Tu sei qui

Intervista: i tre perché del Kawasaki J300

Sergio Vicarelli ci spiega perché la Kawasaki entra nel mondo scooter con il J300

Moto - News: Intervista: i tre perché del Kawasaki J300

Share


Il 2014 sarà sicuramente ricordato come l’anno dell’esordio della Kawasaki nel mercato degli scooter, in seguito al lancio del J 300 presentato a EICMA. Sui motivi che hanno spinto il colosso giapponese a dedicarsi maggiormente alla mobilità urbana si è già scritto molto, con ipotesi di ogni tipo, e quindi abbiamo pensato che sarebbe stato saggio chiedere direttamente a chi il J 300 lo ha voluto. Ne abbiamo parlato con Sergio Vicarelli, Sales & Mktg Director della filiale italiana di Kawasaki, che è stato proprio uno dei sostenitori del progetto. E visto che la domanda più ricorrente è "perché uno scooter Kawasaki", abbiamo deciso di chiedere a Vicarelli proprio i tre perché del J 300. Ecco come è andata.

Perché Kawasaki entra nel mondo dello scooter?
"Perché questa è ovviamente una parte molto importante del mercato moto, soprattutto quella della mobilità urbana che in futuro crescerà molto anche per via delle nuove normative sulle emissioni inquinanti, diventando una componente fondamentale dello sviluppo e della ricerca, che all’interno di Kawasaki è molto attiva, anche su sistemi di combustione alternativi".

Perché arrivate a uno scooter solo oggi nel 2014 e non lo avete fatto prima?
"Kawasaki è una Casa molto peculiare nel mondo moto, e infatti all’interno dell’azienda c’è stato un dibattito molto acceso, proprio da un punto di vista culturale, quando si è iniziato a parlare di scooter. Io ricordo che già nella metà degli anni novanta venne proposto un progetto, poi mai realizzato, di una sorta di scooter con il motore della GPZ 500, che sarebbe stato un precursore della famiglia dei maxi scooter come li conosciamo oggi. Alla fine anche Kawasaki ha deciso di occuparsi dell’altra metà del cielo che è molto importante.
Il mercato italiano, poi, nonostante sia in sofferenza, ci chiedeva da molto tempo uno scooter, e quindi possiamo dire che questo prodotto sia nato proprio per l’Italia e per consentire alle nostre concessionarie di esporre anche uno scooter Kawasaki insieme alle moto, mentre in passato erano costrette a offrirne di altri marchi"
.

Il terzo perché viene dalle capacità tecnologiche della Kawasaki, che nell’immaginario degli utenti appassionati sono infinite. Perché allora un’azienda che ha possibilità tecniche sconfinate si è affidata a un fornitore terzo come la Kymco?
"Le capacità infinite le abbiamo utilizzate per una ricerca più avanzata, che è il J Concept che avete visto a Tokio che, al di là degli aspetti futuristici, ha dei contenuti molto importanti e dei nuovi brevetti sulle fuel cell o sulle giga cell, che sono l’aspetto più avanzato. Impiegare delle risorse per fare un prodotto tradizionale era in questo momento difficile perché abbiamo dei mercati emergenti che assorbono tantissime risorse di capitale umano. Abbiamo tantissimi ingegneri impegnati sui prodotti dei mercati del sud-est asiatico e del Brasile, giusto per fare un esempio, e quindi dedicare troppe risorse ad un veicolo tradizionale diventava un po’ uno spreco di energie intellettuali ed è stato ritenuto più consono affidarsi ad un partner conosciuto come Kymco.
Con la Kymco noi già collaboravamo da anni, quindi il J 300 è solo l’ultimo arrivato di una partnership già esistente che riguarda fabbriche e investimenti in comune. Kymco tra l’altro ha molta esperienza come fornitore OEM, visto che anche altre aziende già si rivolgono a loro e quindi abbiamo deciso di avviare questa ulteriore collaborazione con un partner che già conoscevamo molto bene.
Il J 300 ovviamente non sarà un caso unico nella nostra storia; ci sarà sicuramente un allargamento di gamma, iniziando sempre con prodotti realizzati in partnership. Poi arriveranno prodotti parzialmente Kawasaki e anche altri al 100% Kawa, che potrebbero anche essere spinti da propulsioni alternative, ma su questo non posso dirvi di più"
.

__

Articoli che potrebbero interessarti