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Kawasaki Z 300 e Z 250 SL 2015 - TEST

Kawasaki introduce sul mercato italiano la monocilindrica Z 250 SL e la bicilindrica Z 300, entrambe adatte per essere guidate con patente A2.

Moto - Test: Kawasaki Z 300 e Z 250 SL 2015 - TEST

Kawasaki Z300 e Z 250 SL nel nostro mercato possono essere considerati due modelli entry level, perfetti per i neofiti o per i motociclisti di ritorno, ma non dobbiamo scordarci che queste motociclette rappresentano il top di gamma nei mercati emergenti, specialmente quelli dell’est, dove i volumi di vendita sono enormemente più elevati di quelli espressi dal mercato italiano. Si capisce quindi l’importanza che le piccole Z, prodotte rispettivamente in Indonesia e in Thailandia, hanno per la casa di Akashi.


E’ ragionevole comunque aspettarsi un buon successo commerciale anche in Italia, sia in considerazione del fatto che il segmento Naked si addice particolarmente per versatilità e per stile a queste cilindrate, col rischio forse di cannibalizzare i risultati della Ninja 300, sia perché come vedremo si tratta di due prodotti ben fatti.


Design ed Ergonomia


Entrambe le versioni hanno uno stile azzeccato ed accattivante, che strizza l’occhio in maniera evidente a quello da Supernaked delle sorelle Z di maggiore cilindrata. In particolare Z 300 ha una spiccata somiglianza con la Z 800, ed appare una moto dalle forme e dalle proporzioni mature. Z 250 SL, dove sl sta per super light, è indubbiamente più compatta, in particolare il serbatoio è molto sottile e le gomme sono di sezione ridotta, tuttavia il design appare ricercato ed anche leggermente più moderno, essendo stata progettata successivamente alla sorella da 300 centimetri cubici. Le diverse dimensioni si riflettono anche nell’ergonomia. Il punto in comune è la sella dallo spessore sottile e quindi rigida, collocata per entrambe a 785 cm da terra, risultando adatta anche ai meno lunghi di gamba. Sulla 300 il manubrio appare un po’ più ampio e collocato in basso e molto vicino al busto del pilota, che unito al possente serbatoio da 17 litri e alle pedane piuttosto alte ed arretrate, porta ad una posizione di guida raccolta. Sulla 250 il manubrio è leggermente più distante dal guidatore, ed il serbatoio è molto sottile, per una posizione un poco più allungata. La porzione di sella riservata al passeggero non è ovviamente studiata per grandi viaggi, assomiglia più a quella di una sportiva, risulta infatti minuta e leggermente inclinata in avanti. Non esistono neanche vere e proprie maniglie di appiglio, tuttavia le pedane sono posizionate ad una distanza corretta e non costringono ad una posizione da fachiro.
I comandi al manubrio sono di buona fattura, facili da utilizzare, con un plauso alla frizione davvero molto morbida, che però ha uno stacco un po’ troppo ritardato sulla Z 300. Sulla 250 invece abbiamo notato una leva del cambio che da l’impressione di essere posizionata fin troppo aderente al corpo della moto, risultando sulle prime un po’ scomoda da manovrare con gli stivali, ma ci si fa l’abitudine in fretta. Belle e piuttosto complete le strumentazioni. Totalmente digitale e molto compatta quella della Z 250, con il limite di una leggibilità un po’ ridotta del contagiri. Mista analogica digitale quella della 300, che tutto sommato tendiamo a preferire.


Gamma, accessori e prezzi


I prezzi risultato piuttosto in linea con la concorrenza. La Kawasaki Z 250 SL è disponibile sia con ABS a 4.690 euro franco concessionario, sia in versione priva di antibloccaggio al prezzo di 4.290 euro; per entrambe è possibile scegliere tra le colorazioni Candy Lime Green o Ebony. Per la sorella maggiore Z 300 invece bisogna mettere in preventivo 5.190 euro, per la versione con ABS che sarà l’unica disponibile in Italia, potendo scegliere tra il classico verde e nero o il nero e grigio opaco. Per la versione 300 è disponibile anche una gamma piuttosto completa di accessori, a partire dallo scarico Akrapovic che saprà rendere più aggressiva anche la voce del bicilindrico, alla cover del sellino posteriore, i tamponi laterali e la borsa da serbatoio.


Tecnica: meglio uno o due cilindri?


Partendo dal cuore pulsante di queste piccole naked troviamo un monocilindrico a 4 valvole, raffreddato a liquido e dotato di 28 cv per la 250, mentre la 300 dispone di un bicilindrico parallelo a 8 valvole che raggiunge 39 cv a 11.000 giri, ed è dotata di una frizione con 3 molle di richiamo particolarmente morbida da azionare e che permette un effetto antisaltellamento utile in caso si voglia scalare marcia con un po’ più di ardore del solito. Entrambe le moto prevedono una speciale paratia studiata per deviare il calore del motore verso il basso quando è in funzione la ventola, che abbiamo notato accendersi con una certa facilità sulla monocilindrica. La Z 250 sl, dal peso di 150 kg nella versione con ABS (aggiunge solo 2 kg rispetto alla versione standard), è dotata di telaio in acciaio a traliccio, sospensione anteriore Showa da 37 mm e monoammortizzatore Kayaba regolabile nel precarico, e calza pneumatici 100/80 e 130/70 su cerchi in lega da 17”. L’impianto frenante è costituito da due dischi a margherita, con l’anteriore da 290 mm e il posteriore da 220 mm. La Z 300 pesa 170 kg ed ha un serbatoio che contiene ben 17 litri, gli stessi della sorellona 800. Il telaio è uno scatolato in acciaio che sorregge il motore a diamante. La dotazione delle sospensioni e dei freni è la stessa della 250 sl, mentre gli pneumatici misurano 110/70/17 e 140/80/17.


Il test: facilità e divertimento


Abbiamo effettuato il test delle due Zetine sulle belle strade dell’Astigiano, tra meravigliose colline e vigneti, in una giornata primaverile uggiosa e strade inizialmente umide e sporche. La prima caratteristica osservata alla guida è stata quindi come, in condizioni di guida non ottimale, chiunque possa apprezzare l’amichevolezza offerta da due moto leggere e dalla modesta potenza, permettendo anche di prendersi confidenze che non si sarebbero mai osate con mezzi anche solo di media cilindrata. Partiamo dalle Z 250 SL, con il suo mono dalle vibrazioni che certamente si fanno sentire, ma non raggiungono mai un livello fastidioso, limitate anche da ingegnosi smorzatori montati appositamente nel manubrio. Il suono del motore pur risultando contenuto in assoluto, si fa comunque apprezzare per la tonalità piuttosto aggressiva.La moto è davvero compatta e l’agilità che sarà apprezzatissima dai neofiti e dal gentil sesso, può addirittura apparire disarmante per i motociclisti abituati a modelli di dimensioni più importanti, sensazione amplificata anche dalle dimensioni delle gomme davvero ridotte rispetto agli standard moderni. Il motore frulla allegro a tutti i regimi, riprende bene anche ai bassi se si ha l’accortezza di mantenerlo sempre sopra i 2500 giri, pena qualche leggero scalcio.
Le prestazioni non sono affatto male, complice il peso inferiore il confronto rispetto alla sorella maggiore non è così penalizzante come si potrebbe pensare, soprattutto finche le velocità non superano i 100 km/h. In questi contesti, la Z 250 sl risulta sicuramente una validissima alternativa allo scooter, nell’uso extraurbano o in quello cittadino, per tutti quei giovani che cercano un mezzo propedeutico per imparare a guidare una moto vera e non vogliono rinunciare al piacere di un cambio manuale. Mezzo che inoltre, portato su percorsi collinari, permette anche di divertirsi almeno come si faceva una volta con i gloriosi 125 a due tempi da oltre 30 cv alla ruota. Salendo sulla Z 300 le sensazioni a pelle sono già diverse, le dimensioni sono da moto matura, seppur sufficientemente snella e leggera. Si notano subito anche le finiture davvero curate, non c’è nulla che possa apparire cheap, effetto in comune anche con la sorella minore, e che contribuisce alla sensazione di essere in sella ad una moto vera. Il motore silenziosissimo con lo scarico standard, e un po’ più sportivo montando l’Akrapovic offerto come optional, appare subito estremamente fluido, ed è dotato di un arco di utilizzo eccezionalmente ampio. La coppia ai bassi è sorprendente in rapporto alla cubatura, il motore tende a chiamare le marce, tanto che ci si ritrova spesso ad avere innestato un rapporto in più del consueto, senza tuttavia ritrovarsi mai senza tiro. A questo si associa un allungo infinito per un bicilindrico, con la zona rossa del contagiri analogico posta a ben 13.000 giri. Ovviamente non stiamo parlando di prestazioni assolute strabilianti, ma sufficienti a muoversi agilmente in tutti i contesti, compreso quello delle strade tutte curve di collina o montagna. Situazione in cui abbiamo potuto verificare anche il valido supporto del telaio e delle sospensioni, caratteristica in comune con la 250sl, ma qui ulteriormente esaltata dal maggiore appoggio offerto dalle gomme di sezione più ampia. La stabilità è garantita da un anteriore granitico, che non mette mai in crisi, ed un posteriore che segue bene le traiettorie impostate, al netto dei limiti degli pneumatici di matrice orientale offerti in primo equipaggiamento. La frenata offerta dal freno anteriore da 290 mm risulta potente su entrambe le moto, più che adeguata alle prestazione dei mezzi, con il solo neo di una certa durezza della leva che in alcune occasioni va strizzata con vigore per ottenere l’effetto desiderato. Il posteriore invece non è molto potente, ma questo unito alla presenza del ABS permette di non andare mai in crisi ed evita qualunque bloccaggio anche sui fondi cittadini viscidi ed insidiosi. Non abbiamo avuto modo di verificare con esattezza i consumi, nel corso di questa prima presa di contatto. Tuttavia, stando alle caratteristiche dei motori e a quanto dichiarato dalla casa, dovrebbero essere molto confortanti, potendo garantire anche autonomie importanti specialmente sulla 300 dotata di serbatoio da ben 17 litri di capienza.


Conclusioni


In definitiva possiamo affermare che si tratta certamente di due prodotti entry level per il mercato italiano, dove questo non significa affatto ne eccessive economie ne funzionamento approssimativo. La configurazione Naked rende le due piccole della famiglia Z series sicuramente più appetibili per l’utilizzo comune rispetto per esempio alla sorella carenata Ninja 300, oltre che più accattivanti a livello di design. Perfette per imparare, economiche nella gestione, valide alternative allo scooter nell’utilizzo in città, offrono anche la possibilità di togliersi delle soddisfazioni sui percorsi extra urbani e ricchi di curve.


In questo TEST abbiamo utilizzato:


Casco AGV Compact
Giacca in pelle Arlen Ness LJ-9950-AN
Jeans tecnici Arlen Ness Steel blu
Stivali Forma Horizon

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