quando fu arrestato in Australia per aver rubato 40 dollari dalle mani di un anziano che pagava alla cassa di un supermercato, e per aver scippato una donna il giorno dopo. Fu bannato dall'ingresso nella località di Surfers Paradise (dove sono stati commessi i furti) e gli fu revocato il passaporto. In quel periodo era regolarmente assunto come cameriere in un ristorante della catena di fast food Subway. L'ultima testimonianza sulla sua tristissima vicenda l'abbiamo avuta nel 2011, quando Visordown ha scritto di un ricovero psichiatrico per scontare una pena e per disintossicarsi dalle sue dipendenze.
Andò così la carriera di uno dei talenti più cristallini e puri del motorsport moderno, bruciato da una condotta irresponsabile e da azioni autodistruttive tipiche di chi ha seri problemi di dipendenza. Per noi rimarrà sempre The Go Show, uno spettacolo d'uomo, in tutti i sensi, il Maradona del motociclismo, il fuoriclasse fuori di testa. 


 


 

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